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Outlast 2 – Quando il terrore supera ogni limite

OUTLAST 2 RECENSIONE

Recensione

Outlast 2 è probabilmente il gioco che ho atteso e temuto di più negli ultimi 10 anni. Atteso perché sono un fanatico di horror, che si tratti di videogiochi o film; temuto perché sapevo che mi avrebbe travolto sotto il profilo emotivo. E così è stato. Quella vissuta con Outlast 2 è stata un’esperienza emotivamente destabilizzante e a tratti traumatica ma… sapete che c’è? Per certi versi è esattamente quello che speravo di trovare, nonostante la sensazione che, a tratti, si sia forse superato qualche limite di troppo. Ma andiamo con ordine…

Storia di un incubo a occhi aperti

Memore di quanto visto nell’avventura di base di Outlast e, successivamente, nel DLC Whistleblower, ero ben consapevole del fatto che Outlast 2 si sarebbe rivelato un titolo per stomaci forti, ma quel che non mi aspettavo è come e quanto mi avrebbe destabilizzato sotto il profilo emotivo. L’inserimento di una componente religiosa estremamente marcata ad arricchire la canonica premessa del “tutto intorno a te vuole sbudellarti e, nel mentre, violentarti psicologicamente” è stata infatti quantomai azzeccata, dando ad Outlast 2 una perversa nonché azzeccatissima vena di malato esoterismo che si è rivelata preziosissima per accrescere il coinvolgimento generale.

Come ormai ben saprete, qualora abbiate avuto modo di leggere qualche mio altro articolo, non amo entrare nello specifico delle trame e in questo caso non farò di certo un’eccezione, perciò vi basti sapere che la storia di Outlast 2 non è soltanto ben scritta e strutturata, ma vanta anche un cast di personaggi che per quanto di molto sopra le righe, si rivelano determinanti per rendere l’avventura davvero… indimenticabile. E non necessariamente in senso buono.

Questo perché ciò che vedrete in Outlast 2 vi susciterà emozioni forti, molto forti, e qualora abbiate una qualche vaga credenza religiosa, preparatevi a provare anche una profonda sensazione di disagio, soprattutto durante la lettura dei tanti perversi documenti disseminati lungo le ambientazioni. Documenti non soltanto funzionali a permettervi di comprendere meglio il contesto e i personaggi che lo abitano, ma imprescindibili per accrescere il grado di coinvolgimento dell’esperienza. Però… magari evitate di leggerli a voce alta o potreste rischiare che qualche vicino di casa chiami un esorcista.

Gameplay

In termini di concept, Outlast 2 non propone alcuna vera rivoluzione rispetto al passato, rivelandosi solo – concedetemi la storica citazione di Cliffy B. – “bigger, bettere and more badass” del suo celebre predecessore. La grafica si è fatta più realistica e d’impatto, la storia più complessa e intricata, le ambientazioni più vaste e opprimenti ma il fulcro dell’esperienza è rimasto essenzialmente lo stesso di sempre, così come il gameplay che gli è stato cucito intorno. Il che implica una progressione fatta di numerose fasi di infiltrazione in zone strapiene di nemici, una vagonata di jumpscare, tante batterie per ricaricare la visione notturna dell’immancabile telecamera, e le immancabili fughe da nemici che lanciano anatemi di ogni genere verso di voi. Vi piace l’idea? Mi auguro di sì perché al di là di qualche piccolissima variazione sul tema, è ciò che vi accompagnerà per una decina di ore di… pura e perversa passione in perfetto stile Red Barrels.

In Outlast 2 l’orrore, l’angoscia e l’impotenza saranno infatti i piatti principali di un “pasto videoludico” difficile da scordare, e se devo dirla tutta, la sensazione è che a tratti si siano anche superati i limiti di un codice morale a cui, in fin dei conti, la totalità dell’industry si è sempre attenuta. Vuoi per i testi che definire blasfemi rappresenta un simpatico ed infantile eufemismo, vuoi per tematiche estremamente delicate che vengono trattate con la leggerezza che si riserva solitamente alle chiacchierate del “dopo posticipo”, vuoi per i costanti richiami a stupri, violenze generalizzate, anticristi vari ed eventuali, la sensazione è che di tanto in tanto si sia andati un po’ oltre il limite.

La questione morale

Che poi se vogliamo il limite non c’è e non c’è mai stato, ma quando si parla di videogiochi, fatico a concepire le situazioni in cui ciò che vedo, sento e leggo perde la sua valenza ludica, lasciando spazio ad una violenza, verbale, figurata o anche solo allusiva, non necessaria. Superflua. E di eccessi superflui e fini a se stessi, in Outlast 2 ne ho visti parecchi. A qualcuno questo piacerà, ad altri meno e ad altri ancora non piacerà affatto, ma personalmente, trovandomi nel mezzo, non posso che consigliarvi di valutare il prodotto senza particolari preconcetti, ma soltanto con il vostro personalissimo metro di giudizio “morale”, se così vogliamo definirlo, onde evitare di perdervi un’esperienza complessivamente straordinaria – o di forzarvi a viverla solo per “moda” – seguendo il parere di qualcun’altro. Datevi uno sguardo in giro, magari cominciando proprio dai video che trovate in questo articolo e fatevi un’idea: solo a quel punto potrete decidere con piena consapevolezza.

Nerdando in breve

Outlast 2 è un gioco di certo non adatto a tutti, ma ciò non toglie che sia capace regalare un’esperienza davvero indimenticabile… nel bene e nel male.

Trailer

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