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Jurassic World: Il Regno distrutto – È ora che i dinosauri si estinguano di nuovo?

Recensione

È incredibile come uno dei temi portanti della trama di questo quinto film del franchise di Jurassic Park si adatti così brillantemente al giudizio a caldo sul film, appena uscito dall’anteprima stampa milanese.

Nel 1993, i bestioni del Giurassico tornarono in vita sul grande schermo ad opera di quel mago che risponde al nome di Steven Spielberg e nulla fu più lo stesso: è innegabile il fatto che Jurassic Park abbia influenzato un’intera generazione di bambini e non, in cui l’amore per i dinosauri si rinverdì grazie ad un film semplicemente strepitoso, pieno di azione, avventura ed effetti speciali come solo Spielberg sa(peva) fare.

Io stesso non riesco ad enumerare le volte che avrò guardato quel film: lo sapevo a memoria, ma continuavo a riguardarlo perché era davvero troppo figo.

Non si può dire lo stesso dei seguiti: Il Mondo Perduto e Jurassic Park III sono due ciofeche di prima grandezza ed in merito a questo non ho null’altro da dire che non sia già evidente a tutti voi.

Perciò arriviamo al 2015, quando pensavo al franchise dei T-Rex e dei dinosauri come ad un ricordo cui ero molto legato, ma comunque un ricordo sepolto nella nebbia che ci separa dagli anni ’90. Andai a vedere Jurassic World perché costava 3,50 €, perché mi ero appena trasferito in una nuova città e perché a casa non avevo il condizionatore e faceva davvero troppo caldo.

Jurassic World mi stupì perché mi aspettavo una zozzeria immonda e invece mi ritrovai a divertirmi sinceramente, in quelle due ore. Jurassic Park era tornato? Forse sì, anche se il padre nobile aveva tutta un’altra magia.

Incaricato dell’anteprima di questo Jurassic World: Il Regno distrutto (Jurassic World: Fallen Kingdom in originale), memore di un trailer non brillantissimo, mi sono approcciato a metà tra il timore di un nuovo Il Mondo Perduto e la speranza di divertirmi per due ore.

Perciò, è davvero il tempo che i dinosauri si estinguano di nuovo, oppure abbiamo bisogno di questa nuova evoluzione della serie?

Trama

Il parco tematico Jurassic World, distrutto nel film precedente, è ormai un cumulo di macerie. Isla Nublar è ormai l’habitat di dinosauri allo stato brado che sono minacciati, però, dal risveglio del vulcano dell’isola, in procinto di eruttare in modo molto violento e cancellare di nuovo la stirpe dei sauri dalla faccia della Terra, 65 milioni di anni dopo la prima estinzione.

Dato che ci sono tantissimi gruppi animalisti in giro per il mondo, perché i dinosauri non dovrebbero meritarne uno tutto loro?

La salvezza dei lucertoloni perciò diviene uno dei temi principali di dibattito dell’opinione pubblica, fino ad arrivare alla discussione al Congresso degli Stati Uniti.

Ritroviamo Claire Dearing, interpretata da Bryce Dallas Howard, ex-direttrice delle operazioni del parco, che ora è una attivista che si batte per poter salvare da estinzione sicura i dinosauri; un ricco magnate, ex-socio del mitico John “zanzare nell’ambra” Hammond, la contatta per ottenere il suo prezioso supporto nel tentativo di salvare quante più specie possibile.

Questo è solo l’incipit, piuttosto semplice e lineare, che dà avvio alla vicenda; il resto lascio scoprirlo a voi.

Io invece vi dico che il film è sostanzialmente diviso in due macroparti, una ambientata su Isla Nublar, ed una sul continente, in modo simile (purtroppo) a Il Mondo Perduto.

Già questa cosa mi puzzava di marcio, e questa cosa è colpa dei miei evidenti pregiudizi.

Sostanzialmente cosa mi aspetto da un film di questo franchise? Azione, dinosauri e scene d’azione mozzafiato, le riflessioni filosofiche se ci sono è bene, ma non è che siano così fondamentali, a questo punto.

Ecco, se spegniamo il cervello e vogliamo solo quello, Jurassic World: Il Regno distrutto è un film che fa il suo compito.

Nella prima parte, sull’isola, ci sono scene che guardate senza farsi troppe domande, sono spettacolari: soprattutto la fuga dalla lava e dalle esplosioni è a mio avviso riuscitissima in quanto a ritmo ed inquadrature (dal regista di The Impossible io queste scene catastrofiche me le immagino ben girate) e merita la visione sul grande schermo anche solo per quelle.

