Recensione
Durante lo scorso Lucca Comics & Games, passando di fronte allo stand degli amici di Post Scriptum, sono stato immediatamente attratto da una scatola di dimensioni ridotte, ma che mostrava in copertina la sonda Rosetta sullo sfondo del Sistema Solare e un titolo che non poteva che attrarmi: S.P.A.C.E..
Guardando poi bene la scatola, si nota un logo, quello dell’Agenzia Spaziale Italiana, che incuriosisce non poco: “si tratterà di un titolo solo educational?”, è stata la mia domanda spontanea. Io personalmente sono un grandissimo fan della tematica spaziale, tanto da scegliermela come università prima e come lavoro poi, perciò non potevo non approfondire: una brevissima spiegazione e già mi aveva convinto. Quando poi, grazie a Post Scriptum, ho potuto provare in prima persona il gioco, ho capito che il mio fiuto non mi aveva ingannato: S.P.A.C.E. è proprio un bel gioco e mi è venuta la voglia di spiegarvi perché.
La tematica
Beh, la tematica, come già detto, è quella spaziale. S.P.A.C.E. è l’acronimo di Spazio, Pianeti, Asteroidi, Conquiste ed Esplorazioni, ed è in pratica una summa di tutto ciò su cui verte il gioco. Il classico titolo di fantascienza? Siete fuori strada: a partire dall’inclusione nella confezione di un Atlante Compact del Sistema Solare, qui si parla di esplorazione spaziale autentica, quella di NASA, ESA e compagnia bella.
La vocazione educational del titolo è chiara, ma non storcano il naso gli appassionatissimi di giochi da tavolo se pensano che ciò possa intaccare la giocabilità o il divertimento, perché non è affatto così, anzi è un di più molto piacevole che ben si integra con il contesto. Marco Garavaglia e Post Scriptum, che hanno creato e sviluppato il gioco su progetto di Libreria Geografica, hanno scelto di deviare dalle solite meccaniche di gioco trite e ritrite con i concetti scientifici appiccicati posticciamente addosso, per creare qualcosa di nuovo e stimolante, che ha ricevuto l’avvallo nei contenuti dall’Agenzia Spaziale Italiana.
D’altronde non fa affatto male approfondire, magari divertendosi, un tema scientifico così ben radicato nella cultura, nella storia e nella tecnologia del nostro paese, che purtroppo non è diffuso come dovrebbe.
Meccaniche di gioco
S.P.A.C.E. è un gioco basato sulle carte: perdonatemi se non parlo in modo eccessivamente tecnico, ma non credo sia nelle mie corde.
Per fortuna il meccanismo è abbastanza semplice, e così cerco di riportarvelo: nove carte rappresentano il Sole e gli otto pianeti del Sistema Solare, sono naturalmente presenti gli asteroidi (in cartone) tra Marte e Giove. Queste sono dette “Carte orbita” e riportano una serie di dati reali che descrivono il pianeta in oggetto. Accanto a ciascuna di esse si pone un certo numero di carte relative al pianeta (in base al numero di giocatori) che presentano un lato Scoperta ed uno Tecnologia. Ci torneremo tra poco.
L’unico pianeta che fa eccezione a questa regola è la Terra, che ha accanto un mazzo di carte che rappresentano la ISS, ovvero la Stazione Spaziale Internazionale. Oltre a queste carte, che vanno poste sul tavolo, esiste un mazzo di gioco composto dalle carte Componenti (ovvero pezzi di veicoli spaziali, come pannelli solari, antenne, rover, scudi termici, ciascuno con un suo costo), dalle carte Missione (effetti sempre positivi) e dalle carte Allarme (effetti sempre negativi). Il giocatore ha la possibilità di avere in mano al massimo sei di queste carte.
Ad ogni turno ogni giocatore, che rappresenta una ipotetica agenzia spaziale, può eseguire differenti azioni: pescare carte dal suddetto mazzo per rimpinguare la propria mano, costruire una componente pagandone il costo (ovvero, si scartano dalla propria mano tante carte quante indicate dal costo), partire per una missione oppure giocare allarmi e missioni.
Per partire per una missione dovremo, ovviamente, avere il veicolo spaziale adatto per andarci: semplificando, un veicolo sarà costituito da due componenti, e ogni pianeta richiederà una combinazione diversa dei cinque componenti disponibili per essere visitato. Altrimenti, potremo usare le nostre carte componenti per “costruire” un pezzetto della Stazione Spaziale Internazionale.
Una volta partiti per una missione attorno ad un pianeta, avremo la possibilità di prendere una delle carte poste accanto alla sua orbita scegliendo uno solo dei due lati: potremo perciò optare per il lato Scoperta, che ci fornirà una bella quantità di punti prestigio e una curiosità scientifica su quel pianeta, oppure il lato Tecnologia, più avaro di punti prestigio, ma che garantirà una abilità perenne fino alla fine della partita. Un gran bel dilemma, perché le abilità sono effettivamente forti ed utili ma i punti prestigio sono quelli che fanno vincere la partita!
