Stefano Vietti è un nome importante nel mondo del fumetto italiano. Oltre ad essere uno dei papà di Dragonero di Bonelli, di cui in redazione ci dichiariamo fieri appassionati, durante la sua ultraventennale carriera ha contribuito alla creazione di Hammer, scritto storie per Nathan Never, Martin Mystere, Greystorm fino ad arrivare a Spiderman, collaborato con Sergio Bonelli Editore, Panini Comics, Disney e Star Comics, solo per citarne alcune.
Oggi abbiamo il piacere di ospitarlo sulle nostre pagine per una chiacchierata a tutto tondo sul suo lavoro e sulle sue passioni.
Ne approfittiamo inoltre per ringraziarlo del suo tempo e della sua disponibilità!
jedi.lord: Cominciamo parlando di una delle sue creature che al momento sono sulla cresta dell’onda: Dragonero. Si aspettava tutto questo meritato successo? Cosa di Dragonero secondo lei ha fatto breccia nel cuore dei lettori?
Vietti: Quando il mio amico e collega Antonio Serra, uno dei papà di Nathan Never, lesse il progetto di Dragonero mi disse che avremmo (Enoch ed io) vinto sulla lunga distanza per il “world building” accurato e per i protagonisti in costante evoluzione… credo siano stati davvero questi due aspetti della serie a fare breccia nel cuore dei lettori. Oltre ad un parco disegnatori di eccellenza, selezionato con cura certosina.
jedi.lord: Il suo primo romanzo di Dragonero ha ottenuto un bel successo e le auguriamo che anche quello attualmente in scrittura non sia da meno. Ma quanto è diverso scrivere un romanzo e scrivere una sceneggiatura fumettistica? Come ha approcciato la scrittura del romanzo?
Vietti: I romanzi si scrivono per i lettori… ci si isola e si batte sui tasti per mesi, spesso fino a notte fonda, rivolgendosi direttamente al pubblico. La sceneggiatura è invece scritta per il disegnatore a cui è destinata… bisogna coinvolgere lui, per primo, emotivamente perché è attraverso il suo disegno che poi si arriva al lettore. Scrivere fumetti è poi un lavoro molto meno solitario che non la scrittura in prosa… si lavora in squadra, a stretto contatto con i disegnatori e con la redazione.
jedi.lord: Le poniamo una domanda che sembra interessare molto per rendersi conto di come sia il lavoro dello sceneggiatore. Quanto tempo occorre a concretizzare un’idea in una sceneggiatura?
Vietti: Pochi giorni… l’idea arriva e gironzola nella testa per qualche giorno… la fantasia la elabora e la trasforma in un soggetto e poi via, si parte subito a sceneggiare… questo per un autore seriale come me. Poi ci sono le idee che ci mettono anni a fiorire… le idee dei progetti grossi e impegnativi, per esempio, che hanno bisogno davvero di tempo per crescere e completarsi… come è accaduto con Dragonero.
jedi.lord: Flessibilità. Dal fantasy alla fantascienza, passando per l’horror, ha scritto storie che abbracciano una moltitudine di generi. Quanto è diverso scrivere di un genere piuttosto che di un altro?
Vietti: Non molto… certo, serve conoscere il genere che si racconta e bisogna amarlo… ma alla fine si scrive per emozionare e il genere che si sceglie diviene un veicolo delle emozioni.
jedi.lord: Quali sono state le sue maggiori influenze nel passato, includendo romanzi, opere, musica, leggende? E ora? Come cambiano le influenze in un mondo in cui siamo tutti sovrastimolati da una moltitudine di fumetti, film, videogiochi e da una miriade di nuovi universi creativi e storie?
