Recensione
Abbiamo avuto l’occasione di leggere in anteprima il primo volume di Copperhead, intitolato “Un Nuovo Sceriffo in Città”, scritto e disegnato rispettivamente da Jay Faerber e Scott Godlewski, pubblicato dalla Image Comics ed edito in Italia grazie a SaldaPress, dove sono raccolti i primi cinque numeri della storia.
La storia
Copperhead è un fumetto space western, uno di quegli stili fusion (per dirla con linguaggio culinario) più di successo, visto quanto bene si amalgamano alieni e pianeti desertici con duelli a colpi di pistola e banditi senza scrupoli.
Venendo al caso specifico, il fumetto di Faerber e Godlewski sembra pendere molto di più dal lato western: l’ambientazione è la piccola cittadina polverosa che dà il titolo all’opera e dalla quale per l’intero primo volume non si esce.
All’interno di Copperhead le classiche figure del genere non mancano, dal vecchio medico ubriacone, al panciuto imprenditore che si crede sopra la legge, ai feroci nativi dal linguaggio sconosciuto e dai valori quantomai alieni.
Come già preannuncia il titolo, un nuovo sceriffo è venuto a portare ordine in città; questi però non è l’uomo dallo sguardo duro, la barba incolta ed il poncho sulle spalle, bensì Clara Bronson, una donna probabilmente sul lato giusto dei trent’anni e mamma del piccolo Zeke.
Senza andare nei dettagli per evitare spoiler, la nuova rappresentante della legge dovrà immediatamente confrontarsi con un brutto caso di omicidio multiplo. Nel corso del caso Bronson dovrà affrontare i tentennamenti e le fratture di una società messa a dura prova da una guerra conclusasi da pochi anni, oltre che consolidare il suo ruolo di sceriffo e madre allo stesso tempo.
La vicenda prosegue molto scorrevole, senza però risultare scontata o banale; mancano tuttavia scene di azione particolarmente avvincenti o cariche di tensione, come ci si aspetterebbe da un’opera di questo genere, ed allo stesso tempo le rivelazioni, per quanto inaspettate, non lasciano sempre di stucco.
Per quanto riguarda l’argomento della guerra e della divisione all’interno della comunità, si tratta di un tema molto ricorrente nei western, generalmente riguardante la ricostruzione dell’unità nazionale dopo la sanguinosa Guerra di Secessione Americana.
Tuttavia in Copperhead questo topic è affrontato in modo molto meno diretto: si sa molto poco della guerra ed in fondo non è quello l’importante. Quel che conta è come le persone ne siano uscite, da Clara con la sua avversione per gli umani artificiali, a Boo, vice-sceriffo alieno che ha combattuto contro l’umanità e che sembra rassegnato ad un destino da escluso, oltre che penitente per qualche vicenda andata male durante gli scontri.
Argomento importante che permea la vicenda è quello del ruolo di madre, ricoperto nella storia da Clara e da un altro personaggio. Essere genitori in una città come Copperhead non è semplice e proteggere i propri figli è un incarico spesso impossibile: per questo, sembra suggerirci Faerber, è importante per le madri la collaborazione.
L’umorismo non manca, ma solo in un paio di occasioni si hanno scambi particolarmente divertenti ed efficaci, laddove nella maggior parte dei casi sembra che alcune battute siano più forzate e di consuetudine.
I disegni
Per quanto concerne il lato grafico, la scelta di realizzare degli alieni per lo più antropomorfi (ad eccezione dei nativi) ed armi piuttosto convenzionali aumenta la percezione che si tratti più della storia di una cittadina di frontiera che di combattimenti interplanetari.
Colori e disegni sono decisamente azzeccati e trasmettono bene la sensazione di polvere e sabbia che dovrebbe sempre permeare un buon western. Il character design è interessante per quanto riguarda i tre personaggi principali (Clara, Boo e Ishmail, in particolare per il terzo).
Nerdando in breve
Copperhead è uno space western molto più incentrato sulla seconda parte che sulla prima; i personaggi e l’ambientazione sono ben caratterizzati da dialoghi, disegni e colori, ma la storia talvolta manca di picchi di tensione e scorre via troppo velocemente.
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