Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è l’ambizioso progetto videoludico della italianissima Gamera Interactive che, con questo titolo, sembra voler puntare decisamente in alto con la propria produzione.
Per farlo, si sono affidati alla collaborazione del celebre Chris Avellone che, per chi non lo conoscesse, ha nel proprio portfolio titoli del calibro di Icewind Dale, Planescape: Torment come designer e Prey e Pillars of Eternity come autore.
Ma andiamo con ordine.
In Alaloth: Champions of the Four Kingdoms veniamo proiettati all’interno di un regno liberamente esplorabile insieme ad altri tre “campioni” guidati dall’IA. Il nostro scopo è esplorare i regni, conquistarli e trovare i quattro frammenti di un misterioso artefatto che ci garantiranno l’accesso al Quinto regno, in cui si trova (temporaneamente) intrappolato il terribile Alaloth.
Ovviamente partiremo dal nostro regno ma prima o poi ci troveremo a scontrarci con gli altri campioni e solo dopo averli sconfitti potremo, se saremo fortunati, aggiudicarci un altro frammento e proseguire la nostra quest.
Man mano che il tempo passa, però, Alaloth diventa sempre più potente e la sua venuta significherà la distruzione del mondo. Per questo, nonostante sia possibile esplorare a piacere i regni, cercare nuovo equipaggiamento, sconfiggere mostri e seguire la lore, è bene tenere presente che occorre raggiungere l’obiettivo nel più breve tempo possibile.
Per quanto riguarda il gameplay, ci troviamo in una riuscita via di mezzo tra un cRPG e un aRPG.
All’inizio del gioco potremo costruire il nostro personaggio, scegliere la razza e uno stile di combattimento. La sua evoluzione, però, non si basa su un meccanismo di Punti Esperienza; come dicevamo: il combattimento e lo scontro sono l’essenza del titolo, motivo per cui grandissima attenzione è stata posta sul fighting system.
Prima di accedere alle aree di combattimento, avremo modo di organizzare la nostra strategia e il nostro inventario (molto lontano dall’essere infinito) in una safe area, ma una volta entrati potremo uscirne solo in due modi: vincitori o morti.
Qualora dovessimo giungere a prematura dipartita, in stile Ultima Online, il mondo diventerà tutto grigio, e dovremo recarci presso un altare e pregare gli Dei per essere riportati in vita. Naturalmente perderemo tutto il nostro equipaggiamento che dovrà essere recuperato là dove siamo caduti.
In caso di vittoria, invece, potremo reclamare l’area come nostra e raccogliere tutto il loot (generato randomicamente, come tutto il mondo del resto) sperando di trovare anche l’agognato frammento. Dopo aver conquistato due Aree di combattimento, il nostro personaggio avanzerà di livello e potremo scegliere nuove skill.
L’albero di abilità è ricchissimo e si divide in nove professioni, ciascuna con quattro abilità uniche divise in tre gruppi dedicati ai guerrieri, ai chierici e ai maghi. Un totale di quasi 56 mila combinazioni possibili.
A questo possiamo aggiungere il fatto che dopo aver sconfitto Alaloth una prima volta, il gioco può essere riavviato in modalità Legacy, in cui avremo modo di creare il nostro personaggio senza più alcun vincolo, scegliendo banner, motto e clan.
La cosa vi ricorda Games of Thones? Non è casuale, credetemi.
Insomma, siamo di fronte ad gioco che si ispira tanto al celebre Moonstone, quando alle dinamiche dei Souls like.
Ma qual è stato il contributo di Chris?
In questo progetto ha ricoperto il ruolo di Creative Consultant e si è occupato di tutto ciò che riguarda la lore del mondo, le storie dei personaggi (fino a 12 i compagni che possiamo portare con noi, ognuno col proprio background) e, fondamentalmente, le quest esplorative di questo nuovo affascinante mondo.
Chris ci ha regalato giochi e progetti memorabili, indissolubilmente legati alla concezione di gioco basato su skill. Impossibile non ricordare pietre miliari come Icewind Dale o Wasteland 2; Chris ha attraversato, e noi con lui, la storia videoludica del GDR senza mai dimenticare i grandi classici ma senza paura di guardare al futuro, come il suo ultimo progetto: Dying Light 2.
Insomma: non ci resta che attendere, ma siamo certi che Alaloth: Champions of the Four Kingdoms sarà capace di definire un nuovo punto di paragone per i giochi di ruolo.