Oggi Zeus si è svegliato di ottimo umore: il normalmente tempestoso padre degli Dei ha deciso di ospitare nientemeno che sull’Olimpo il più grande degli eroi greci, ma come fare a scegliere quello giusto? Naturalmente mettendoli in competizione tra loro, affidandogli dodici missioni da compiere e restando a guardare quale dei concorrenti le completa per primo.
Recensione
Questo è il semplice incipit de L’Oracolo di Delphi, l’ultima fatica del celebre Stefan Feld già autore dei famosi Bruges e AquaSphere (solo per citarne alcuni).
Lo scopo del gioco è quello di attraversare il mar Egeo, formato da una plancia componibile che viene assemblata in modo diverso ad ogni partita. All’interno di quest’area di gioco i concorrenti dovranno, come accennato, compiere dodici missioni, divise in blocchi da tre: erigere tre statue, presentare tre offerte al tempio, sconfiggere tre mostri e costruire tre santuari. Per effettuare qualsiasi azioni si ricorre al lancio di tre dadi che rappresentano le sibilline risposte di Pizia, la sacerdotessa di Apollo che interpretava il volere degli Dei da Delphi.
A contrastare i giocatori interviene prevalentemente il caso: un lancio di dadi sfortunato può portare a perdere gli scontri coi mostri o a non poter recuperare le risorse da trasportare con la propria nave o ancora a subire ferite e perdere un turno per curarsi.
L’interazione tra giocatori, invece, è decisamente bassa, quasi al limite del gioco in solitario: con la sola eccezione del vedersi soffiare una particolare risorsa e dover cambiare strategia, non c’è modo di contrastare gli avversarsi, allearsi temporaneamente o metterli in difficoltà per avvantaggiarsi su di loro.
Gameplay
L’Oracolo di Delphi è un board game a turni basato sostanzialmente sulla meccanica del “raccogli e consegna”. Per poter erigere le statue, bisogna raggiungere la casella adiacente ad una città, utilizzare il dado del colore giusto e caricare la statua, poi spostarsi verso una delle isole in cui erigerla e utilizzare un altro dado del medesimo colore per scaricarla dalla nave.
Discorso analogo per le offerte al tempio. Per costruire un santuario, invece, bisogna “esplorare” delle isole il cui valore è nascosto ad inizio partita, con un po’ di fortuna, o investendo risorse in un’analisi preventiva, si trova l’isola corrispondente al proprio colore e quindi procedere con la creazione del santuario stesso.
Lo scontro coi mostri, infine, è affidato al lancio di un dado a dieci facce. Il risultato è confrontato con il valore della nostra forza (incrementabile con regole accessorie) e in caso di risultato negativo possiamo investire nuove risorse per continuare a lottare, altrimenti dobbiamo rinunciare e tentare in un altro turno.
Quando le dodici missioni sono completate, non ci resta che tornare al punto di partenza: chi primo arriva, vince. Niente punti vittoria, quindi, a meno di non voler considerare “punti” le dodici missioni da compiere.
Ogni azione, come detto, è regolata dal lancio di dadi dell’oracolo. Grazie all’uso di tessere “Favore” è possibile cambiare il valore del risultato in modo da ottenere quello che più ci serve. Naturalmente sta al giocatore valutare se vale la pena spendere quelle risorse o attende un lancio più favorevole.
Ogni volta che viene completata una missione si riceve un bonus che va ad aumentare le nostre capacità di azione: le carte “Compagno” ci danno un vantaggio in movimento o in scontro coi mostri mentre le carte “Equipaggiamento” assicurano bonus speciali.
Infine la gestione degli Dei che stanno a guardare le nostre fatiche: elevando le sei divinità nella loro ascesa all’Olimpo (cosa che si ottiene con il completamento missioni o, ancora, con il lancio dadi), queste arriveranno a sedere sul loro trono. Da qui avremo a disposizione un’azione speciale che darà un enorme vantaggio, come spostare immediatamente la nave ovunque, sconfiggere un mostro senza lancio di dado, curare tutte le ferite e così via.
Materiali
L’impatto generale è davvero piacevole, coloratissimo e vivace grazie anche alle belle illustrazioni di Dennis Lohausen (l’artista dietro a quel capolavoro di Marco Polo, per dirne uno).
Da buon “German” anche L’Oracolo di Delphi è ricco di materiali in legno e cartone. Le pedine delle statue, dei templi e delle navi sono in classico legno “simil-meeple” di ottima qualità; un’unica nota negativa è la plancia del giocatore, a mio avviso troppo sottile.
Completa il tutto un corposo mazzo di carte, per il quale consiglio bustine protettive, e adesivi mostro e Dei da attaccare ai segnalini corrispondenti.
La plancia, come detto, è un po’ troppo sottile per i miei gusti, tuttavia è molto ben progettata perché consente una gestione delle risorse, degli obiettivi e indicazioni sul gameplay davvero accurate e di facile comprensione fin dai primissimi momenti.
Considerazioni finali
La scatola riporta un generico: da due a quattro giocatori, da quattordici anni in su. Ma in verità non è banalissimo scegliere a quale tipologia di giocatore suggerire questo titolo.
Sicuramente gli amanti dei german duri e puri storceranno il naso: la componente aleatoria è la colonna portante del gioco e spesso si ha la sensazione di essere abbastanza impotenti di fronte ad un lancio sfortunato di dado.
Anche dal punto di vista strategico, sebbene ci siano moltissime cose da fare, la sensazione è che in realtà il percorso sia abbastanza pilotato: gettarsi a capofitto nello scontro coi mostri, senza alcun potenziamento, vuol dire affidarsi ad un 10% di probabilità di vittoria, davvero troppo poco e potenzialmente causa di perdite di tempo. Questo vuol dire che in linea di massima le prime cose che si faranno saranno occuparsi delle offerte e delle statue, per poi concentrarsi sui santuari magari sfruttando qualche vantaggio per esplorare le isole senza affidarsi al caso.
Come dicevo l’interazione tra giocatori è pressoché nulla, ma per fortuna anche i tempi di attesa sono bassi: siccome il lancio di dadi è eseguito per il turno successivo, i giocatori hanno tutto il tempo di pianificare le proprie azioni in anticipo. Questo rende il gioco incredibilmente fluido e veloce: probabilmente il suo maggior pregio.
D’altra parte ci sono molte regole e regolette che richiedono un minimo di pratica per essere masticate, digerite e padroneggiate per godersi la partita (che oscilla tra l’ora e le due ore scarse), per cui non è nemmeno adatto ai neofiti.
A mio avviso si tratta di un ottimo gioco per chi ama giocare da tavolo senza essere un assiduo divoratore delle opere di Stefan Feld, che ne resterebbe probabilmente deluso; il giocatore tipo non è nemmeno il casual gamer, che vedo più propenso a titoli meno impegnativi da intavolare e con meno regole da seguire; insomma: L’Oracolo di Delphi, che personalmente promuovo per ambientazione e rapidità di gioco, vive in quell’ampia via di mezzo di fruitori che abbraccia tante categorie diverse senza toccarne gli estremi.
Ringrazio Cranio Creations per il materiale.
Nerdando in breve
L’Oracolo di Delphi è gioco da tavolo german con ampia componente casuale, splendida ambientazione e rapidità di svolgimento.
Nerdandometro: [usr 4.0]
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