Diciamoci la verità: è dal 2008 che aspettiamo questo momento. Quando Nick Fury, nella scena post-credits di Iron Man, annuncia a Tony Stark e al pubblico l’iniziativa Vendicatori. Molti speravano già che in quel progetto fosse incluso anche lui, il figliol prodigo della Casa delle Idee: Spider-Man, ma non è stato subito così.
Dopo varie vicissitudini legate ai diritti cinematografici, però, un accordo fra Marvel Studios e Sony ha permesso finalmente a Testa di Ragnatela di unirsi al resto della banda, facendo prima capolino in Captain America: Civil War e tornando poi definitivamente a casa con il suo film dedicato, Spider-Man: Homecoming, appunto.
Recensione
Cercherò di restare generico per non svelarvi nulla degli eventi che succedono, credetemi quando vi dico che dovete gustarvi ogni scena senza sapere nulla. Ah, il trailer non mostra quasi niente, quindi potete anche dimenticarlo.
Ed è un peccato che non possa dire nulla della trama, perché quasi ogni singola scena del film andrebbe analizzata con una pila di albi accanto, possibilmente de L’Uomo Ragno delle edizioni Corno. Questo perché è da quelle storie che Spider-Man: Homecoming trae maggiore ispirazione.
Non lasciatevi ingannare dall’ambientazione moderna e piena di riferimenti pop. Questo è sotto molti aspetti lo Spider-Man più fedele ai fumetti classici, forse non tanto per la trama e per i personaggi in sé, quanto nello spirito e nel messaggio che viene veicolato.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalle basi, ovvero la storia: questa non è particolarmente complessa, se ne guardiamo la struttura. Spidey deve affrontare varie peripezie e sfide, vede messe alla prova le sue capacità e la sua forza di volontà e deve combattere contro il cattivone di turno.
La grande differenza sta nel come viene affrontato questo archetipo. Peter Parker è un ragazzo come molti, seppur molto intelligente. Un po’ sfigatello, ok, ma non è uno stereotipo. È anche un ragazzo che ha subito una trasformazione straordinaria e che sta avendo la possibilità di fare di più con i poteri che si ritrova. Questo lo mette in una situazione difficile che lo dovrà portare a conciliare scuola, famiglia, amici e responsabilità con la sua voglia di rendersi utile, soprattutto contro una minaccia che tutti sembrano prendere sotto gamba. Questa lotta si manifesta soprattutto a livello interiore, è Spider-Man che deve fare i conti con sé stesso prima che con gli altri, amici o nemici che siano.
Qui sta il primo vero punto di forza del film: non si perde in moralismi o in tematiche poco pertinenti, ma punta dritto al sodo. Peter Parker si fa un gran mazzo per restare a galla e non combinare casini. A volte ci riesce, a volte no. Quando non ci riesce, deve fare i conti con le conseguenze. Spider-Man: Homecoming in fondo ci parla proprio di come il nostro eroe prenda coscienza e si faccia carico delle ormai proverbiali “grandi responsabilità” che derivano dai suoi grandi poteri.
I due motori della presa di coscienza di Spidey sono ovviamente Tony Stark e l’Avvoltoio. Il primo non lo definirei un mentore, nonostante lui stesso riconosca di avere istinti paterni nei confronti del giovane Uomo Ragno. Il rapporto risulta più come quello fra datore di lavoro e impiegato e giustamente, aggiungerei. Tranquilli, Iron Man e il suo alter-ego si vedono davvero poco e la sua presenza è utile soprattutto al fine di giustificare alcuni eventi (oltre che a far proseguire un poco la storia del Marvel Cinematic Universe) come ad esempio la presenza di tutto quel caratteristico sottobosco di pessimi cattivi come possono essere Scorpione, Shocker e compagnia bella. Il film resta incentratissimo su Spider-Man e Stark rappresenta più il fatto che nel mondo ci siano altri supereroi, fatto che sarebbe paradossale ignorare come succede invece in molti fumetti. Perché quando qualcuno come il Doctor Octopus spacca tutto non arrivano gli Avengers di gran carriera?
Adrian Toomes, alias l’Avvoltoio, è invece una inarrestabile forza del male, che agisce per aiutare la sua famiglia. Questo gli dà un’energia inesauribile per fare ciò che fa. A noi arriva un personaggio con una determinazione quasi tangibile, e Micheal Keaton ci regala un villain ansiogeno e a tratti terrificante. Uno dei migliori cattivi e potrei azzardarmi a dire che è addirittura il più azzeccato del MCU. C’è una scena in particolare che sembra più uscita da un thriller psicologico per la tensione che trasmette. Toomes è davvero minaccioso e riesce a non farci dare per scontati i momenti successivi a questa scena.
