Mancano ormai pochi giorni al lancio di Gears of War 4 e, proprio alla luce di questo, ultimamente non ho potuto fare a meno di rivalutare e, se vogliamo, ripercorrere mentalmente l’evoluzione di questa saga sin dal suo debutto nell’ormai lontano 2006. Sono infatti passati dieci anni dal giorno in cui il primissimo capitolo della saga creata da Epic Games fece il suo debutto sul mercato e oggi, con il proverbiale e ormai abusatissimo “senno di poi”, è davvero difficile non riconoscere l’impatto che questa serie ha avuto non solo sul suo particolare genere di appartenenza, ma sull’industria videoludica nella sua totalità.
Il successo degli sparatutto in terza persona e la loro conseguente popolarità è infatti da imputarsi proprio a Marcus Fenix e compagni, la cui prima, storia avventura ha avuto il merito di ispirare decine e decine di sviluppatori negli anni a seguire. E tale popolarità, a conti fatti, fu più che meritata visto che il primo Gears of War non solo vantava un gameplay estremamente solido, una campagna ricca e coinvolgente in virtù della sua natura cooperativa e un multiplayer davvero stimolante, ma soprattutto dinamiche del tutto funzionali ad accrescere l’intensità di un’atmosfera già di per sé davvero d’impatto.
Insomma, per quanto potesse anche non piacere in termini puramente stilistici, Gears of War è da considerarsi una vera pietra miliare del panorama videoludico contemporaneo e non stupisce dunque che, complice un’accurata gestione di questo brand da parte di Microsoft, la saga sia sopravvissuta per ben 10 anni senza far mai registrare particolari cali qualitativi.
Con Gears of War 2, capitolo che è entrato nel cuore di tutti per aver introdotto l’ormai celebre Orda, il franchise fece infatti un ulteriore passo avanti capitalizzando su ogni singolo punto di forza del suo predecessore, e con Gears of War 3 arrivò la definitiva consacrazione, attraverso un’esperienza curata nei minimi dettagli tanto sotto il profilo stilistico quanto in termini di puro gameplay. L’unico capitolo che potrebbe in qualche modo far storcere il naso è Gears of War: Judgement, sviluppato più per rafforzare la posizione del brand sul mercato che per accescerne l’appeal agli occhi del pubblico, ma nel complesso chiunque abbia avuto modo di giocarlo, non potrà certo discuterne o metterne in dubbio le effettive qualità.
E qui arriviamo all’argomento più delicato, ovvero il tanto atteso Gears of War 4 che sin dalla sua primissima presentazione è stato vittima di tante, troppe critiche. Non si può certo negare che la strada intrapresa dai ragazzi di Black Tusk Studios non denoti il desiderio di innovare ma piuttosto quello di ottimizzare, ma nonostante questo definirlo un titolo “poco appetibile” sfida veramente il concetto di oggettività.
Personalmente nutro qualche perplessità solo per ciò che concerne il nuovo cast di personaggi – parliamo infatti di un’avventura ambientata circa un ventennio dopo gli eventi della trilogia originale – ma è davvero troppo, troppo presto per esprimere giudizi su quella che si candida come la principale e più importante esclusiva Microsoft del 2016. A questo punto, dunque, non posso far altro che invitarvi a tenere d’occhio queste pagine perché a breve – anzi, a brevissimo – torneremo a parlare proprio di Gears of War 4 per un attesissimo giudizio finale.