Era il lontano 1999 quando Naughty Dog decise di lanciare sul mercato il suo ultimo capitolo dedicato al simpatico peramele.
Crash Team Racing costituiva l’ovvia risposta al grande successo che Mario Kart 64 riscuoteva già dal 1996 per conto di Nintendo e che vedeva, appunto, il celeberrimo Super Mario a bordo di velocissimi kart.
Inutile dire che il grande successo che il personaggio di Crash riuscì a raccogliere fin dalle sue prime apparizioni, insieme alla grande diffusione che la prima console targata Sony aveva ormai raggiunto nei salotti di molti videogiocatori, decretarono un successo a dir poco planetario.
Crash Bandicoot, gente
Parliamoci chiaro: un personaggio folle e dal grande appeal quale Crash non poteva che riscuotere un incredibile consenso di pubblico. A prescindere dall’ottima qualità del prodotto, le atmosfere e il fascino delle avventure del buffo protagonista erano una base molto solida su cui costruire un party game, tanto da creare un perfetto mix tra giocabilità arcade e avventura da approfondire e sviscerare. Attraverso una campagna storia in cui, scelto il proprio pilota, si poteva scorrazzare col proprio kart in lungo ed in largo per le diverse ambientazioni, tutte tratte dalle diverse ambientazioni già presenti nei vari capitoli della saga di Crash Bandicoot, la modalità single player metteva davanti ad un’innovazione di non poco conto: una storia che giustificasse come si deve proprio la realizzazione di una modalità avventura da affrontare da soli. Con il superamento delle diverse gare, tutte sullo stile dei diversi livelli dei giochi platform della serie, non si raggiungeva soltanto lo scopo di sbloccare nuovi personaggi, ma, soprattutto, si progrediva nella trama fino al raggiungimento dell’atteso scontro col temibile boss finale.
La storia
Seppure una mera premessa, utile più che altro a giustificare le pazze corse da affrontare durante la campagna in singolo, la trama scelta per questo capitolo si dimostra incredibilmente accattivante.
Nitros Oxide, il più veloce pilota della galassia è alla ricerca di piloti da sfidare in una corsa e, per questo, decide di prendere di mira proprio il pianeta Terra. Spetterà a Crash, ai suoi alleati e perfino ad i suoi storici nemici cercare di battere il perfido alieno, che intende trasformare il pianeta in un gigantesco parcheggio qualora riuscisse ad avere la meglio. L’antagonista, così ben caratterizzato, incute da subito timore, fino a far diventare letteralmente angosciante (in senso positivo, ovviamente) l’idea di competere per il traguardo finale.
Se grande merito va reso, appunto, all’abilità dei creatori nel realizzare una storia ed un cattivo semplici, lineari e che, però, fossero anche rispettivamente coinvolgente e temibile, non va tralasciato il grande apporto che i personaggi da sempre presenti nella saga del simpatico peramele riescono a dare in vista della varietà e del carisma necessari in un prodotto del genere.
I personaggi
Se si prescinde dal protagonista, ci si accorge come ognuno dei personaggi giocabili, in realtà, si dimostri fondamentale all’alchimia del gioco.
Non ci troviamo di fronte a dei semplici comprimari o a delle mere variazioni di un unico personaggio giocabile: ogni kart presenta caratteristiche uniche, con personaggi assai bilanciati quali il malvagio Dr. Neo Cortex ed altri che fanno di una particolare caratteristica il loro marchio di fabbrica (si pensi a Polar e alla sua incredibile capacità di affrontare le curve, o, al contrario, ai grandi problemi di manovra che si riscontrano impersonando Tiny Tiger).
Perfino i boss di fine livello, sbloccabili, appunto, dopo aver superato determinate parti della storia, si dimostrano ottimamente caratterizzati, con i personaggi di Ripper Roo e di Nefarious Tropy che spiccano fino a toccare livelli altissimi.
Le piste
Come detto per quanto riguarda le ambientazioni che realizzano lo scenario della modalità principale, anche per quanto concerne i tracciati di gara si assite ad una grandissima opera di studio e reinterpretazione dei livelli dei diversi capitoli della saga di Crash. Le piste sono, inoltre, un inevitabile collegamento ai diversi personaggi presenti nel gioco. In questo modo, i diversi boss sono accompagnati da un circuito apposito, che, ovviamente, ne richiama le caratteristiche e perfino alcuni dei personaggi principali presentano una pista a loro dedicata. Dal Temple Tiny, riferito ovviamente al sempre amabile villain Tiny Tiger, al castello di Neo Cortex, fino al sempre fantastico livello dedicato a N. Gin, le arene contribuiscono con la propria minuziosa resa alla qualità del gioco.
La modalità battaglia
Discorso a sè per una delle modalità che più ha riempito i pomeriggi di migliaia e migliaia di videogiocatori.
La modalità battaglia presenta delle caratteristiche, ovviamente del tutto particolari, con la presenza delle stesse pazze armi utilizzabili anche durante le corse, ma con, in più, una netta modifica dei circuiti. Ad una mappa quadrata e ben definita, si accompagna una sfida a colpi di imprecazioni ed eliminazioni al limite di qualsiasi umana sopportazione. Decisamente la sezione in cui l’essenza del party game viene più fuori, che contribuisce, insieme alle sfide a tempo e alla collezione dei trofei, così come alle sensazionali sfide a quattro giocatori con schermo condiviso (allora si usava il multitap, ne vogliamo parlare??? Incredibile momento nostalgia) alla pressocché infinita rigiocabilità del titolo.
La rivalità con Mario Kart
Tutti questi elementi, uniti insieme, non hanno fatto altro che aggiungere benzina sul fuoco all’accesa disputa tra le diverse fan base. Io personalmente, pur avendo giocato ad entrambi i titoli e ammettendo la precedenza nella realizzazione del gioco dedicato al buon vecchio Mario, non posso che protendere, anche per una questione affettiva, per il gioco di Naughty Dog. Dal momento in cui entrò nella mia umile dimora, il fantastico gioco di kart e frutti wumpa non è praticamente mai uscito dal lettore della vecchia Play per più di un paio di giorni. Si potranno anche riconoscere all’idraulico più famoso del mondo tutti i meriti di questo mondo, ma CTR è semplicemente qualcosa di unico, che, probabilmente, non potrà mai più essere ripetuto.
Giochi successivi
Prima Vicarious Vision con Crash Nitro Kart e poi Radical Entertaiment con Crash Tag Team Racing hanno provato a ricreare la magia sulle console Sony, ma, ahimè con ben scarsi risultati.
I tentativi di innovazione, soprattutto per quanto riguarda il secondo dei due, purtroppo non sono bastati a ripetere l’ottimo mix che aveva reso un vero e proprio must il primo gioco di corse del simpatico Crash. Inutile dire che il sospetto che gran parte dei meriti del grande successo fossero dovuti alla realizzazione ad opera di Naughty Dog si dimostrano più che fondati e, quindi, non si può che augurarsi che la casa creatrice del personaggio torni a lavorare su una delle più grandi icone dei videogiochi per regalarci un titolo degno di questo nome. La speranza è l’ultima a morire e, dopo la remastered dei primi tre capitoli della saga, possiamo forse aspettarci una riedizione in HD del videogioco che tanto ci ha fatto sognare?
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