La cura dal benessere è un film strano: pubblicizzato poco o nulla, è sconosciuto al grande pubblico ma, sulla carta, ha tutto ciò che serve per essere la pellicola interessante che scopri per caso e di cui ti innamori.
Il nome di Gore Verbinski in cabina di regia e un trailer ben montato mi avevano incuriosita e sono arrivata al cinema piena di aspettativa. I primi dubbi sono arrivati quando mi sono resa conto che le persone presenti in sala, di sabato sera, erano solo quattro o cinque. D’altra parte, succede spesso che film di qualità vengano snobbati dal grande pubblico, no? Beh, purtroppo non era questo il caso.
Trama
Lockhart è un giovane e rampante dipendente di una grossa azienda di Wall Street. La sua vita scorre completamente assorbita dal lavoro e tragicamente segnata da un dramma del passato.
Quando, proprio alla vigilia di un’acquisizione miliardaria, il socio di maggioranza decide di ritirarsi a vita privata in una spa della Svizzera, tocca proprio a Lockhart il compito di andare a recuperarlo per riportarlo a New York.
Una volta sul posto, però, il giovane dovrà rendersi conto che la casa di cura non è esattamente quello che sembra e sarà costretto a confrontarsi con una realtà che va ben oltre ogni sua più fervida immaginazione.
Recensione
La cura dal benessere appare, già da queste poche righe, come un thriller potenzialmente avvincente e adrenalinico. La trama di base, per quanto semplice, si presta a sviluppi in ogni direzione. Peccato però che, tra tutte le possibilità, si sia scelta quella più banale possibile.
Mi aspettavo di trovarmi di fronte ad una versione aggiornata di Hostel o di Shutter Island, di scoprire, insomma, un intricato complotto e invece sono rimasta totalmente delusa dalla telefonatissima svolta del plot.
Intendiamoci, La cura dal benessere non ha solo aspetti negativi. Dal punto di vista tecnico, infatti, il film si rivela estremamente ben fatto. Verbinski si conferma un maestro nel creare tensione, soprattutto nella prima parte della pellicola, ed è in grado di realizzare scene visivamente stupende. Supportato anche da una fotografia bellissima e da scenari mozzafiato, il regista tesse una ragnatela di immagini evocative e di scene da manuale di cinema, alzando gradualmente il livello della tensione fino ad un clou che però non arriva mai.
Il film costruisce e prepara per oltre due ore, senza mai risolvere in modo risoluto la situazione, risultando alla fine solamente sfiancante: una lunga e noiosa marcia verso un finale scontato e per niente coinvolgente. A salvarlo non bastano nemmeno le citazioni di genere (la scena presa di peso da Il Maratoneta, con il dentista folle, risulta comunque la più tesa e spaventosa della pellicola).
L’impressione finale è di un puro esercizio di stile: visivamente bello ma senz’anima. È come se Verbinski avesse voluto dare prova della propria capacità virtuosistica con la macchina da presa, ma si fosse perso dietro una storia non chiara perfino per lui. Un vero peccato, perché La cura dal benessere poteva essere un film interessante, ne aveva il potenziale, ma si rivela solamente un esperimento mal riuscito.
Nerdando in breve
La cura dal benessere è un film a metà: una prima parte tesa e ben costruita lascia poi spazio a confusione e noia. Per un thriller ambizioso dovete cercare altrove. Nota positiva, però, per la qualità tecnica e visiva.
Trailer
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