Non è un gioco per vecchi

Non è un gioco per vecchi #36 – Mafia

Di Mafia non mi va di parlarne in modo canonico.

Perché Mafia per me non fu un videogioco come tanti ne ho giocati nella mia vita.

Mafia fu un’esperienza, una rivelazione.

Era appena cominciato l’autunno del 2002 e con esso, per me, l’università. Una nuova vita fuori casa, nuove conoscenze, insomma tutto nuovo, persino il mio primo PC portatile per non rimanere sguarnito di un importante strumento di studio.

Certo.

Di sicuro non si può studiare ingegneria senza avere a disposizione un PC, ma ancor più certo è che la mia passione per i videogiochi non poteva esser messa in cantina “solo” perché avrei dovuto studiare Analisi, Fisica e compagnia. Nossignore.

Perciò, per battezzare il mio nuovo compagno di silicio, cosa c’è di meglio di una nuova uscita? Vi giuro, di Mafia ne avevo letto anteprime e notizie nei mesi passati (se non sbaglio la gestazione durò un bel po’) ma ero in uno di quei momenti in cui proprio non mi andavano i titoli d’azione: ero rimasto sazio di Max Payne l’anno prima ed ero in periodo più calmo, perciò non lo calcolavo più di tanto.

Ma galeotta fu una recensione letta su GMC (se non sapete cos’è, beh…mi dispiace) che recitava più o meno così: “Mafia è il film mai girato di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola, un capolavoro con qualche fotogramma screziato”. E basta.

Io, che sono un tipo impressionabile dalle minuzie ho guardato uno screenshot, dove c’era un vicolo con dei panni stesi al sole e il sole al tramonto e ho deciso che Mafia sarebbe stata una grandissima avventura da vivere soprattutto perché, neanche a farlo apposta, proprio durante l’estate appena passata mi ero fissato con Il Padrino e Gli Intoccabili.

Ah, le coincidenze della vita.

Ma non potevo immaginare quanto: Mafia, o per chiamarla col nome completo, “Mafia: The City of Lost Heaven” è, da allora, nella mia ipotetica top five di sempre: essere trasportato negli anni ’30, quelli veri, con un’intera città ricostruita alla perfezione (Lost Heaven è praticamente un mix di New York e San Francisco dei film noir e di mafia) a completa disposizione, con una trama avvincente, dura, straziante, una colonna sonora perfetta e dei personaggi che ricordo tuttora.

L’ambientazione, bella come un quadro di Hopper.

GTA III era uscito l’anno prima ed era di certo pazzesco con la libertà che ti dava, ma Mafia era tutta un’altra cosa: Lost Heaven era viva, romantica, graffiante, sporca ed affascinante con un’anima propria, una città di jazz, automobili sgargianti, uomini con il cappello di Borsalino e tutte le opportunità del nuovo mondo.

Certo, queste opportunità andavano dalla rapina, all’estorsione all’omicidio, ma la trama non avrebbe di certo sfigurato in un film dei maestri sopra citati. Il nostro protagonista Tommy Angelo, umile tassista, viene coinvolto in un inseguimento tra gangster e da allora la sua vita cambia: soldi facili, abiti di lusso, in cambio di qualche pallottola.

I vicoli, quei bellissimi e sudici vicoli con i panni stesi al sole, con il sole che indora la città mentre andiamo a commettere un crimine. In sottofondo, Django Reinhardt, Louis Armstrong, Duke Ellington. Un’atmosfera che non si ritrova facilmente, persino in un mondo di storie pazzesche e di possibilità illimitate.

Non free roaming come GTA, ma missioni ben strutturate che raccontano un’epopea, l’ascesa e la caduta di un bravo ragazzo che viene sedotto e corrotto dal lato oscuro dell’America del sogno.

La maledetta missione delle corse in auto, unica pecca in un titolo praticamente perfetto. Le quattro di notte, pur di superare quella dannata missione.

Il finale, chi se lo scorda più? I fili del destino che vengono tirati, l’amore, la redenzione, la morte e la vendetta che si fondono con maestria.

Sono tutti ricordi sparsi ma indelebili di un titolo che forse rappresentò per me la vera prima volta che il mezzo videoludico poteva dire di non avere nulla a che invidiare al cinema. Ne citava i grandi capolavori, ma raccontava una sua storia, a modo suo, non scimmiottando ma con una sua meravigliosa dignità. Molti altri c’erano stati prima, ma mai nessuno ne aveva mischiato tutte le caratteristiche in modo così perfetto.

Il tempo ed i ricordi rendono meraviglioso tutto, questo è vero, ma non credo che Mafia subisca troppo questo effetto: d’altronde chiunque lo giocò all’epoca lo ricorda con lo stesso affetto che oggi voglio tributargli.

Ed è per questo motivo che per anni è stato uno dei titoli più richiesti in digital delivery, una perla che mancava all’ormai sterminato catalogo dei recuperi dei “giochi di una volta” riconvertiti per essere goduti sulle nuove macchine: oggi (parlo nel giorno in cui scrivo l’articolo) finalmente quest’onta è stata lavata e finalmente Tommy è tornato: non sto parlando dei due discreti seguiti (Mafia II carino, del III sento solo parlar male) ma del fatto che su GOG.com il capolavoro di Illusion Softworks è disponibile per la prima volta.

Purtroppo, e questo devo per forza segnalarlo, la versione di GOG manca della musica su licenza. Questo è un fatto grave perché è a mio avviso fondamentale per l’atmosfera, quella musica lì. Magari, se funziona ancora e la trovate, recuperate la versione CD originale.

Non so se avrò mai il coraggio di rimettermi di nuovo al volante per mordere di nuovo l’asfalto delle strade di Lost Heaven, ma una cosa è certa: il vero Mafia è questo qui e siamo ancora in attesa di un seguito che possa essere al suo livello.

Baciamo le mani.

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