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Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas – Un mostro nostalgico

La maggior parte delle volte che mi approccio ad un nuovo titolo per il mio personale sollazzo o per parlarne con voi, cerco sempre di documentarmi un minimo per avere almeno una vaga idea di cosa mi troverò di fronte. Quando ho provato Oceanhorn per la prima volta ero consapevole di avere tra le mani un action JRPG ispirato a grandissimi classici del genere, come sono stati Zelda per Nintendo o Brave Fencer Musashi per Sony. Sin dai primi momenti di gioco ho avuto in qualche modo la sensazione di trovarmi a casa, accompagnato dalle note di una melodia che sembrava dannatamente familiare e non è stata quindi una gran sorpresa trovare come primo nome dei titoli di testa Nobuo Uematsu, geniale autore delle colonne sonore della serie Final Fantasy che ha portato in giro per il mondo con la sua band prog metal The Black Mages.

La vaga sensazione di familiarità e déjà vu è presente in quasi tutti gli aspetti di questo titolo, a partire dalla trama che utilizza tanti cliché cari agli shonen: un ragazzino rimane solo dopo che il padre parte alla ricerca del terribile Oceanhorn, un essere mostruoso retaggio dell’antica civiltà di Arcadia, scomparsa a causa di un devastante cataclisma. Armato di spada,  scudo e di una misteriosa collana, tutto ciò che rimane dei suoi genitori, il nostro eroe parte alla ricerca del padre e di Oceanhorn per compiere il proprio destino. Nemmeno il gameplay presenta novità eclatanti e ciò è dovuto anche alla scelta degli sviluppatori di realizzare un prodotto che fosse fortemente ispirato a titoli del passato per permettere ai nuovi giocatori di rivivere esperienze simili a quelle della nostra adolescenza: non ci vogliono molte ore di gioco per capire che molti di loro hanno passato infanzia ed adolescenza su Zelda. Equipaggiamento, combattimenti, enigmi, dungeon, persino il viaggio in mare, tutto ricorda, nemmeno troppo velatamente, i capolavori Nintendo che vedono Link come protagonista. Il comparto artistico è il vero punto forte del titolo con una colonna sonora elegante, in cui spiccano le note del pianoforte del maestro Uematsu, protagoniste indiscusse del main theme, affiancato da Kenji Ito (autore delle colonne sonore delle serie Mana e SaGa) e Kalle Ylitalo.  La grafica è ben curata, vivace e piena di colori, il suo stile cartoon si adatta benissimo al mondo mobile, suo habitat naturale, ma quando aumenta il livello di zoom e dettaglio il grande schermo mette a nudo la scarsità di dettaglio e definizione dei modelli, carenze invisibili nella versione per smartphone.

Nato come titolo di punta per piattaforma iOS, Oceanhorn ha da poco fatto il grande salto su Xbox One e PS4 dopo aver fatto tappa su Steam, come ormai pare essere di gran moda. Il peso del porting purtroppo si sente sia sulle scelte di gameplay, che non può essere complicato più di tanto, che sulla resa grafica del titolo su schermi grandi, ma nonostante ciò ci troviamo di fronte ad un prodotto gradevole e mai banale, in grado di toccare le corde dell’emozione e della nostalgia.


Nerdando in breve

Oceanhorn porta alla memoria esperienze di gioco da tempo sopite sfruttando una colonna sonora magistrale.

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