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Blair Witch – Il found footage 17 anni dopo

La principale cosa che ricordo di The Blair Witch Project fu il clamore, davvero ingiustificato e se vogliamo addirittura inspiegabile, che ne accompagnò l’uscita nell’ormai lontano 2000. Servizi ai telegiornali dell’epoca incentrati sulle presunte crisi di panico di spettatori inermi, costretti a fuggire letteralmente dalle sale in preda a incontrollabili conati di vomito e, più in generale, sgomento di massa per quello che venne definito un film malato, inutile e talvolta addirittura “satanico”.

Niente di sconvolgente visto che parliamo della pellicola che ha sdoganato il genere dei “found footage” al grande pubblico, ma comunque un qualcosa di ampiamente sufficiente per trasformare un film essenzialmente mediocre in un vero e proprio cult. E così, ben 17 anni dopo quel debutto, ecco arrivare Blair Witch, un sequel inaspettato ma comunque gradito, affidato alle sapienti mani di uno dei registi horror più giovani e promettenti della scena moderna, ovvero Adam Wingard, uno degli artefici dei primi due, splendidi V/H/S.

Il suo talento sarà però stato sufficiente per rendere questo Blair Witch un film all’altezza delle enormi aspettative del pubblico. Sì, ma solo in parte. Intendiamoci, siamo di fronte a una pellicola ben sceneggiata, caratterizzata da un ritmo incalzante ma… non c’è davvero nulla che possa in qualche modo far gridare al miracolo o anche solo suscitare un minimo di stupore.

Attingendo a piene mani dalla tradizione horror più moderna, Blair Witch ripropone situazioni ormai ben note agli irriducibili del genere horror – e non solo – reinterpretandole e riproponendole in chiave non sempre irreprensibile. L’intensità c’è dunque ma manca la sorpresa, l’originalità e la creatività che, da un regista come Wingard, sarebbe stato lecito attendersi.

La sensazione è di essere di fronte a un proverbiale “vorrei ma non posso”, un film ricco di potenziale inespresso, incapace di elevarsi oltre una sostanziale mediocrità solo perché, in caso contrario, il rischio sarebbe stato quello di distaccarsi troppo dal suo storico predecessore in termini di ritmo, sceneggiatura e atmosfera e… snaturare così l’essenza di una pellicola che sembra nata più per rilanciare un brand piuttosto che per offrire al pubblico del reale intrattenimento.

Complice un finale di grande impatto – ma comunque sempre troppo scontato – le emozioni non mancano ma considerando l’evoluzione del genere horror e in particolare dei found footage negli ultimi anni, nonché il livello della concorrenza, si poteva fare decisamente di più.


Nerdando in breve

Blair Witch torna dopo 17 anni… ma poteva andare decisamente meglio.

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