Spesso davanti ai videogames delle nuove generazioni ci si ritrova a riflettere sulla mancanza di originalità. Nella memorie di noi (ormai anziani) videogiocatori e fedeli appassionati, il passato appare sempre più luminoso del presente, nonché costellato di piccole perle che non si possono dimenticare.
Se il discorso può essere meno condivisibile per alcuni generi, personalmente trovo che sia pienamente applicabile nel campo dei platform.
Da sempre il genere da me preferito, a causa della grande immediatezza e velocità di apprendimento dei comandi principali, la tipologia di gioco ha subito, negli anni, un progressivo abbassamento di livello. Se all’inizio dell’era Sony era possibile vedere vari titoli appartenenti al genere, con l’aumento delle possibilità grafiche delle nuove console ed un pubblico più predisposto a temi realistici e maturi, i fastosi e chiassosi mondi dei giochi di piattaforme sono stati lentamente abbandonati.
Tuttavia, oltre al sempre eterno Crash Bandicoot, che ha influito sulla mia persona talmente tanto da meritare un proprio 9 Sfumature di Nerd, ci sono tanti videogiochi che hanno saputo, pur nella loro apparente semplicità, offrire delle esperienze complete e divertenti.
Scavando nella memoria, quali sono i giochi che più mi hanno formato come videogiocatore?
1. Spyro the Dragon (1998)
Il primo gioco che provai una volta inserita la demo (c’erano ancora le demo fisiche) nella mia nuova Playstation era l’avvincente avventura, ideata dai ragazzi di Insomniac Games, del draghetto viola più famoso dell’era digitale.
Nei panni di Spyro si poteva attraversa un mondo completamente in 3D e, anche se per chi aveva già giocato a Super Mario 64 la cosa poteva risultare meno sorprendente del previsto, ricordo che su di me fece colpo eccome.
In seguito al grande successo, ovviamente, fecero molti seguiti che, a causa di una formula stanca e dell’introduzione di personaggi poco ispirati (Hunter diamine) e, soprattutto, del passaggio nelle mani di sviluppatori meno capaci, la serie sprofondò lentamente nella mediocrità.
2. Rayman (1995)
Colorato, eccentrico e…bidimensionale, il primo capitolo di Rayman rimane insuperato.
Salvare gli Electoons (quella sorta di note musicali) era complicatissimo e il livello di difficoltà in generale molto alto ha fatto di questo videogioco uno degli “interminabili” nella mia collezione.
Con il passaggio alla tridimensionalità di Rayman 2, il carisma del personaggio, le ambientazioni e l’appeal della saga rimangono intatti, ma, pur essendo un gioco davvero molto valido, il secondo capitolo della saga perde qualcosa del fascino che poteva avere quel maledetto gioco in 2D.
3. Kingsley’s Adventure (1999)
Gioco probabilmente semi sconosciuto ai più, questo fantastico platform è un altro dei titoli conosciuti grazie alle fantastiche demo in versione CD.
Appena provato ne rimasi semplicemente estasiato. A cominciare dall’atmosfera medievaleggiante, la presenza di armature, incantesimi e chi più ne ha più ne metta, i ragazzi di Psygnosis (gli stessi di Wipeout, per capirci) hanno saputo costruire un prodotto solido e divertente come pochi.
4. Bugs Bunny e Tazz in viaggio nel tempo (2000)
Secondo gioco incentrato sulla figura del coniglio di casa Warner dopo “Bugs Bunny: Lost in Time,” il titolo propone un improbabile duo intento ad avventurarsi per le varie epoche storiche. Ho passato ore ed ore impersonando il diavolo della Tasmania, picchiando qualsiasi cosa e cercando di risolvere enigmi. Semplicemente bellissimo.
5. Chi è PK? (2002)
Uno dei primi giochi acquistati per Playstation 2, è un platform puro e cattivo.
Vuoi per la scarsa calibrazione dei comandi, vuoi per il sadismo degli sviluppatori, controllare PK durante l’azione era maledettamente difficile, anche se appagante. La possibilità di rivivere le avventure dell’alter ego fantascientifico di Paperino e di poter utilizzare lo scudo Extransformer, uniti alla bella grafica in cel-shading, in grado di restituire fedelmente la sensazione della pagina stampata, non possono che conquistare.
6. Psychonauts (2005)
L’atmosfera surreale e i poteri psichici di Raz, il protagonista, caratterizzano questo gioco particolarissimo. La capacità di entrare nelle menti dei personaggi non giocanti, permette di accedere ai vari livelli, che, in base alla loro personalità, influenzano gameplay ed atmosfere.
La natura complessa e originale del titolo, oltre ad esserne il maggior punto di forza, ne costituì anche la maggiore debolezza ai tempi. Poco successo per un gioco che meritava molto di più.
7. Sly Raccoon (2003)
Altro titolo particolare, anche se di ben diversa fama è quello dedicato al ladro Sly, erede del Clan Cooper. Le meccaniche di gioco, unite ad un sapiente uso della grafica in cel-shading (che nel periodo andava un po’ per la maggiore), fanno da cornice ad un videogame ben sviluppato in quanto a gameplay e storia. In grado di coinvolgere ed appassionare, Sly Raccoon rimane uno dei migliori platform dell’era Playstation 2.
8. Jak and Daxter (2001)
Non poteva mancare, ovviamente, il titolo che forse ha giganteggiato nell’ambito dei giochi di piattaforma dell’era 2000. Il ritorno, dopo Crash Bandicoot, ad un platform di grande livello, segna la rinascita di Naughty Dog e un successo stratosferico.
I capitoli successivi sono uno meglio dell’altro e, con la maturazione del protagonista, anche i toni crescono e si fanno più cupi. Un capolavoro.
9. Ratchet & Clank (2002)
Principale concorrente di Jak and Daxter è proprio il platform che segna il grande ritorno di Insomniac Games, un po’ come a riproporre il dualismo Spyro vs. Crash.
Io personalmente ho sempre preferito le avventure del Lombax che, con armi e gadget improbabili, mi ha tenuto compagna per un bel pezzo. Recentemente, poi, lui e il suo meccanico compagno di avventure sono anche divenuti star del cinema nel film a loro dedicato…
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