Cosa fareste se a dover indagare sul vostro omicidio foste proprio voi stessi? Da questo inquietante presupposto parte Murdered: Soul Suspect, titolo interessante che mi sono accaparrato grazie alla tornata di sconti estivi su Xbox Store. Avevo già messo gli occhi su questo gioco tempo fa, quando uscì nel 2014, e tutto faceva presupporre che valesse la pena giocarlo: ambientazione, trama, personaggi. L’ho messo quindi alla prova e devo dire che non sono rimasto deluso.
Murdered: Soul Suspect è un poliziesco investigativo soprannaturale. Il protagonista viene ucciso da un serial killer, crivellato di colpi di pistola e scaraventato fuori da una finestra. Qualcosa però si rialza dall’asfalto: il suo fantasma. Ronan, questo il suo nome, incontrerà quindi lo spirito di Julia, la moglie morta da alcuni anni, la quale lo esorterà a risolvere le cose lasciate in sospesa, per poi abbandonare definitivamente la terra e ricongiungersi a lei. Ronan scopre quindi che attorno a lui c’è molto di più di quanto potesse vedere in vita. La città si trasforma, mostrando scorci macabri e inquietanti, con spiriti che vagano nella notte, alla ricerca del loro passato, oppure come ombre di quello che furono in vita, come se avessero lasciato un’impronta ectoplasmatica laddove sono passate. Mondo spiritico e mondo reale sono strettamente interconnessi, drammaticamente fusi insieme al punto che talvolta è difficile capire dove inizia uno e finisce l’altro.
Mentre mi aggiro per le strade, alla ricerca di indizi su chi mi ha ucciso e perché, scopro che c’è molto, moltissimo da fare. Incontro fantasmi inchiodati sulla terra dal classico “incompiuto”: mio il compito di investigare sulle cause della loro morte, in modo da far riposare quelle anime inquiete prima di procedere nelle investigazioni sul mio omicidio.
L’ambientazione è suggestiva: Salem, città delle streghe, si presta a mostrare ricordi di un passato inquietante e tremendo; qui e là appaiono i resti dei processi alle streghe, e nel corso delle investigazioni mi è possibile scoprire storie di fantasmi capaci di far accapponare la pelle.
Il gioco in sé non è particolarmente complesso: essendo un fantasma non posso ovviamente morire (di nuovo), ma gli sviluppatori hanno inserito lo stesso una componente di pericolo. In punti prestabiliti della trama appaiono stanze infestate da demoni, anime perdute che non sono riuscite a “raggiungere la luce” e hanno perso il senno. Usando un sistema di nascondigli e diversivi, è possibile prendere alle spalle questi demoni e ricacciarli all’inferno. Non molto, a dire il vero, ma il punto di forza del titolo sta altrove.
Nell’ambientazione, prima di tutto, che come ho detto merita per suggestione e capacità evocativa; ma ho apprezzato parecchio anche le side quest, davvero tante, e la caratterizzazione dei personaggi. Siamo all’interno di archetipi noti: l’investigatore modello, il poliziotto balordo e razzista, la giovane medium piena di piercing, il serial killer squilibrato. Il tutto accompagnato da un buon recitato italiano. Infine, naturalmente, c’è lui: il protagonista. Cappello sulle 23, sigaretta in bocca (i fantasmi fumano?) e attitude alla Humphrey Bogart. Cliché quindi, ma che nel complesso funzionano.
Una cosa che invece mi ha letteralmente sconvolto sono i collezionabili. Essendo un completista, mi sono messo in testa di volerli raccogliere tutti, e devo dire che non solo alcuni sono davvero difficili da scovare, ma a stordirmi è stata la quantità immane di oggetti da raccogliere: tra testimonianze terrene, frammenti di storie di fantasmi, placche storiche di Salem e indizi investigativi, stiamo parlando di più di duecento collezionabili. Duecento elementi da trovate in un mondo abbastanza vasto, per non essere un sandbox, e con sistema di avanzamento unidirezionale, per cui è facile perdersi dei pezzi e non aver più la possibilità di tornare a raccoglierli successivamente.
Se avete giocato a L.A. Noir, Heavy Rain e/o Beyond: Due anime, potreste ritrovare qui alcune dinamiche che si ispirano a quei titoli. Nel complesso posso dire comunque di essere rimasto soddisfatto dalle meccaniche del gioco: l’investigazione è abbastanza originale, anche se un po’ ripetitiva alla lunga; col passare del tempo, poi, aumentano i poteri di Ronan: all’inizio si può “semplicemente” passare attraverso i muri, poi vengono introdotte nuove possibilità, come la capacità di stregare gli oggetti inanimati, il teletrasporto, la possessione di animali e persone, il condizionamento mentale per pilotare le investigazioni. Davvero gustoso. Punti di debolezza sono invece la scarsa originalità dei personaggi, accompagnati da un’animazione un po’ legnosa e poco degna delle console di nuova generazione. Bisogna ricordare comunque che si tratta di un cross-gen di due anni fa, il gioco infatti uscì anche per Xbox 360 e PlayStation 3.
Infine c’è Salem. Bella, misteriosa, cupa. Talmente ricca di fascino e mistero da far venir voglia di saltare su un aereo e andare a visitarla. Io l’ho fatto. Voi evitate: è una delusione. Molto meglio quella del gioco.
Nerdando in breve
Murdered: Soul Suspect è un bel filler. Un gioco da recuperare e godersi come una bella storia di fantasmi attorno al fuoco.
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