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Ark: Survival Evolved – Dinosauri da percuotere

Ark

Per attirare la mia attenzione non ci vuole molto, se poi c’è chi decide di creare un survival nel quale viene data la possibilità di picchiare e cavalcare dei dinosauri, ottenere la mia più assoluta devozione diventa un’azione automatica.

Recensione

Ark: Survival Evolved è stato realizzato da Studio Wildcard ed è disponibile in accesso anticipato dal lontano giugno del 2015. Nel corso di questi anni ha subito vari cambiamenti e patch e, lo scorso 29 agosto, è approdato in versione retail per PC, Xbox One e Playstation 4 (ho testato questa versione).

Ho vissuto questo periodo di lunga gestazione e di sviluppo attraverso le parole di un mio collega che, giornalmente, mi raccontava le sue avventure da novello domatore di dinosauri che mi hanno sempre incuriosito ma mi sono ripromesso di tenermi distante per un po’ dagli early access, attendendo quindi una build più stabile che è finalmente disponibile.

Gameplay

Ark: Survival Evolved inizia come molti titoli del genere: sono su un’isola, coperto di stracci e devo sopravvivere con un ambiente ostile intorno.

Basta però alzare un attimo lo sguardo per rimanere meravigliato, intorno a me ci sono dinosauri di tutti i tipi; davvero, non mi emozionavo così dai tempi del primo Jurassic Park ed il turbinio di sensazioni che mi ha colpito in faccia durante le prime ore di gioco mi ha lasciato talmente stupito che sono morto praticamente sempre di fame perché ho passato il tempo camminando per il gusto di avvistare quante più specie possibile, risvegliando l’appassionato di lucertoloni che è in me.

Una volta terminato il sense of wonder, ho iniziato a giocare seriamente scoprendo la profondità di un prodotto che non ridisegna il genere ma che neanche si limita nel compitino. Sono presenti i soliti parametri base relativi alla temperatura corporea, alla fame, alla sete ed alla salute in generale che andranno sempre tenuti sotto controllo per evitare una prematura dipartita e la sezione dedicata al crafting mi è apparsa molto intuitiva: ad ogni passaggio di livello – e per acquisire punti esperienza basta semplicemente sopravvivere – si possono incrementare le statistiche base ed aumentare gli oggetti conosciuti da costruire, si parte da semplici utensili in legno fino ad arrivare ad armi tecnologiche come i lanciarazzi!

Il territorio è piuttosto vario, mi è bastato fare qualche passo per passare dalle calde spiagge iniziali alle fitte e umide foreste fino ad arrivare alle fredde ed enormi montagne, in un contesto estremamente suggestivo che sorprende grazie anche ad una buona implementazione del ciclo di giorno/notte e della riproduzione delle condizioni meteo.

Mi sembra giusto spendere qualche parola per le modalità di addomesticamento dei dinosauri, divertente e pericolosa; una volta individuata la giusta bestia da addestrare, bisognerà farla letteralmente svenire a forza di legnate e, una volta a terra, andrà nutrita con il giusto cibo (bacche per gli erbivori e carne per i carnivori) perché sia legata a noi per sempre… e cavalcare un triceratopo, fidatevi, è davvero divertente.

Le fasi di test sono avvenute in una partita avviata in privato, ma Ark: Survival Evolved raggiunge il suo apice nei server PvE, nei quali è possibile creare clan e giocare in modalità cooperativa; sconsiglio di tentare da subito il PvP poiché risulta fortemente punitivo: essere uccisi mentre si dorme e perdere tutto non è piacevole.

Comparto tecnico

Come affermavo nel precedente capitolo, Ark: Survival Evolved è bello da vedere, l’Unreal Engine 4 compie il suo sporco lavoro, rendendo gli ambienti affascinanti e crudeli e le bestie molto simili alle illustrazioni che ho visto studiando sui libri di scuola.

Passiamo ora ad alcune note negative che proprio non mi sono andate giù: l’interfaccia su console non è molto user friendly poiché ricalca fedelmente quella della versione per PC e risulta poco usabile con il pad; nella realizzazione dei personaggi non c’è molta varietà e anzi, vi sfido a tentare la creazione casuale per vedere sul vostro schermo una vera sfilata di freak, esseri senza capo né coda piuttosto inquietanti; un ultimo appunto va fatto per i cali di frame rate che avvengono puntualmente in momenti concitati e soprattutto durante le esplorazioni nei boschi, davvero parecchio fastidiosi.

Sul comparto sonoro, invece, non ho nulla da obiettare: rende l’esperienza immersiva e spaventosa, aumentando a dismisura il senso di angoscia; immaginate di trovarvi in una fitta foresta con soltanto una lancia e di sentire dei rumori minacciosi provenire da alcuni cespugli. Terribile, davvero terribile… e per questo estremamente positivo, d’altronde i titoli survival devono riprodurre proprio queste sensazioni.

In conclusione

Ark: Survival Evolved non innova il survival, ma ne è un degno rappresentante; le atmosfere sono immersive e ben realizzate e la presenza dei dinosauri è una strizzata d’occhio (per citare il buon Leo Ortolani) che, ne sono certo, piacerà a parecchi giocatori.

Qualcosa in più sul lato tecnico poteva (e può) essere fatta, spero fortemente in nuove patch per sistemare il problema dei rallentamenti che mina – in alcune fasi – l’esperienza e può risultare frustrante.

Nonostante sia godibile in singleplayer, se avete alcuni amici con cui collaborare, porterete Ark: Survival Evolved ad un livello successivo e potrete godervelo appieno (e, una volta che vi sarete impratichiti, vi consiglio di fare qualche sortita nei server PvP; nonostante io li abbia trovati frustranti, sono certo che gli hardcore gamer saranno felici).

La mia esperienza è stata positiva e, per questo, vi consiglio a gran voce Ark: Survival Evolved. Lo troverete su PC, Xbox One e Playstation 4.

Nerdando in breve

Ark: Survival Evolved è un vero survival che non solo convince, ma che ci permette di vivere fianco a fianco con i dinosauri: da giocare senza se e senza ma.

Nerdandometro: [usr 3.5]

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Trailer

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