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They Are Billions (preview) – Come imparai a sopravvivere alle orde

È inutile negare che uno dei miei generi videoludici preferiti sia quello dei gestionali: veder crescere la propria città/villaggio/colonia/azienda/vattelapesca pian piano grazie al duro lavoro delle meningi è una sensazione bellissima e restituisce una soddisfazione unica nel suo genere.

Ti senti un sindaco benevolo, un capitano d’industria lungimirante, un presidente amato o una monarca benevolo e di gran successo, che sarebbe pronto a governare o a far prosperare qualsiasi cosa nel mondo.

Di solito i gestionali sono videogiochi piuttosto “pacifici”, poiché la maggior parte della sfida sta, appunto, nel saper crescere e prosperare. Non nego che in molti casi vi siano contaminazioni anche felici con qualche conflitto armato e non (così su due piedi mi viene in mente Stronghold) o con meccaniche survival (chiamo in causa Banished) ma solitamente gli esponenti di tale genere sono guardati come giochi più “rilassanti” rispetto, ad esempio, ad un frenetico sparatutto.

Sempre che non arrivino gli zombie alle porte della vostra città.

Perché in quel caso diventa tutto un grosso e puutrescente casino.

Anteprima

Eh sì, l’idea dei ragazzi di Numantian Games è proprio quella di unire meccaniche gestionali (non troppo spinte: siamo più dalle parti di Age of Empires che di Cities: Skylines per dirvi) e di renderlo in tutto e per tutto un gioco di sopravvivenza inserendo una grossa minaccia che mette a repentaglio la nostra colonia, come accade ad esempio ne L’Attacco dei Giganti o in The Walking Dead.

Solo che invece dei giganti qui la minaccia sarà rappresentata da ondate e ondate di zombie: e per ondate intendo proprio migliaia e migliaia, a cosa credevate si riferisse il titolo “They Are Billions“? In questo momento, per farvi capire le quantità, mi viene in mente la scena di World War Z ambientata a Gerusalemme, con gli zombie assiepati contro le mura della città.

Si, sono tantissimi.

Specificata la commistione di generi e ringraziati gli sviluppatori per averci dato modo di testare la loro nuova creatura, addentriamoci un po’ più nello specifico di questo interessantissimo titolo indie, uscito su Steam il 12 dicembre e al momento in cui scrivo disponibile soltanto nella sua versione ad accesso anticipato.

Ambientazione

They Are Billions è un titolo che ci catapulta in un mondo in cui è successo qualcosa di molto negativo, per cui la maggior parte delle persone è stata trasformata in infettissimi zombie che tentano in tutti i modi di mangiare i sopravvissuti infettandoli a loro volta.

Il mondo di sicuro non è un posto allegro ma i sopravvissuti, gente in gamba, si sono organizzati in colonie nelle quali tentano di condurre un’esistenza decente.

L’estetica è dichiaratamente steampunk e si rifà ai canoni del genere, pur non spiccando, per ora, per particolari trovate che fanno gridare al miracolo. Gli edifici in stile vittoriano, insomma, popoleranno la nostra mappa e vapore, elettricità e invenzioni che richiamano a gran voce il nome di Nikola Tesla la faranno da padroni.

Purtroppo, per ora, non è che si possa dire molto altro circa l’ambientazione, dato che la modalità campagna non è ancora disponibile: suppongo che sarà proprio essa a narrarci gli accadimenti che hanno portato il mondo sul baratro della rovina.

Gameplay

Come dicevamo poco fa, la modalità campagna non è ancora stata implementata nel gioco; l’unica modalità per ora disponibile è quella denominata “Survival mode“. Indovinate un po’ di che si tratta?

Immaginatevi di giocare a They Are Billions come in una classica partita ad un RTS, soltanto che invece che avere come nemici altre civiltà/fazioni avremo le immani orde zombesche, una marea incontrollabile ed illogica che si schianterà come uno tsunami sulle nostre difese. Per questo, la modalità Survival è in pratica il classico Skirmish Mode, con la condizione di vittoria che consiste nel sopravvivere un tot di giorni alle orde, senza che il nostro centro città cada o sia infetto dall’epidemia.

Se l’obiettivo è semplice, raggiungerlo sarà tutt’altro che banale.

Il meccanismo di crescita della colonia è piuttosto intuitivo: gli abitanti (i coloni, appunto) saranno impiegati come forza lavoro per raccogliere le risorse, far funzionare gli edifici o come soldati; le risorse saranno raccolte tramite appositi edifici posti nelle vicinanze di tali risorse, con una differenza: un solo edificio potrà essere piazzato per ciascun deposito di risorsa e la quantità raccolta dipenderà dal piazzamento dell’edificio.

Questo è un concetto fondamentale, poiché ben presto vi troverete a dover circondare il vostro abitato di robuste mura e dei più svariati sistemi difensivi, per contrastare i vaganti che ad intervalli più o meno regolari arriveranno ad infettare tutti e a mandare all’aria i vostri sforzi.

