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Yakuza 0 – Tamarri mafiosi giapponesi

Yakuza 0

Recensione

Le origini del brand Yakuza – il cui nome originale è 龍が如く(Ryu ga gotoku), in inglese “Like a Dragon”, si perdono nel lontano 2005, quando questo novello “open world action adventure RPG” venne rilasciato per PlayStation 2, sviluppato e pubblicato dalla immensa SEGA. Da allora, la saga di Yakuza ha visto la nascita di altri 6 capitoli principali e di diversi spinoff, con un totale ad oggi di quasi 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

Finalmente possiamo gustare il prequel Yakuza 0, uscito originariamente in Giappone per PlayStation 3 e PlayStation 4 nel 2015 e dal 24 gennaio 2017 disponibile in tutto il resto del mondo. Spolverate il vostro tatuaggio, è di nuovo ora di essere “come un drago”!

Trama

Yakuza 0 ci fa fare un tuffo nel passato, esattamente nel 1988, qualche anno prima degli eventi ai quali abbiamo assistito durante il primo capitolo della saga e dei quali non ne parlerò perché per metà 2017 ne è prevista la riedizione in HD, non sarò certo io a rovinarvi la sorpresa!

Il protagonista è ancora una volta il buon Kazuma Kiryu, qui giovane yakuza (mafioso giapponese) in erba; sarà possibile controllare anche il suo nemico/amico Goro “Mad Dog” Majima, che abbiamo incontrato negli altri capitoli come antagonista ma non solo.
Il gioco segue i due giovani yakuza alle prese con una faccenda, ben oltre la loro portata, nella quale vengono tirati in ballo contro la loro volontà; le due storyline, una ambientata nel fittizio quartiere a luci rosse di Tokyo chiamato Kamurocho (richiamo al reale Kabukicho) e l’altra ad Osaka (e non solo), sembrano parallele ma ad un certo punto si riuniranno.

Essendo la trama uno degli elementi cardine di Yakuza 0 – così come di tutti gli altri capitoli – non vado oltre, dato che è fondamentale gustarsi appieno la storia e, considerando che questo è un prequel, può essere un fantastico capitolo introduttivo per chi avesse voglia di riprendere questa divertente serie, a maggior ragione considerando che a breve disporremo del remake del primo capitolo e, nel 2018, avremo l’uscita di Yakuza 6.

Gameplay

Yakuza 0 non esce dai “binari” di ciò che ha costituito la fortuna della saga, ovvero la possibilità di alternare le missioni a dei momenti di free roaming nei quartieri giapponesi.

Yakuza è, in fondo, un “RPG atipico”, dato che l’esplorazione è elemento cardine del gioco; avremo le missioni principali da portare a termine ma nel mentre abbiamo interi quartieri da esplorare e da vivere. Potrete fare di tutto, dal mangiare un fumante ramen al cantare a squarciagola in un sordido karaoke, c’è davvero un mondo da scoprire.

Le attività extra da gestire sono numerose, e sia Kiryu che Majima hanno addirittura delle attività complementari da gestire, rispettivamente un business di investimenti immobiliari e un  hostess club. Majima ha capito tutto!

Al di là della fase esplorativa, il core centrale di Yakuza 0 è dato dal combattimento, utile sia per affrontare gli sgherri che ci romperanno le uova (di drago) nel paniere ma soprattutto per mettere a tacere i temibili yakuza che ci sbarreranno la strada.
I combattimenti sono divertenti e, per entrambi i personaggi, abbiamo la possibilità di cambiare tre principali stili di lotta, uno “standard”, uno “lento ma potente” e un altro “rapido e leggero”.
Inoltre, completando missioni e quest, sarà possibile anche sbloccare lo stile definitivo di combattimento per Kiryu e Majima.

Una delle cose più divertenti delle scazzottate è la possibilità di usare gli elementi ambientali – nella fattispecie oggetti più o meno grandi – per sbarazzarsi dei nemici nei modi più creativi. Lanciate un motorino addosso ad uno yakuza che vi ha sfidato, vedrete poi come non sarà più così aggressivo.

Gameplay – Tecnicamente parlando

Yakuza 0 è un tripudio di Giappone anni ’80, è innegabile. Luci, colori, vestiti, mode, è tutto ricreato alla perfezione, e sembra quasi di trovarci in quei frivoli anni dove tutto sembrava possibile e dove tutti sembravano felici.
La tamarraggine tipica di quegli anni è riportata con la giusta atmosfera, e vi ricordo che gli yakuza anche oggi sono appariscenti: vi immaginate, quindi, come dovevano essere pacchiani negli anni ’80? Ecco, ora potrete saperlo.

Il comparto grafico, pur non facendo gridare al miracolo, fa il suo dovere; non nego però di aspettare con ansia il “prossimo” capitolo, Yakuza 6, per vedere cosa può fare Playstation 4 se sfruttata a dovere!

Da buon nippofilo credo fortemente che nei giochi profondamente giapponesi l’audio in lingua originale sia un must, e Yakuza non delude affatto; è un elemento che, ad esempio, ho apprezzato anche in giochi come Final Fantasy (finalmente un’alternativa al doppiaggio americano!) e Senran Kagura, giusto per citarne un paio dei più recenti.

Il sistema di controllo non mi ha fatto impazzire, ma dopo poco ci si abitua tranquillamente.

Concludendo

Yakuza 0 è un must per chi ama il Giappone, per chi ama la saga di Yakuza, e anche per chi ama gli RPG con una miscela tra open world/free roaming e combattimento “da picchiaduro”, il tutto cementato in un connubio solido e collaudato.

Ah, ed è un must anche per chi ama gli anni ’80 – nostalgici di GTA Vice City, dove siete, che qui c’è pane per i vostri denti?
Attenzione però: Yakuza non ha quasi nulla a che spartire con la saga di GTA!

Il fatto di essere un prequel, come dicevo, è un vantaggio per chi vuole iniziare a scoprire le avventure del buon Kazuma; tuttavia, il 101% del godimento lo proverà chi è già al corrente delle situazioni accadute nei precedenti capitoli, potendo ricollegare situazioni e persone in maniera sicuramente più esauriente.

Tuttavia, ripeto, mi sento caldamente di consigliare questo gioco a chi ha voglia di gustare un’avventura esplorativa, magari anche in attesa del ritorno di Shenmue, “padre putativo” della saga di Yakuza.

Nerdando in breve

Vi siete mai chiesti com’era la vita di un mafioso giapponese negli anni ’80? Con Yakuza 0 lo scoprirete, il tutto esplorando e menando le mani in un vibrante Giappone tutto neon, spogliarelliste e yakuza tamarri.

Menzione d’onore: durante le sequenze al Karaoke, i protagonisti si lasceranno così tanto trasportare dalla situazione da indossare letteralmente i panni dei musicisti. Che tamarrata!

Trailer

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