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Egypt: Old Kingdom – Chi vuol essere un Faraone?

Recensione

Un anno e mezzo fa mi capitò tra le mani, come videogioco da recensire, quello che dall’aspetto sembrava essere un titolo che potesse tranquillamente essere etichettato con il poco gradevole epiteto di “giochino”.

Tale titolo era Pre-dinastyc Egypt, trovato per caso su Steam mentre, come al mio solito, scandagliavo i meandri ed i fondali dello store Valve in cerca di piccole perle nascoste.

Come potete capire dal mio articolo di allora circa l’opera della maturità del team russo Clarus Victoria, Pre-Dynastic Egypt si rivelò una piacevole sorpresa e tutt’altro che un giochino (si, si chiamava Pre-Civilization: Egypt allora, prima che 2K si innervosisse senza motivo perché il titolo ricordava qualcos’altro).

Ora, sono venuto a sapere che lo stesso team stava per lanciare la sua nuova fatica: l’ambientazione è sempre l’Antico Egitto e il gioco sembra molto simile al precedente, ma ora vi spiegherò tutto con calma; all’ombra delle Piramidi, torniamo dunque a cercar gloria per la nostra dinastia con Egypt: Old Kingdom.

Gameplay

Egypt: Old Kingdom nasce sostanzialmente come versione evoluta e rivista del titolo precedente, Pre-dynastic Egypt, riuscendo però a non esserne un seguito fotocopia.

Ma partiamo per gradi, perché molti di voi, credo quasi tutti, non avrete neanche sentito nominare il “giochino” di cui sopra (ciò è molto male, sappiatelo).

Egypt: Old Kingdom è descrivibile come gioco di civilizzazione “leggero”. Avremo in mano le redini di una piccola tribù egiziana nel periodo predinastico, e avremo uno scopo enorme: far fiorire la meravigliosa civiltà egiziana per come l’abbiamo sempre conosciuta. In soldoni, il gioco è ambientato durante le prime sei dinastie dei faraoni.

Da umili origini, colonizzeremo, costruiremo, ci espanderemo e lotteremo, in perenne lotta contro lo scorrere dei turni e contro tutte le avversità che gli Dèi ci scaglieranno contro.

In sostanza, come dicevo nel vecchio articolo, i giocatori da tavolo lo categorizzerebbero come “piazzamento lavoratori“: assegneremo alla nostra popolazione svariati ruoli, dal contadino al pescatore, per arrivare al costruttore, al sacerdote e così via.

La mappa di gioco, infatti, è divisa in spazi che possono essere occupati e sfruttati in modo differente in base al tipo di terreno ed in base a ciò che vi costruiremo sopra.

Ciò che ricaveremo saranno una serie di risorse (cibo, produzione, ricerca, gioielli, fede, esercito), che potremo impiegare per effettuare tutte le azioni e per risolvere le missioni.

La mappa della capitale, Menfi: come da tradizione, le piene del Nilo sono una manna dal cielo per le colture!

A differenza del titolo precedente gli sviluppatori hanno deciso di inserire una marea di modificatori e di azioni aggiuntive per ciascuno slot di terreno, che complicheranno non poco il ventaglio delle nostre scelte, aumentate perciò a dismisura.

Avremo a che fare, ad esempio, con mandrie di animali selvatici da addomesticare o cacciare, o con risorse di lusso o particolari presenti solo in quel particolare posto.

Anche la costruzione degli edifici riflette queste scelte ed ora saremo noi a scegliere dove costruire, a differenza del sistema precedente, molto più “rigido” e guidato.

Da un certo punto in poi, inoltre, effettueremo le nostre azioni su due mappe differenti: una, rappresentante la città di Menfi, la capitale, che vedremo evolversi nel tempo e nella magnificenza, quando ci verrà chiesto di costruire particolari monumenti (tutti rigorosamente presi dalla storia egizia), la seconda rappresentante l’Egitto, sulla quale dovremo espanderci per diventare una dinastia potentissima che regga la prova del tempo.

Ed ecco l’Egitto, in tutto il suo splendore! C’è ancora molto da esplorare…

La costruzione dei monumenti impiegherà una marea di risorse e sarà personalizzabile in base all’impegno che vorremo profonderci, scegliendo perciò dimensione, decorazioni e così via. È un piccolo aspetto secondario che ho molto gradito.

