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Extremity #1 – Perdita, vendetta, sangue, riscatto

Recensione

La copertina originale americana del n. 1 di Extremity è particolarmente esplicita: Thea, la protagonista della storia, in piedi su un mucchio di cadaveri, con una mano mozzata, sangue, disegni e il suo sguardo rivolto verso il sol dell’avvenir.

Ve l’ho messa come immagine di copertina dell’articolo, per capirci meglio.

Vi ho confusi?

Bene, pensate allora al titolo della serie, Extremity. Il suo significato è doppio: può riferirsi ad un’estremità (come un arto, ad esempio), oppure alla gravità di una qualche situazione divenuta estrema.

Il titolo, riferito alla storia, calza perfettamente con entrambe le definizioni. La faccenda si fa ancora più interessante se guardiamo al nome scelto per il volume: “Artista“.

Cosa c’entrino tutti questi concetti insieme, ve lo diremo tra poco. Ma prima, da bravi, presentazione formale, e via.

Quello che vi presentiamo oggi è il primo volume di Extremity della Image Comics, scritto e disegnato da Daniel Warren Johnson e pubblicato in Italia da SaldaPress, che ringraziamo per averci fatto leggere in anteprima l’esordio di una serie che si preannuncia molto promettente.

Trama

Il tempo di aprire l’albo e tutte le domande sul nome della serie e del volume vengono risolte. Thea ha un’enorme passione per il disegno e un talento naturale ineccepibile: potete immaginare quanto sia importante per lei il mezzo che le permette di esprimere tale talento, ovvero la sua mano destra. Thea è destinata ad essere un’artista, una parola che definisce il suo futuro, scaturita fuori da un antico rituale tribale.

Non si scappa da questo, lo dice il destino. Ma anche il cuore: Thea con le sue opere dona gioia ed emozioni.

Nel giro di 3 pagine, assistiamo, scioccati all’evento scatenante della trama: durante l’attacco di un clan rivale, Thea conosce la perdita, il lutto e il dolore di un’aspirazione cui è costretta a rinunciare per sempre.

Il prezzo della faida tra le due fazioni, inutile e senza senso, se non la pura sopraffazione, è infatti l’uccisione della madre e la perdita della mano, la “extremity”, “estremità” del titolo, eventi che scateneranno in ciascuno dei personaggi una reazione violenta, alla ricerca di una vendetta feroce, messi con le spalle al muro in una situazione, appunto, estrema.

Si parla di perdita, in Extremity: perdita che ti scatena un turbine di emozioni e ti porta a compiere gesti estremi.

Il rancore, come motore principale; la vendetta, che non va gustata fredda, ma calda e puzzolente, come il sangue che sgorga dai nemici che tanto dolore ti hanno provocato.

Ma al contempo è una storia di crescita, di credere in sé stessi e di perseguire i propri sogni, pur quando sembra impossibile. Thea ricomincia a disegnare, con l’altra mano: il tratto è malfermo, incerto, ma ciò non le impedisce di provare emozione. È quello che sa fare, quello che vuole fare: e dannazione, lo farà.

Quella che sembrerebbe una classica storia di rancore e vendetta è impreziosita dall’ambientazione pensata da Johnson, che dona al titolo una personalità peculiare ed originale, per quanto commistione di stili già tentata: leggevo in giro di un “misto tra Mad Max” e le opere dello Studio Ghibli, ma io personalmente non mi fermerei soltanto qui.

In un mondo che ha conosciuto sicuramente un disastro di qualche tipo che ha riportato indietro la civiltà, convivono feudalesimo e stilemi medievali, insieme ad armi a proiettile, suggestioni degli indiani d’America e look da fantascienza sporca, mischiando cotte di maglia, robot potentissimi, innesti cibernetici e castelli sospesi in aria.

Se lo state pensando voi, lo penso anch’io: quest’ambientazione è veramente interessante, e Johnson è abile a farci sorgere la curiosità circa questo mondo che non si capisce né dove sia, né se sia banalmente il nostro. Né rivela troppo, non ancora perlomeno e le informazioni sono centellinate: tanto velocemente e rapidamente entriamo nella brutalità dell’azione, tanto lentamente ci introduciamo in una terra di nomi sconosciuti, tradizioni nuove ma antiche e di dei scesi sulla terra.

Nulla si può imputare al ritmo narrativo imposto da Johnson, che giostra bene sia le numerose sequenze d’azione (e in tal proposito avrò da dirvi qualcosa nella sezione qui sotto) che quelle rilassate, mantenendo sempre alto l’interesse di chi legge .