Vietti: In principio libri… quando ero ragazzino, in sostanza, libri a tonnellate… poi fumetti… i videogiochi non esistevano. Poi è arrivato il cinema e poi i videogiochi… le influenze sono le stesse, alla fine, non è cambiato poi molto. Il tono del raccontare è cambiato… sono cambiati il ritmo e le possibilità di fruizione delle varie opere, ma gli stimoli offerti sono gli stessi. Ricordo ad esempio quando uscì Guerre Stellari al cinema… era il 1977… avevo 12 anni… ecco, forse allora ci fu un enorme passo in avanti nel mondo dell’intrattenimento… di balzi così ce ne sono, ogni tanto, ma a ben vedere, le emozioni trasmesse sono le stesse, allora come oggi.
jedi.lord: Come si relaziona con le serie TV, uno dei modi più diffusi attualmente per raccontare storie?
Vietti: Sono molto selettivo, guardo i primi due episodi di tutte e poi decido se proseguire… a essere sinceri molte non le seguo dopo il primo episodio, perché mi accorgo che non hanno troppo da dire se non giocare sui personaggi… preferisco le serie con trame forti, con storie ben strutturate… anche semplici, ma che siano di impatto. Il fumetto però è arrivato prima, eh? Bonelli o Marvel serializzano alla grande da anni.
jedi.lord: Qual è la sua relazione con il mondo dei videogiochi? Quali generi preferisce?
Vietti: Anni fa giocavo di più, oggi ho perso un po’ la verve ludica… perché i giochi sono diventati troppo complicati, frenetici e ansiogeni… sono comunque un buon giocatore… di strategia, soprattutto. Ho fuso il computer giocando a Command and Conquer, Age of Empires, Diablo, Warcraft, a una marea di giochi di guerra e avventure grafiche… faccio parte della generazione che i giochi li ha visti nascere… giocavo a Phantasmagoria quando molti di voi erano all’asilo (eheheheheh) [e invece alcuni erano alle medie: siamo nerd di vecchia data n.d.Tencar]. I miei preferiti? La saga di Diablo. La saga di Age of Empires. Titan Quest. E Company of Heroes!
jedi.lord: Quanto, secondo lei, la narrazione nei videogiochi ha ancora da imparare per essere considerata un mezzo maturo?
Vietti: No… non ha più nulla da imparare. La narrazione di certi giochi è arrivata al top. Uncharted? So che sapete.
jedi.lord: Torniamo nel passato. Qui in redazione ci sono molti appassionati di Hammer: ha qualche aneddoto da raccontarci in merito? Avrebbe voluto continuare a scrivere storie ambientate in quell’universo? Ci tornerebbe ora?
Vietti: Hammer è nato e cresciuto nel momento migliore… mi ha aperto la strada al professionismo… ha davvero rappresentato il massimo per me, come autore. Una esperienza e un trampolino di lancio. Lo porto nel cuore con affetto, ma lo considero qualcosa di finito ormai e non ci tornerei più. Alle volte serve voltare pagina per sempre.
jedi.lord: Altra domanda un po’ vintage: parliamo di Kylion, che già al tempo dell’uscita, più di dieci anni fa era un argomento scomodo, ora è stato un po’ dimenticato. Cosa andò storto? Quali rimpianti ha in merito a quel progetto? Ci darebbe giusto un’idea sul come sarebbe dovuto essere?
Vietti: Una bella esperienza dentro una casa editrice come la Disney che ricordo con affetto… forse non era il momento per un progetto del genere… forse arrivò in un momento che il mercato stava cambiando… le vendite non furono male, ma la Disney si aspettava di più… aspettative mancate, ecco cosa non funzionò, io credo.
jedi.lord: Quali sono i suoi progetti presenti e futuri oltre Dragonero? Life Zero ci è piaciuto, ne avremo ancora?
Vietti: Life Zero è lì, con un sacco di potenziale, un seguito in mente… vedremo cosa farne. Sto lavorando alla banda dei Senzanima, il nuovo progetto per un pubblico maturo ambientato nel mondo di Dragonero… e alla serie per ragazzini che esordirà a fine anno. E poi ho qualche ideuzza… qualcosa di nuovo nuovo nel concept che mi piacerebbe provare… datemi giornate di 36 ore 😉
jedi.lord: La ringraziamo per il Suo tempo.
Vietti: Grazie a voi, ci mancherebbe… siete troppo troppi (cit.)