Non pensiate che Tom Holland sia da meno. Questo ragazzo è bravissimo e il suo Peter Parker sembra uscito dritto dritto dalle pagine dei fumetti. L’attore ventunenne tira fuori con disinvoltura un’ottima interpretazione sia nei momenti spensierati (Spidey che prende in giro i cattivi, Peter che si barcamena con la sua doppia vita), sia durante quelli drammatici, dove dimostra di essere qualche spanna sopra ai precedenti attori che si sono messi nei panni del personaggio. Anche l’aspetto è molto simile a quello che viene comunemente raffigurato nei fumetti, tanto che molte inquadrature sembrano essere fedeli riproduzioni di vignette e sequenze viste su carta.
In Spider-Man: Homecoming l’umorismo è abbondante, anche se nel classico stile del nostro amichevole Uomo Ragno di quartiere. Finalmente vedo reso questo aspetto come Stan Lee comanda! Non lasciatevi però ingannare da queste mie parole. Ci sono anche momenti molto seri, e due di questi in particolare sono le scene migliori del film. Una è anche l’adattamento di una delle tavole più famose di Steve Ditko (dico solo The Final Chapter).
Ottimi anche tutti gli altri attori. Marisa Tomei mette in scena una zia May svecchiata e decisamente… interessante! Tutti i comprimari sono convincenti anche se compaiono anche solo per poco e questo contribuisce a creare un mondo pulsante pieno di persone e non di personaggi.
Ah. Riguardo le scene post-credits, assicuratevi di restare in sala fino in fondo, perché la seconda scena è forse la più divertente che abbia mai visto in un film di supereroi.
Musica ed effetti speciali
La musica e soprattutto gli effetti, contribuiscono molto alla resa finale e soprattutto questi ultimi sono stati utilizzati davvero bene per creare delle atmosfere claustrofobiche in momenti che non ti aspetti, trasmettendo delle sensazioni davvero realistiche. Micheal Giacchino ha realizzato una colonna sonora utilizzando molto la classica sigla del cartone animato degli anni ’60 in modo davvero convincente ed ha anche mischiato piccoli frammenti del tema degli Avengers creato da Alan Silvestri, sempre bello da sentire.
Un plauso agli effetti speciali, impeccabili come sempre, che soprattutto nell’ultima parte del film vengono sfruttati in modi molto, molto interessanti! Le ali dell’Avvoltoio in particolare sono davvero fantastiche. Quelle ed il costume sono una di quelle cose che non ti aspettavi potessero essere rese così bene e invece finiscono per diventare un elemento di spettacolo, quasi rubano la scena al buon Spider-Man!
In conclusione
L’esperienza di questo Spider-Man: Homecoming è rinfrescante. In un universo cinematografico di trentenni, questo ragazzino così energico come interpretazione e come personaggio, lascia stupiti. Un po’ perché non te lo aspetti, un po’ perché il carisma degli attori riesce addirittura a mettere in ombra l’eccentrico Robert Downey Jr. e anche perché questo è un film che cammina, anzi corre, sulle sue gambe.
Un’altra delle cose che più mi è piaciuta è la messa in scena (realistica) di tutto quel mondo un po’ pittoresco di villain di serie B che è parte integrante delle vicende di Spider-Man. Non mi stupirei di vedere l’Uomo Colla o Stilt-Man rapinare una banca nel prossimo film, mentre fanno risate malvagie subito prima di essere catturati da Testa di ragnatela. Anche tutto il resto è fumettoso: il costume, Peter che mangia sollevandosi la maschera appollaiato su di un palazzo del Queens, lo zainetto attaccato al muro con della ragnatela, i cameo (ah, i cameo!) e c’è pure una meta-scena che cita due dei vecchi film, a voi scoprire quali!
E se proprio i cinque film precedenti si sono incentrati quasi esclusivamente sul personaggio di Peter Parker, Homecoming è invece un adattamento a tutto tondo che piazza l’eroe in un mondo più vivo che risente delle sue azioni, senza mettere in secondo piano l’introspezione. Alla fine della fiera, si capisce una cosa: Il più grande avversario di Spider-Man è dentro di sé e le sfide che affronta lo mettono davvero alla prova. Non è un pretesto per fare delle banali avventure da supereroe, ma è un genuino spunto di sviluppo del personaggio che cresce in modo convincente.
Detto ciò, se davvero sarà Spidey a guidare l’MCU a partire dalla Fase 4, non posso che approvare la scelta, aspettare ansioso la sua prossima apparizione e incoraggiarlo citando la grande assente (?) Mary Jane.
Falli secchi, tigre.
Nerdando in breve
Spider-Man: Homecoming è il ritorno in grande stile dell’eroe Marvel più famoso, che convince prima per tono e recitazione e poi per capacità di intrattenere. Un film davvero pieno di emozioni e divertimento, su una china leggermente più dark rispetto ai film dei suoi colleghi Avengers.
Nerdandometro: [usr 4.8]
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