Sono state ampliate le sezioni riguardanti le scoperte tecnologiche e quella riguardante il culto delle divinità, ora molto più importanti ed influenti per la riuscita dei nostri piani. Anche il culto degli antenati, aspetto focale dell’antica civiltà egiziana, è tenuto in debito conto e peserà non poco nell’economia globale del nostro stato.

Uno degli scopi dichiarati di questo titolo è infatti l’aspetto educational: vantando una collaborazione attiva con il Centro di Studi di Egittologia dell’Accademia Russa di Scienze, gli sviluppatori tengono parecchio al fatto che il gioco diventi anche un modo divertente per imparare. Su questo aspetto devo dire che Egypt: Old Kingdom non tradisce, poiché le nozioni sono ben integrate nel contesto, non stancano e sono interessanti.

Mentre ci cureremo di portare avanti la nostra florida civiltà, ci verranno proposte delle missioni, che varieranno dall’assimilazione di tribù vicine, alle minacce di invasioni dall’esterno, fino alla costruzione dei monumenti di cui sopra.

Alle missioni potremo approcciare in modi differenti, e mi fa piacere notare come esse siano aumentate di molto rispetto al titolo precedente: ciò va a limare una grossa pecca che avevo riscontrato, quella della longevità; Pre-dynastic Egypt, infatti, proponeva una sola campagna che sostanzialmente riproponeva più o meno gli stessi eventi, pur non essendo affatto facile da portare a termine.

Ecco, su questo potete star certi: se c’è un aspetto che Clarus Victoria ha riportato uguale uguale in questo nuovo gioco, quello è la difficoltà elevata: completare una partita di Egypt: Old Kingdom, anche al livello di difficoltà più basso, non è affatto semplice, come non lo era nel caso del predecessore.

In più, le nuove missioni, la durata molto maggiore del gioco, i nuovi obiettivi e la missione finale, veramente tosta, lo rendono tutt’altro che un giochino.

Che vi avevo detto?

Aspetti tecnici

Egypt: Old Kingdom abbandona la vecchia mappa bidimensionale disegnata a mano per una grafica 3D forse non necessaria, ma gradevole: l’aspetto generale del titolo non fa gridare al miracolo, ma osservare la città che cresce in una visuale zoomabile e ruotabile con effetti tutto sommato discreti, è piacevole.

Molto carine sono le animazioni delle miniature che rappresentano i nostri lavoratori, in perfetto stile egizio.

Meravigliosi, invece, i disegni presenti nelle schermate fisse, come quelle della ricerca.

Nulla di trascendentale, ma senza dubbio gradevole.

Il titolo è tradotto in moltissime lingue tra le quali, stranamente, anche l’italico idioma: motivo in più per apprezzare un titolo che unisce in modo molto valido divertimento ed apprendimento.

Conclusioni

Allora, ve lo consiglio questo Egypt: Old Kingdom, oppure no? La mia risposta non può essere che un secco sì, anche se avete provato il predecessore. A parte la timeline estesa, gli eventi, le opzioni e le modifiche sono tante da giustificare un nuovo titolo, che è effettivamente una versione riveduta ed ampliata di Pre-dynastic Egypt.

A parte alcuni bug e bilanciamenti (sui quali gli sviluppatori sono già al lavoro), troverete un gioco intelligente, impegnativo (molto) ed istruttivo che, se amate l’Antico Egitto, vi conviene provare: come nei tempi antichi, e quasi non ci credevo, su Steam c’è una demo a disposizione!

Se volete l’approccio graduale vi consiglio anche il predecessore, che è proprio un piccolo gioiellino. Non pensate che l’uno escluda l’altro, perché funzionano in modo leggermente diverso.

Egypt: Old Kingdom lo trovate esclusivamente per PC su Steam, al prezzo di 14,99 €.

Nerdando in breve

Egypt: Old Kingdom è un gioco di strategia semplice ma molto impegnativo ambientato al tempo dei primi Faraoni, ed unisce divertimento ed apprendimento.

È la versione evoluta di un titolo del 2016 che è a sua volta un piccolo gioiellino da non sottovalutare.

Nerdandometro: [usr 3.5]

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