Purtroppo però, dobbiamo spegnere il cervello un po’ troppo: non perché manchino le tematiche profonde, che qui non ci servono, ma perché succedono cose un po’ troppo dettate dal caso o dalla buona sorte: avete presente che nei classici film d’avventura/azione degli anni ’80 e ’90 a volte i protagonisti avevano botte di fortuna pazzesche ma in cuor vostro sapevate che, ok ci sta, bene così.

Ecco, qui un po’ meno, a volte sono trovate troppo forzate e fortunose e i personaggi si comportano leggermente contro coscienza.

Ma sarà una mia impressione, forse.

Dopo un sincero momento di commozione, girato anch’esso con maestria, arriviamo alla seconda parte, dominata dalle losche macchinazioni, dalle manipolazioni genetiche e dallo scimmiottamento un po’ troppo forzato di alcune trovate proprie di commedie e film d’azione anni ’90.

Lo so, continuo a ripetere questa roba da prima, ma non posso fare altrimenti: questo film pesca a piene mani da un certo modo di fare spettacolo, ma non sempre gli riesce con la stessa fluidità o naturalezza di quei tempi.

Alcune scene sono troppo irrealistiche o inverosimili persino per un film coi dinosauri!

E no, non sto facendo il nostalgico perché la nostalgia estrema per quei decenni non è nelle mie corde: mi sto però rendendo conto di come, alla fine, un certo modo di far film si pensi possa esser sfruttato fino all’inverosimile per ottenere successo sicuro. Non sono d’accordo.

Qualche risata qua e là, un Chris Pratt con la faccia da schiaffi che mi fa sempre divertire perché quel tipo di eroe a me piace sempre (maledetti anni ’80 e ’90?), tanti dinosauri che si menano e, alla fine, un finale che rimette tutto in gioco: forse è questo un grande momento che nobilita questa pellicola altrimenti destinata un po’ a cadere nel dimenticatoio, con un sequel che potrebbe aprire nuovi scenari che finora non abbiamo mai immaginato e domande, cadute nel vuoto o sospese, che aspettano una risposta.

Le creature

Non si può parlare di Jurassic Park senza citare i rettili, vera attrattiva del franchise.

Posso dirvi che a me sono sempre piaciuti quelli saldamente attaccati al “realismo”, mentre trovo troppo barocco e “furbo” introdurre super creature troppo potenziate; passi l’Indominus Rex di Jurassic World, che alla fine era ben riuscito e faceva veramente spavento, ma era necessario creare un ulteriore ibrido come mostrone cattivo finale?

La mia risposta è no per quanto mi riguarda, per fortuna che c’è Blue, velociraptor addestrato che fa il suo ritorno in questo seguito e che effettivamente è interessante.

Ma del resto, io faccio il vecchio brontolone, ma a me vedere i dinosauri piace sempre.

Mi emoziono, come la paleoveterinaria di fronte al bestione all’inizio del film. O, ancora meglio, come i primi visitatori del Jurassic Park la prima volta che videro i donosauri, con la fanfara di John Williams che esplodeva in tutta la sua magnificenza.

Perciò, i dinosauri sono promossi, come sempre.

Aspettiamo sviluppi.

Aspetti tecnici

Dal punto di vista tecnico, per quel poco che ne capisco, penso che il film sia girato bene, con scene d’azione ben girate, sopratutto nella prima parte, con l’apice nella fuga dal vulcano che esplode, con fiamme, botti, dinosauri e tutto ciò che potete immaginare. Il regista è Juan Antonio Bayona, lo ricorderete per il già citato The Impossible e per The Orphanage.

Colonna sonora a firma Michael Giacchino piuttosto anonima secondo me, a parte qualche riarrangiamento del meraviglioso tema del maestro John Williams.

Conclusioni

Voglio rispondere alla domanda che vi ho posto nel titolo dell’articolo: è bene che i dinosauri si estinguano di nuovo? Il dottor Ian Malcolm, che compare in un cameo molto importante all’inizio e alla fine della pellicola, è convinto di si, senza dubbio.

Io non so: se è vero che questo Jurassic World: Il Regno distrutto non è di certo un film eccezionale, è pur vero che getta qualche base per un seguito che potrebbe essere interessante. Colin Trevorrow ora è anche libero di creare, dato che è stato licenziato da Episodio IX di Star Wars, quindi magari potrebbe rifarsi con un sequel fatto bene.

Così com’è, Jurassic World: Il Regno distrutto è un film modesto, ma potrebbe essere rivalutato in virtù dell’apertura a nuovi, inattesi, scenari. Quindi, salviamo i dinosauri che, poverini, loro colpe non ne hanno, anzi.

Nerdando in breve

Non un sequel eccezionale, questo Jurassic World: Il Regno distrutto, ma neanche totalmente da buttare. Alcune buone idee, altre meno, con un debito troppo pesante nei confronti delle sue origini.

Nerdandometro: [usr 2.8]

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