Recensione
The Vanishing of Ethan Carter è un’avventura esplorativa investigativa che molto si avvicina ai walking simulator come Dear Esther: grafica mozzafiato, storia da vivere attimo dopo attimo.
In questa avventura, tuttavia, saremo chiamati ad un’esplorazione approfondita di tutto il territorio a disposizione: c’è tanto da scoprire, tanto per cui stupirsi. Non si tratterà quindi di fare una semplice passeggiata, ma di andare a scavare in un torbido passato e investigare sugli orrori morbosi che hanno travolto la valle in cui il gioco è ambientato.
Storia
Entrati nel gioco prendiamo i panni di Paul Prospero, un investigatore specializzato in crimini disturbanti conditi dal paranormale, che ha deciso di raggiungere Red Creek Valley a seguito di una richiesta di aiuto da parte di un dodicenne di nome Ethan Carter, che parla di un pericolo imminente da cui la sua famiglia non può salvarlo.
Uscito dal tunnel della ferrovia vengo abbagliato dalla fulgida luce del giorno morente: il bosco è rigoglioso, ricco di alberi, piante e rocce su cui i raggi del sole disegnano splendidi giochi di luce.
Appena raggiunto il ponte mi rendo conto di trovarmi sulle alture di una valle ai piedi della quale fanno capolino una diga e un impianto di produzione elettrica. Sono in una vecchia cittadina mineraria ormai abbandonata. Prima di iniziare la discesa, tuttavia, noto che un vecchio locomotore è malamente parcheggiato sui binari, chiazze di sangue ne hanno lordato il parafanghi e sembra non esserci modo di metterlo in funzione.
È solo il preludio di quanto mi attende: una discesa rapida e sconvolgente tra gli orrori che hanno travolto la famiglia Carter. Poco più in là, infatti, ecco la prima vittima: cranio sfondato, gambe tranciate di netto. La mia investigazione mi porta a far luce sulla fine di questo povero uomo, ma le prime risposte non fanno che aprire la strada a nuove e più inquietanti domande.
Domande che non troveranno risposta nemmeno una volta giunti nella casa dei Carter. La morte e la perversione aleggiano tra le mura di questa dimora: una sensazione di profondamente sbagliato mi accompagna per tutta la mia esplorazione, che poco dopo mi porterà a confrontarmi con il piccolo e inquietante cimitero della città.
Tutto è abbandonato, in rovina. Sono ancora visibili i segni di un grande e glorioso passato: una vivace comunità deve aver abitato questi luoghi e il treno andava e veniva in continuazione. Ora tutto è finito, passato. Deduco che i Carter sono stati gli ultimi ad aver abitato in questa valle, e questa valle ospitava qualcosa di pericoloso, accidentalmente ridestato dal giovane Ethan: un orrore indicibile e senza forma è uscito dal proprio sepolcro e ha sconvolto la vita della famiglia Carter.
Gameplay
Questa è un’avventura che non ti prende per mano. Minaccia o promessa? Una cosa è certa, il primissimo impatto è piuttosto disorientante: niente mappa, niente inventario, niente indicazioni su cosa fare o dove andare. Dopo un quarto d’ora di gioco, tuttavia, ecco che tutto inizia a farsi più chiaro: saremo chiamati a risolvere una serie di “casi”, grazie ai quali ricostruiremo le vicende legate alla famiglia Carter e, ovviamente, alla scomparsa di Ethan.
Collezionando abbastanza indizi, quindi, potremo aprire una sorta di terzo occhio, una percezione extrasensoriale che ci riporta agli ultimi istanti prima del crimine. Risolto l’enigma potremo andare avanti nella nostra esplorazione, fino al prossimo puzzle.
Non tutti i puzzle sono obbligatori per arrivare alla soluzione dell’enigma finale, tuttavia è piuttosto facile imbattersi in tutti gli elementi di mistero che avvolgono questa valle.
