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Berserk and the Band of the Hawk – Per pochi intimi

Berserk and the Band of the Hawk recensione

Recensione

Quando annunciarono per la prima volta l’intenzione di realizzare Berserk and the Band of the Hawk ammetto di aver provato una gioia immensa, e in fin dei conti credo sia successa un po’ la stessa cosa a chiunque abbia mai avuto il piacere di leggere un fumetto della saga o anche solo di vedere una puntata del suo controverso anime.

Considerando che “ai bei tempi” avevo fatto carte false per portarmi a casa il vecchio capitolo per Dreamcast nonostante fosse interamente in giapponese, ero infatti entusiasta all’idea di poter mettere le mani su un prodotto addirittura localizzato in una lingua comprensibile e con una veste grafica decisamente più accattivante rispetto a quella del vecchio (ma comunque sempre affascinante) Sword of the Berserk ma… diciamo che le mie aspettative non sono state pienamente soddisfatte. Anzi, a dirla tutta sono rimasto parecchio deluso da questo Berserk and the Band of the Hawk.

Il motivo? Il fatto che è essenzialmente Berserk and the Band of the Hawk non è certo un prodotto di scarsa qualità, ma fa di tutto per sembrarlo. Mi spiego meglio: la sensazione che si ha giocando è che il team di sviluppo, pervaso da un’incontrollabile istinto autolesionista, abbia fatto davvero di tutto per limitare il potenziale e l’appeal di una delle saghe nipponiche più belle di sempre (almeno fino a quando Miura non ha pensato bene di rinnegarne l’essenza con i capitoli più recenti del manga ma… questa è un’altra storia) e ciò che ne consegue è che Berserk and the Band of the Hawk riuscirà a risultare gradevole solo agli occhi di chi provasse un’amore incondizionato verso il brand. Non siete fra questi? Lasciate perdere, perché non sarà di certo questo discutibile musou a farvi innamorare di Gatsu e compagni.

E non dico questo perché ci troviamo di fronte a un musou, genere videoludico dichiaratamente di nicchia il cui concept non cambia da quasi un ventennio (e a quanto pare, viste le vendite che la categoria fa registrare un po’ ovunque, sembra vada bene così a tutti), ma perché non c’è davvero nulla che possa elevare Berserk and the Band of the Hawk al di sopra dei suoi numerosissimi concorrenti, esaltandone per l’appunto le storiche qualità: atmosfera, brutalità dei combattimenti e profondità dei personaggi.

Trailer

Una storia leggendaria

Qui, al contrario, è tutto accennato, lasciato intendere, senza che si possa veramente apprezzare ciò che ha reso Berserk quel fenomeno di massa che tutti conosciamo, nonostante il suo autore e chi ne gestisce gli interessi stiano facendo di tutto per inimicarsi praticamente ogni essere vivente presente nel globo terracqueo.

Prendiamo prima di tutto la parte narrativa. In molti hanno gridato al miracolo di fronte al fatto che il gioco proponga numerose scene tratte dagli OAV più recenti, ma la realtà dei fatti è che tali sequenze creano un’atmosfera davvero destabilizzante per un semplice motivo: per ovvi motivi non coprono la totalità della storia narrata, troncando l’inizio della saga (raccontato attraverso sterili, fugaci schermate di testo) e venendo sostituite da filmati creati appositamente come “tappabuchi narrativi” per andare oltre il punto in cui gli OAV si interrompono. Una scarsa uniformità narrativa che per quanto piacevole per chi si fosse perso gli OAV o volesse in qualche modo riviverne le fasi più salienti, rende a tratti difficile farsi davvero coinvolgere dagli eventi proposti.

E questo è esattamente ciò che succede anche quando si parla di combattimenti. In tante occasioni le sequenze delle splendide pellicole animate vi faranno sentire parte integrante dell’universo creato da Miura, ma dopo pochi secondi vi basterà scendere sul campo di battaglia per distruggere completamente questa magica atmosfera. Vuoi per una veste grafica altamente rivedibile che soffre in maniera particolare per la scarsa cura riposta nelle ambientazioni, vuoi per combattimenti del tutto incapaci di trasmettere la brutalità di questo particolare universo a prescindere dal personaggio utilizzato (e non parlo delle poche mosse disponibili, elemento tristemente comune a qualsiasi musou, ma proprio delle animazioni dei guerrieri e del contesto generale) sentirsi una parte integrante del mondo di Berserk sarà dura anche per eventuali irriducibili.

Combattimenti e Modalità

E se a questo aggiungiamo poi un numero di personaggi piuttosto limitato, boss fight tutt’altro che esaltanti, e nulla che possa realmente differenziare Berserk and the Band of the Hawk dall’infinito numero di altri musou disponibili sul mercato, viene davvero da chiedersi perché qualcuno che non ama questo brand dovrebbe effettivamente portarsi a casa questo titolo. Perché propone le scene animate tratte dagli OAV? Meglio spendere la stessa cifra per acquistare quegli stessi OAV. Perché permette di affrontare una modalità survival di nome Endless Eclipse per mettere a ulteriore rischio il proprio pad senza che vi siano reali elementi che possano ripagare l’ossessiva ripetizione dei medesimi attacchi per qualche altra ora dopo averne passate già una ventina della modalità principale? Direi proprio di no.

La realtà dei fatti è che Berserk and the Band of the Hawk si presenta come un acquisto irrinunciabile solo per una ristrettissima cerchia di veri appassionati del manga (o dell’anime), desiderosi di rivivere le gesta dei loro beniamini alla luce di una drammatica mancanza di alternative per farlo. La dura legge del monopolio insomma. Se così non fosse, e vogliate accettare un consiglio spassionato da un signor nessuno, qualora abbiate qualche soldo da spendere fatevi un favore e recuperate Sword of the Berserk o anche solo Berserk: Millennium Falcon: per quanto vecchi, tecnicamente arretrati e in una lingua poco comprensibile, vi divertiranno sicuramente di più, permettendovi di assaporare la vera essenza di questo leggendario brand.

Nerdando in breve

Un titolo rivolto e adatto a un pubblico piuttosto ristretto, composto da amanti del genere musou desiderosi di affacciarsi al mondo di Berserk senza perderne gli eventi più significativi, o veri irriducibili delle opere di Miura.

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