Prima di diventare uno pseudo-studente universitario disilluso dalle passioni socialmente disprezzate e considerate infantili se non stupide, ero un adolescente psedo-studente liceale, disilluso e dalle passioni socialmente disprezzate apertamente e considerate infantili se non stupide.
Tuttavia, nessuno o quasi si sarebbe rivolto a me come un “nerd”, una parola importata (tra l’altro affibbiandogli il significato di “geek”) e diffusasi solo negli ultimi anni.
Personalmente sono sempre stato dell’opinione che dare una definizione a qualcosa sia l’unico modo per dare coscienza dell’esistenza di quella cosa stessa e con la sottocultura nerd è stato esattamente così, poiché in italiano mancava una parola che esprimesse questo concetto.
Insieme alla definizione è arrivata però anche una teorica (molto, molto, mooooolto teorica) rivalutazione della stessa sottocultura, rappresentata anche da Zerocalcare in una tavola un po’ di tempo fa, che ora l’essere nerd è di moda.
Una parte rilevante di questo processo è stata portata avanti dalla sit-com americana The Big Bang Theory, serie di CBS di estremo successo sia dall’altro lato dell’Atlantico sia nella Penisola Italica.
In TBBT, com’è noto, i protagonisti sono tanto nerd quanto geek (o, per come si sarebbe tradotto nei doppiaggi anni ’90, “secchioni e sfigati”) ed il punto intero su cui si basa la serie TV è la loro difficoltà a relazionarsi con una ragazza “normale”.
Ebbene, ciò che non sopporto di TBBT (tralasciando che la sua comicità non mi ha mai impressionato) è che, al contrario di come si ritiene, non fa altro che perpetrare degli stereotipi, esaltandoli e mettendoli sotto gli occhi di tutti, così che chiunque ne possa ridere.
Ma partiamo dall’assunto originale: cos’è un “nerd”? È una definizione che ha senso per descrivere una persona?
Personalmente è un aggettivo che odio e che ho sempre trovato del tutto insignificante quando riferito ad individui: da un lato perché racchiude tante passioni diverse che sono buttate dentro questo grande minestrone che è impossibile esserne veramente parte ed è così generico che anche esserne al di fuori non è semplice.
In The Big Bang Theory invece Sheldon e soci sono l’esemplificazione perfetta di quello che dovrebbe essere un nerd: sono totalmente infognati in Star Wars e Star Trek, giocano di ruolo ed ai MMORPG, conoscono perfettamente gli universi Marvel e DC e così via.
Inutile a dirsi che persone del genere sono piuttosto rare da trovare e che l’assioma “se ti piacciono alcune cose nerd allora ti piacciono tutte” è alquanto idiota. Ma l’elemento più grave è il corollario dello stesso assioma, ovvero che visto che a questi individui piacciono queste cose, sono quindi anche dei disadattati sociali.
Di fatto, lo show non mostra che i “nerd” sono persone normali e semplicemente hanno alcune passioni che non sono particolarmente diffuse e/o conosciute, ma fa l’opposto: è come uno zoo per far vedere alle “persone normali” che queste buffe creature corrispondono esattamente allo stereotipo deviato che si erano fatte, come se appassionarsi (non il semplice provare una volta o due) a determinati passatempi facesse automaticamente di te un recluso socialmente inabile e che adora qualunque cosa legata a questo misterioso mondo.
Da qui anche il “nerd alla moda”: perché è diventata una sorta di moda professarsi nerd? Proprio perché si sa di non esserlo veramente. Allo stesso modo in cui una decina di anni fa ragazzini e ragazzine si dichiaravano emo – sapendo benissimo di non soffrire di depressione – oggi in molti sputano qua e là la propria “affiliazione” all’essere nerd, qualunque cosa significhi, esattamente perché sanno di star solo scimmiottando i veri sfigati che passano le loro giornate davanti ad uno schermo e che non possono nemmeno parlare con una ragazza senza bere prima degli alcolici (e che di fatto nella realtà a malapena esistono).
I personaggi di The Big Bang Theory sono stereotipi stupidi portati all’estremo e che stanno a rappresentare una realtà che non esiste e che però è l’unica raffigurazione che coloro che non sono mai venuti a contatto con una certa sottocultura hanno, di fatto radicando ancor di più la convinzione dello stereotipo stesso.