Perciò, va da sé che lo spazio da includere nelle vostre mura per poterci piazzare gli edifici ha un valore estremamente importante: se non riuscirete a produrre abbastanza cibo, ad esempio, non potrete far arrivare nuovi coloni; senza nuovi coloni non potrete costruire gli edifici avanzati e senza edifici avanzati non avrete accesso alle tecnologie migliori. Ma gli edifici necessitano anche di elettricità per esempio, o di monete.

La coperta è corta, quindi far crescere la colonia è più complicato di quel che sembra al primo impatto.

Mancando inoltre il tutorial (che gli sviluppatori hanno chiarito essere parte integrante della modalità campagna) la scoperta di funzionalità, strategie e quant’altro di utile è demandato puramente alle partite iniziali: più giocate, più capite. E se devo dirvela tutta in questo gioco prendere gli scappellotti funziona dannatamente bene perché insegna molto.

Il tempo è scandito in ore e giorni e la raccolta delle risorse è su base giornaliera; inoltre, se ci sarà necessità, potremo scegliere di chiudere edifici per riallocare i coloni a lavorare su altro: anche questi due fattori contribuiscono alla complessità gestionale che però ci viene un minimo semplificata dal fatto che i coloni siano autosufficienti, riducendo un potenziale rischio di eccessivo micromanagement e permettendo di focalizzarci di più sulle difese, che in certi momenti se la vedranno davvero brutta.

A tal proposito, al salire del livello di difficoltà, anche la quantità di zombie che formano le orde aumenterà, mettendoci a dura prova: la difficoltà è tarata verso l’impegnativo e già dai bassi livelli impareremo che la sopravvivenza è un qualcosa che va guadagnato con il sudore ed il sacrificio. Inoltre in questa versione del gioco il salvataggio libero non ancora c’è, ma per assicurare i nostri progressi avremo soltanto un salvataggio automatico a discrezione del programma oppure il “save and exit”.

Non so se nella versione completa il salvataggio libero sarà previsto ma in questo modo l’ansia e la tensione di sbagliare qualcosa andranno ancor di più a braccetto con la tematica survival, richiedendo ancora più attenzione per non mandare all’aria i nostri progressi.

Un’altra meccanica degna di nota è quella dei sindaci: a certi determinati livelli di popolazione potremo scegliere un nuovo sindaco che porterà in dote un particolare bonus: potrà essere un edificio gratis da costruire subito, un surplus di danaro oppure una tecnologia che altrimenti non potremmo ancora conoscere: la scelta si rivelerà importantissima per il prosieguo della partita, perché basta un nonnulla per far saltare gli equilibri, da una parte e dall’altra.

Insomma, avrete capito che They Are Billions non è un gestionale rilassante, anzi saremo sempre piuttosto in tensione ed impegnati a studiare un modo per espanderci evitando di cadere: un errore, un singolo zombie che penetri nella colonia indisturbato e il contagio si spanderà in men che non si dica, condannandoci alla sconfitta.

Grafica e sonoro

La presentazione grafica di They Are Billions mi piace proprio tanto: la tecnica cel-shading, accoppiata alla palette cromatica dai colori caldi e cupi rende perfettamente l’idea di un mondo steampunk devastato e il motore grafico, capace di raggiungere risoluzioni alte, seppur leggero, è in grado di gestire migliaia di unità a schermo.

La musica di sottofondo ed i suoni ambientali mi sono sembrati adeguati allo scopo, ma diciamo che per questo giudizio attenderò la versione finale.

Accesso anticipato

Come specificato all’inizio, They Are Billions è attualmente in versione Early Access (o se preferite Accesso Anticipato) ma oltre alle caratteristiche mancanti già annunciate, posso giurarvi che questo gioco sembra bello che completo: perfettamente giocabile, perfettamente bilanciato, non un bug, glitch o fastidio sinora.

Inoltre gli sviluppatori aggiornano il gioco di continuo ed offrono un supporto encomiabile sui forum: fossero tutti così gli Early Access, il mondo sarebbe un posto migliore.

Conclusioni

They Are Billions è un indie mostruosamente promettente: partendo da un’idea piuttosto semplice, offre un gameplay tosto ma non proibitivo, intelligente e soprattutto divertente. È ancora in sviluppo, ma se le premesse sono queste, scommetto che con la versione completa potrà tranquillamente fare il botto.

D’altronde non è semplice spiccare nel mare magnum della scena indie, con migliaia di giochi lanciati annualmente sul mercato: eppure in meno di un mese è diventato virale e su Youtube e Twitch i video a lui dedicati si moltiplicano giorno dopo giorno.

Ottimo lavoro, Numantian: non vedo l’ora di sapere come sarà la versione completa!


Nerdando in breve

They Are Billions ci mette alla guida di una colonia assediata da orde di zombie: un indie che, pur non ancora completo, sta avendo enorme successo e se lo merita tutto.

Nerdandometro: [usr 4.0]

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