Personalmente ho faticato solo a sbloccare un obiettivo, durante la seconda run, perché non riuscivo a capire dove utilizzare gli oggetti che avevo trovato (non svelo altro per evitare spoiler), ma per il resto c’è da dire che sebbene manchino “aiuti” espliciti, in effetti siamo seguiti quasi passo passo dal game design che si rivela essere molto meno cervellotico di quanto non sembri a primo impatto.
I percorsi, alla fin fine, non sono moltissimi e gli ostacoli ambientali sono piuttosto eloquenti per farci capire dove e come muoverci.
The Vanishing of Ethan Carter ha il pregio di alimentare la nostra curiosità, ci conduce in un abisso di orrore disturbante che aumenta lentamente, ma inesorabilmente, il nostro livello di ansia. Pur senza arrivare all’escamotage del jump scare (con una dovuta e pregevole eccezione), la trama diventa ben presto la componente fondamentale di questo titolo, cosa che personalmente considero un vero punto di forza. La storia, sia grazie ai misteri svelati che agli appunti disseminati in giro da Ethan, diventa così avvolgente e immersiva che sarà quasi impossibile staccarsi dal pad.
A mio avviso è evidente il lavoro di cesello fatto nel creare una serie di puzzle ed enigmi con un livello di complessità piuttosto blando (anche qui con una eccezione), per far sì che tutta l’attenzione del giocatore sia portata sulla storia che vive al di sotto della superficie.
Niente distrazioni eccessive, quindi, e una volta aggiunto un nuovo pezzo al mosaico, possiamo gettarci a capofitto in quello successivo.
Comparto tecnico
Inutile girarci attorno, per quanto riguarda la direzione artistica siamo davanti ad un’opera semplicemente sbalorditiva. L’aspetto visivo è impressionante per ricchezza di dettagli, per dinamica delle luce, e, non ultimo, per un comparto sonoro sempre azzeccatissimo, che muta di momento in momento per accompagnare le diverse aree della mappa e i diversi momenti della nostra investigazione.
Non ho avuto particolari problemi con i controlli, tranne in un punto in cui ho dovuto muovervi avanti e indietro più volte prima che il cue si attivasse.
Un unico difetto che ho riscontrato, e che fa riemergere da un titolo altrimenti molto immersivo, è la presenza di molti muri invisibili in cui ci si imbatte durante l’esplorazione. Risulta quindi evidente che il meccanismo dell’open world è più nominale che reale.
A dirla tutta, in effetti, ci sono davvero poche interazioni a disposizione: a parte gli oggetti per risolvere i singoli “casi” siamo di fronte ad un’estetica eccezionale ma priva di vita, ricca di bellissimi dettagli che però restano relegati sullo sfondo.
La versione per Xbox One X, su cui ho giocato, gode infine di una modalità esplorazione libera, in cui il titolo si trasforma in un walking simulator a tutti gli effetti e che consente di godersi al 100% tutta la bellezza fotorealistica dei paesaggi.
Conclusioni
The Vanishing of Ethan Carter è uscito per la prima volta su Steam per PC nel 2014, riscuotendo un buon successo. Nel 2015 è invece approdato su PlayStation. Oggi, finalmente, arriva anche su Xbox One con ottimizzazione 4K e HDR per One X, ed è una festa per gli occhi. Non mancano i difetti, soprattutto nella longevità e nella scarsa complessità del titolo. Personalmente ho impiegato meno di 5 ore a completarlo, senza aiuti, compresa una seconda run per recuperare un paio di obiettivi che avevo dimenticato per strada.
The Astronauts, team di sviluppo indipendente polacco, ha fatto davvero un ottimo lavoro di pulizia e rifinitura. Sono certo che possiamo aspettarci grandi cose in futuro, da questo gruppo.
Nerdando in breve
The Vanishing of Ethan Carter è molto meno difficile di quanto non si annunci, ma l’impatto visivo ed emotivo è semplicemente eccezionale.
Nerdandometro: [usr 3.3]
[amazon_link asins=’B07252FGBF,B00FXJV03E,B00FQ8A51K’ template=’ProductCarousel’ store=’nerdandocom-21′ marketplace=’IT’ link_id=’1255a94b-fa9e-11e7-ad66-9374e134d325′]
Contenuti