Quella del Medioevo è un’ambientazione già vista più volte nel mondo videoludico, ma di certo non in questa chiave.
Kingdom Come: Deliverance concentra infatti il suo punto di forza nell’estremo realismo, mossa rischiosa in un videogioco ma che può generare ottimi risultati se ben studiata.
Trama
Quando avvieremo il gioco ci verrà mostrato, volenti o nolenti, un video composto da un susseguirsi di dipinti medioevali con tanto di narratore che ci spiegherà il periodo storico in cui si svolgono le vicende del nostro protagonista. C’è solo un problema: noi questo video siamo obbligati a vederlo. Non si può saltare. Ho provato a schiacciare qualsiasi tasto, giuro. Tutti. Nessun risultato, te lo devi cuccare tutto evidentemente, che tu lo voglia o no, non solo la prima volta che giochiamo ma anche tutte quelle a venire.
Quello che ci illustra il video (che bene o male presto impareremo a memoria) è la situazione politica e sociale dell’epoca (quattordicesimo secolo): Carlo IV è stato un sovrano amato e stimato dal suo popolo, ma una volta passato a miglior vita gli succede il figlio Venceslao IV, che non sarà nemmeno lontanamente all’altezza del padre. Odiato da ogni ceto sociale della Boemia, verrà rapito da alcuni nobili che si erano precedentemente rivolti al fratello del terribile sovrano per chiedere aiuto: Sigismondo d’Ungheria. Quest’ultimo approfitterà dell’assenza del fratello per invadere la Boemia.
In questa atmosfera di tensione comincia la nostra storia.
Il protagonista è Henry, figlio di un fabbro con un passato dubbio alle spalle. Durante il lungo prologo, il villaggio in cui risiedono Henry e i suoi cari, Skalica, finirà sul lungo percorso di morte voluto da Sigismondo. Da qui il ragazzo comincerà a coltivare la volontà di vendetta.
Le mille insidie dell’epoca
Essendo il gioco estremamente realistico la morte si nasconde ovunque: in una caduta un po’ troppo violenta, nel dissanguamento susseguito ad un taglio, nel morso della fame.
Morire è infatti molto semplice, e i modi per farlo sono molteplici. Le cose che dovremo tenere controllate costantemente sono numerose, prime fra tutte la stanchezza e la fame. Attenzione però: il cibo va a male. Ciò potrebbe causare spiacevoli inconvenienti.
Essendo il ceto sociale una cosa molto sentita all’epoca, il modo in cui ci vestiremo o porremo avrà determinate conseguenze sul modo in cui ci vedrà chi ci sta intorno. Oltre a curare il nostro vestiario, dovremo anche cercare di mantenerci il più puliti possibile, sciacquandoci in botti d’acqua ogni volta che riusciamo. Ci inzozzeremo infatti di fango e sangue con estrema facilità.
Ambientazione
Come già detto più volte, il gioco è ambientato nel Medioevo, ed è evidente quanto gli sviluppatori abbiano cercato di rimanere il più fedeli possibile agli effettivi paesaggi dell’epoca; regna infatti la semplicità. Villaggi spogli con costruzioni di legno scarsamente arredate, strade sterrate e fangose, infiniti campi tinti di verde e fitti boschi composti da piante rigogliose.
All’inizio temevo che la cosa potesse annoiarmi essendo abituata alle ambientazioni ricche e pullulanti di elementi, ma devo dire che ci si immerge nel gioco facilmente e ci si dimentica dei titoli a cui si è soliti giocare.
Gameplay
Una cosa che mi dispiace un po’ è la mancanza di animazioni per molte azioni; vedi ad esempio quando si mangia un boccone dalla pentola lasciata in giro di turno durante cui l’unica cosa che ci sarà consentito ammirare sarà la classica schermata nera a dissolvenza col rumore della deglutizione in sottofondo. Anche le animazioni facciali dei personaggi sono abbastanza povere, il che fa sembrare tutti dei pescetti lessi.
Molto fastidiosi gli svariati caricamenti, primi fra tutti quelli che precedono qualsiasi dialogo e che ti fanno passare la voglia di parlare con le persone.
Come in ogni RPG che si rispetti, avremo a disposizione delle abilità da migliorare; alcune a nostro piacimento, altre che avanzeranno da sole svolgendo determinate azioni. Dovremo prenderci cura anche del nostro equipaggiamento e di affilare le nostre armi.
Anche l’interfaccia è estremamente semplice: a schermo non avremo che una bussola ad indicarci i nostri obiettivi e le barre di salute e vigore.
Il sistema di combattimento, sebbene faccia ancora molta fatica ad usarlo, l’ho apprezzato tantissimo: è presente un alto livello di sfida nonostante la sua semplicità, obbligata dal fatto di non poter donare al personaggio alcuna abilità magica o capacità sovrannaturale. Avremo infatti a disposizione le azioni classiche: attacco leggero, attacco pesante e schivata. Per ognuna di questa sarà necessario però direzionare l’arma, e dovremo fare il tutto molto velocemente e con attenzione in quanto i nemici sono in continuo movimento e dovremo prevedere da dove proveranno ad attaccarci. Questo rende i combattimenti molto dinamici e per nulla noiosi nonostante la loro semplicità.
Nerdando in breve
Kingdom Come: Deliverance è un RPG open-world in prima persona ambientato nella Boemia Medioevale disponibile per PlayStation 4, Xbox One e PC.
Nerdandometro: [usr 3.8]
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