Il Dottore è tornato. Finalmente, aggiungerei. Dopo un’attesa di quasi due anni e dopo un gustosissimo speciale natalizio (The return of Doctor Mysterio) finalmente ha inizio la tanto agognata decima stagione di Doctor Who, l’ultima che vedrà l’incarnazione di Peter Capaldi.
La decima non sarà una stagione come tutte le altre. Come detto già sappiamo essere l’ultima del Dodicesimo Dottore, e le speculazioni su chi verrà a seguire non fanno che infuriare da mesi sul web, ma sarà anche l’ultima dello showrunner Steven Moffat e, molto probabilmente, a cambiare sarà anche la neo introdotta companion Bill, questo proprio per dare al prossimo sceneggiatore Chris Chibnall (autore dello splendido Broadchurch) totale carta bianca.
Alla luce di tutto ciò è facile aspettarsi una stagione con fuochi d’artificio e, se conosciamo un minimo Moffat, tantissime lacrime. Sicuramente non ci sarà tempo da perdere, perché una stagione vola via veloce e i temi da trattare e chiudere sono davvero molti.
Recensione
Veniamo dunque all’episodio iniziale, dal titolo The Pilot.
Fin dalle prime scene è facile intuire che Moffat non la toccherà piano. Una bella inquadratura della scrivania del Dottore ci mostra le foto incorniciate di River Song e Susan Forman, moglie e nipote del Dottore. Conoscendo il destino della prima, è facile intuire che medesima sorte sia toccata anche alla seconda. Sempre sulla scrivania fanno bella mostra una manciata di cacciaviti sonici, tra cui quelli del Terzo, Quarto e Undicesimo Dottore.
Viene poi il turno di Nardole, companion dallo speciale natalizio, che ci introduce Bill, in procinto di diventare la tanto attesa nuova companion: giovane, nera, lesbica dichiarata, Bill è sulla graticola dei fan di tutto il mondo. Essere la companion del Dottore vuol dire essere sottoposti al giudizio e alla critica di milioni di appassionati ognuno con le proprie preferenze. Prendere il posto ereditato da Clara Oswald non è facile e il fatto che l’attrice non sia una whovian probabilmente l’ha aiutata a vivere questa importante esperienza senza alcun timore reverenziale.
Scopriamo quindi che il Dottore è in incognito da molti anni come professore universitario (un plot ereditato dal racconto incompleto Shada, scritto da Douglas Adams per il Quarto Dottore). Questi ha notato alle sue lezioni proprio Bill, che però non è una studentessa ma serve patatine alla mensa (altro riferimento ad una precedente storica companion, Rose Tyler); la invita quindi a seguire ancora le sue lezioni e si offre come suo tutor personale.
Il perché non ci viene spiegato chiaramente, ma assistiamo ad alcune delle lezioni dove il tema è ovviamente la percezione del tempo. Come sarebbe la nostra vita se il tempo non fosse un fluire di cause-effetto, ma fosse tutto spianato davanti a noi? Se gli eventi della nostra vita accadessero tutti contemporaneamente? Dopo tutto è solo una questione di Tempo e Dimensioni Relative nello Spazio; decisamente Moffat ha deciso di usare la mano pesante coi suoi fan.
L’episodio prosegue su binari noti: il Dottore sta cercando di proteggere qualcosa per salvare la Terra dagli alieni; un alieno entra in campo e coinvolge Bill; Bill scopre che il TARDIS è più grande dentro che fuori e che può viaggiare nello spazio e nel tempo; il Dottore salva tutto e tutti; Bill diventa la nuova companion dopo un primo momento in cui la sua memoria stava per essere cancellata (ancora riferimenti: Donna e di nuovo Clara).
Non mancano i momenti di pathos, di agonia strappalacrime, di colonne sonore inserite ad arte, giusto per farci capire che lo show non prenderà una piega buonista, tutt’altro.
Il Dottore non ha voglia di scherzare, ma non è quel brontolone acido dei suoi primi episodi. Dinamico e grintoso non si lascia travolgere ma guida gli eventi. La spalla di Nardole offre spunti a tratti esilaranti e Bill veste i panni della companion in modo eccezionale: solo apparentemente frivola, in realtà nasconde uno spessore eccezionale, prova emozioni e sentimenti profondi e se non tiene testa al Dottore come faceva Clara, ha comunque le carte in regola per non essere passiva, e per buttare sul piatto argomentazioni convincenti.
Le reazioni dei fan sono state generalmente positive, sia per il Pilot che per Bill. A scanso di qualche sterile polemica sul mostrare un personaggio apertamente gay in prime time (sì, siamo ancora a quel punto), Bill ha convinto il pubblico: dover salutare anche lei a fine stagione non sarà certo facile.
Di base, però, c’è una strana sensazione che permea tutto l’episodio. Una sorta di nostalgia pre abbandono. Come quando una bella vacanza sta per finire e ci prepariamo a lasciare i vecchi amici sapendo che potremmo non rincontrarci più tutti assieme un’altra volta, in futuro. Sappiamo di essere in procinto di dire addio al Dodicesimo, eppure quando succederà sarà straziante e, sotto sotto, ogni whovian spera che quel momento non debba mai arrivare davvero. Ma tutto finisce, come dice il Dottore, ed è sempre triste quando accade. Però quando qualcosa finisce, è perché poi inizia qualcosa di nuovo, e allora si è felici.
Quindi: siate felici.
Il Dottore è tornato.
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