Digressione: ecco che distolgo un momento l’attenzione per fare una considerazione. A me questo meccanismo è piaciuto molto, perché unito al fatto di dover usare i componenti più costosi per raggiungere i pianeti più lontani (che danno ovviamente più prestigio e bonus) e al dover effettuare continuamente delle scelte dovute al numero limitato di carte in mano, mi ha ricordato effettivamente quanto sia complicata, difficile, costosa ma piena di soddisfazioni la storia dell’esplorazione spaziale. Una questione di scelte: perché concentrarsi su un pianeta anziché su un altro? Purtroppo, come anche nella realtà, è una questione di budget e di convenienza. La scelta del lato Tecnologia potrebbe ad esempio stare a simboleggiare la sperimentazione che si fa per poter far progredire le proprie conoscenze in campo tecnologico e garantirci migliori veicoli e tecnologie, anziché concentrarci sulla pura esplorazione finalizzata alla conoscenza. Come accade in realtà!
Ben fatto, davvero.
Ad aggiungere punti e bonus vari pensano gli asteroidi, assegnati casualmente come ricompensa per l’esplorazione di taluni pianeti.
Per quanto riguarda le carte Missione e le carte Allarme, vi dicevo che si tratta di bonus sempre positivi nel caso delle prime, sempre negativi nel caso delle seconde: queste rappresentano la possibilità data al giocatore di fare l’infame contro gli altri, ed effettivamente ci voleva per rendere il gioco più dinamico. Nota molto positiva il fatto che entrambe le tipologie di carte siano legate ad eventi o malfunzionamenti completamente realistici e legati anche alle caratteristiche dei pianeti, così da stimolare la curiosità di chi gioca all’approfondimento.
Il gioco finisce quando almeno tre pianeti siano stati esplorati completamente (leggasi: terminano le carte Scoperta/Tecnologia relative a tale pianeta), quando siano terminati gli asteroidi o quando un giocatore abbia esplorato ciascun pianeta (eventualità francamente remota, a quanto ho potuto vedere). Vince chi ha più punti prestigio.
Giocabilità
Il ritmo di gioco di S.P.A.C.E. mi ha favorevolmente colpito: dopo una veloce spiegazione delle regole, che ho trovato rapide, chiare e senza intoppi di sorta, si comincia a giocare ed il ritmo è sempre alto e mantiene vivo l’interesse. Tempi morti non ce ne sono perché le azioni sono rapide, a meno dell’ovvio studio della situazione, e non penso sia possibile annoiarsi perché anche l’interazione tra i giocatori, grazie alle varie carognate che si possono perpetuare tramite le carte Allarme, è assicurata. Inoltre una partita può durare al massimo una mezz’ora, quindi il tempo di gioco è ideale per permettere più partite in una sola sessione di gioco.
Personalmente l’ho testato con la mia ragazza che non è una esperta di giochi da tavolo e ci si è appassionata in tempo zero: al secondo turno già elaborava strategie ed aveva assimilato le regole, infliggendomi alla fine una sonora sconfitta. Subito dopo ne abbiamo rigiocata un’altra. Per me come banco di prova è più che sufficiente, ma non vedo l’ora di provarlo anche in più persone, magari di età differenti anche per vedere se funziona il lato educational. A tal proposito, preciso che il gioco è pensato per un numero di aspiranti esploratori che va da 2 a 5.
Componentistica
S.P.A.C.E. è un gioco di carte ed effettivamente la componentistica è principalmente costituita da queste: molto bella la grafica, sobria ma evocativa, sia nei disegni, sia nella parte di testo. Completa la dotazione la fustella contenente i componenti in cartone, ovvero gli asteroidi e le sonde che rappresentano le pedine del giocatore.
Nella scatola è compreso l’Atlante Compact del Sistema Solare, che al suo interno comprende il regolamento di gioco. L’Atlante è molto carino e fornisce un bel po’ di informazioni sui corpi celesti che formano il nostro Sistema Solare.
Sulla nostra pagina Facebook potete visitare la galleria relativa all’unboxing per farvi un’idea di cosa troverete all’interno della scatola.
Conclusioni
La curiosità che mi ha spinto a provare S.P.A.C.E. è stata ben ripagata, perché si tratta di un gioco veloce, divertente e ben ambientato nel campo dell’esplorazione spaziale, presente non soltanto come tematica di fondo, ma rappresentata a mio avviso bene anche nelle meccaniche di gioco.
Personalmente sono un vero malato di spazio e non esito a dire che si tratta di una fetta importante della mia vita, e giocare a questo titolo mi ha lasciato davvero felice e divertito. La componente educativa è ben fatta ed è anch’essa legata ad alcune meccaniche: modo furbo per centrare l’attenzione su alcuni concetti.
Un titolo dunque valido e adatto a tutte le età. Come se ciò non bastasse, costa poco ed è pure bello da vedere.
Nerdando in breve
S.P.A.C.E. è un gioco da non sottovalutare: impegna, diverte ed arricchisce anche dal punto di vista scientifico. Se vi interessa il tema dello spazio, ma anche se non vi interessa, fateci un giro e lasciatevi affascinare dalle meraviglie dell’esplorazione spaziale.
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