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Pirati dei Caraibi: la vendetta di Salazar – Il ritorno del Depp-centrismo

Recensione

La vendetta di Salazar, il quinto capitolo della saga de “Pirati dei Caraibi”, è una pellicola che poteva rappresentare molto.
Fin dal secondo capitolo, infatti, le avventure del pirata Jack Sparrow hanno iniziato a perdere qualcosa e la speranza che la saga potesse tornare ai fantastici livelli de La maledizione della prima luna era diventata quasi un miraggio, grazie ad un quarto capitolo decisamente sottotono.

Oltre ai confini del mare, infatti, segnando un vero e proprio punto di non ritorno a causa dell’assenza di una trama ben strutturata, in grado di raccontare qualcosa, e l’eccessivo Johnny Depp-centrismo, è un capitolo che, da atteso, ha tradito molto le aspettative di chi, come me, sognava un ritorno alla qualità.
Le doti dell’attore statunitense, tanto convincente nel primo capitolo da meritarsi perfino una nomination agli Oscar come miglior attore protagonista, sono risultate fondamentali per edificare il grande successo del franchise Disney, questo è innegabile, ma è altresì vero che il personaggio così ben caratterizzato da Depp sia finito poi per eclissare più o meno tutto il resto, all’interno delle pellicole.

Nonostante queste considerazioni negative e ben tre sequel non all’altezza, da inguaribile affezionato della prima pellicola, non potevo perdere l’occasione di tornare a solcare i mari in compagnia dei pirati e, complici alcune indiscrezioni sul film, ho colto la palla al balzo per tornare, ancora una volta, al cinema; oltre al ritorno nel cast di Orlando Bloom e di Keira Knightley, rispettivamente nei panni di Will Turner ed Elizabeth Swann, la trama prometteva, infatti, chiarimenti sul passato di Jack Sparrow, un filo narrativo che poteva realmente dire qualcosa di nuovo ed entusiasmare come un tempo.

Ma andiamo con ordine: questa, in breve e senza spoiler, la trama.

Trama

Jack Sparrow, dopo le avventure viste nel quarto capitolo della saga, è toccato dalla cattiva sorte e, insieme alla propria ciurma, si ritrova povero e senza ambizioni di tornare a navigare. Con i suoi uomini che sono pronti a voltargli le spalle e la Perla Nera che sembra persa per sempre, al pirata non resta che annegare i propri pensieri nel rum e, pur di procurarsene una bottiglia, baratta l’ultima cosa che ha ancora un valore: la propria bussola.
Questo avvenimento porterà alla liberazione del più grande incubo di Jack Sparrow, con il ritorno nei mari del perfido Salazar, il matador del mare, che, in cerca di vendetta, non sarà pago finché non avrà ucciso il suo antico nemico. I destini del pirata sembrano legati, però, anche a quello del giovane Henry Turner, il figlio di Will ed Elizabeth, che, per il liberare il padre dalla maledizione dell’Olandese Volante, si mette in viaggio alla ricerca del tridente di Poseidone.

Cast

Ancora una volta ritroviamo un Johnny Depp quanto mai calato nella parte.

Il suo Capitan Jack Sparrow ha smesso da tempo, per me, di essere un ruolo. L’attore si è totalmente calato nella parte, a scapito della credibilità, adagiandosi in un’interpretazione comoda e poco pretenziosa. Se nei capitoli precedenti il pirata, pur apparendo strano, manteneva una profondità inaspettata, con un senso dell’onore smodato per un personaggio del genere ed in grado di renderlo tanto amato e seguito dal pubblico, qui ci si limita a presentarlo come una macchietta comica.

Il tentativo di rinnovamento è passato anche attraverso la scelta dei due nuovi attori Brenton Thwaites e Kaya Scodelario. I due innesti, inseriti chiaramente nel tentativo di riproporre lo stesso schema narrativo del primo film, risultano, onestamente, due brutte copie di Will ed Elizabeth per come apparivano all’inizio della saga cinematografica.
Capacità attoriali di dubbia qualità, non riescono ad accompagnare con adeguato trasporto lo spettatore, finendo per essere irritanti più che coinvolgenti.

Armando Salazar, interpretato da Javier Bardem, invece, potrebbe rialzare il livello della qualità recitativa, se non fosse che, avendo già visto Skyfall, si abbia un’incredibile sensazione di dejavu.
L’interpretazione dello spagnolo è buona, ma la caratterizzazione risulta esattamente la stessa della nemesi di Bond e questo, almeno per quanto mi riguarda, è un punto a sfavore.

Unica nota lieta, come sempre, è costituita da Geoffrey Rush nei panni del Capitano Barbossa. Ancora una volta l’attore australiano si dimostra la vera anima di Pirati dei Caraibi, nonché in grado di dar vita al personaggio più credibile e meglio realizzato.

Conclusione

Un classico “mi aspettavo di più” non credo possa rendere perfettamente lo stato d’animo di chi esce dal cinema dopo aver visto la pellicola. La sensazione è che ci fossero tutte le premesse per fare bene, ma che, di nuovo, sia sia mancato di molto il bersaglio.

A iniziare dalle scenette comiche, di cui soltanto una scarna percentuale fa ridere, tutto ci pervade di una sensazione di tristezza.
Jack Sparrow è diventato la parodia di se stesso e, allo stesso modo, anche il film si snatura.

Nulla possono i “tentativi” fatti per svecchiare la serie, proprio perché si è scelto di fossilizzarsi su quegli aspetti che ne hanno determinato il successo, ma non valorizzandoli, bensì ripetendoli fino allo sfinimento e senza cognizione di causa.
Probabilmente, se si fosse osato di più, distaccando il prodotto da uno schema fin troppo abusato alla ricerca del facile successo, ora ci troveremmo a parlare di ben altra pellicola.

Nerdando in breve

Se siete dei fan inguaribili del Capitan Jack Sparrow guardatelo pure, ma preparatevi a soffrire.

Morgana, invece, vi elenca in questo articolo cinque motivi per andarlo a vedere.

Trailer


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