Personaggi

La protagonista Thea, suo fratello Rollo e suo padre sono senza dubbio i personaggi principali di questa storia, guidati ciascuno da motivazioni differenti, e che in modi differenti vanno ad evolvere nel corso del volume.

Thea è un personaggio molto azzeccato, perché mitiga quel dover essere l’eroina/protagonista tosta dei nostri giorni con una fragilità di fondo che mi fa tanta tenerezza: il suo sogno è stato spezzato, la sua innocenza rubata ma lei non demorde. In tutti i tentativi di disegnare con la mano sinistra, in tutti gli atti commessi di pancia e con tutta la rabbia del mondo, nei dubbi sulla propria missione: una ragazza vera, un personaggio tridimensionale che, peraltro, trovo persino ancora poco approfondito. Una promessa per i prossimi volumi, quindi.

Il padre di Thea, Jerome, scioccato dalla morte della moglie, intraprende una crociata non si sa se idealistica o di puro rancore contro i Paznina, il clan rivale, chiaramente ispirati ai signorotti feudali senza scrupoli che ci riportano con la mente a mille anni fa. Il problema è che a Jerome questa crociata sfugge di mano e diventa un’incontrollabile spirale di violenza e dolore che anch’egli è ormai incapace di fermare. Un uomo rotto dentro, spezzato nell’anima: un bel personaggio che rischia di mandare all’aria tutto pur di compiacere la propria vendetta.

Se Rollo, fratello di Thea, è per ora abbastanza lo stereotipo di chi si ravvede, è piuttosto un comprimario il personaggio da tenere d’occhio: Shiloh, il robot capace di causare distruzione e provocare morte per poi pentirsene, il “Dio piccolo” macchina di morte ma che è in grado di far ravvedere le coscienze. Non a caso il suo nome è “Messia” in ebraico.

Potentissima la sequenza in cui mostra di voler usare il pulsante rosso per la propria autodistruzione.

Che dire, Johnson oltre ad aver gettato i semi di un’ambientazione molto affascinante, l’ha anche popolata di personaggi di spessore.

Non ci deludere con il prossimo volume, ti prego…

Disegni e stile

In linea con il nome, in Extremity c’è un sacco di sangue, e non solo quello. Smembramenti, teste mozzate, corpi macellati: le sequenze di battaglia non ci disdegnano nessuno di questi elementi, ma non pensiate che ci sia solo questo, anzi.

I disegni di Johnson che, ricordiamolo, è in veste di autore completo, mi piacciono assai: le pagine sono belle da vedere, belli i personaggi, belle le ambientazioni e fantasiose le commistioni non solo architettoniche, ma anche di armi, oggetti e così via.

Ciò che ho trovato veramente impressionante sono sia le splash-page sia le vignettone con le battaglie o le scene “importanti”: ricche di dettagli, estremamente curate dal punto di vista della messa in scena, clamorosamente cinetiche e soprattutto “rumorose”: in tutte queste compare un’enorme onomatopea, perfettamente integrata nello sfondo del disegno, che ci spara direttamente nelle orecchie e negli occhi tutto il fracasso del momento. Veramente una bellissima soluzione grafica, di grande impatto e suggestione.

I colori di Mike Spicer sono il degno accompagnamento per le tavole di Johnson: Extremity è un fumetto caciarone e dinamico e i colori rispecchiano in tutto e per tutto queste caratteristiche.

Conclusione

Non conoscevo i lavori passati di Daniel Warren Johnson e sono lieto di aver letto come sua prima opera questo primo volume di Extremity: interessante nelle premesse, nella storia, nell’ambientazione e nelle soluzioni grafiche, non posso far altro che promuovere ampiamente l’inizio dell’epopea di vendetta di Thea e della sua famiglia, un’epopea che parla di sangue ma anche di talento, di sogni e di aspirazioni e di quanto la guerra sia una follia.

Lo fa maledettamente bene, per giunta miscelando con sapienza tanti generi a partire dal fantasy e della fantascienza, riuscendo a farci venire l’acquolina in bocca nel pensare al prossimo volume.

Esordio ottimo.

Nerdando in breve

Una storia che ci parla di sogni, rancore, vendetta e guerra in un mondo che pesca in egual modo dal fantasy e dalla fantascienza, ma anche dalla storia e dalle tradizioni: un esordio ottimo per una serie che farà parlare molto di sé.

Nerdandometro: [usr 4.0]

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