Giochi da tavolo

[Anteprima] Kepler-3042: Andiam a terraformar


Una delle cose che più apprezzo della mia esperienza su Nerdando.com è la possibilità di avere un rapporto diretto con le case editrici di giochi da tavolo. Diretta conseguenza di ciò è la possibilità di provare spesso in anteprima degli interessanti prototipi, come testimoniato dalla nostra ultima e magica Play 2016, ed oggi vi parlerò in anteprima proprio dell’ultimo prototipo targato Post Scriptum & Placentia Games: Kepler-3042, un gioco di Simone Cerruti Sola, con la collaborazione speciale di Adrian Fartade (sì, proprio lui, il gestore di Link 2 Universe, visitate anche la sua pagina FaceBook!), attualmente in fase KickStarter. Voglio ringraziare personalmente Mario Sacchi di Post Scriptum (qui la nostra intervista) che, trovandosi in quel di Firenze, mi ha letteralmente consegnato a casa la bustona con tutti i componenti del prototipo per testarlo in tranquillità. Grazie! Ma ora andiamo a vedere di cosa parla questo gioco spaziale.

Kepler-3042, come intuibile dal nome, è un gioco che ci lancia alla conquista di pianeti nello spazio aperto. 3042 non è il pin del conto in banca di Mario, bensì è l’anno in cui ci troviamo, e i terrestri hanno raggiunto un tale livello tecnologico da poter tranquillamente andare a colonizzare lo spazio, spingendosi ben oltre il sistema solare. Chi colonizzerà più pianeti e chi espanderà di più le proprie conoscenze scientifico-tecnologiche sarà il degno vincitore della colonizzazione delle spazio. Le meccaniche di gioco sono quelle tipiche del gestionale, avremo però un numero limitato di risorse rappresentato da 17 cubi a giocatore (rappresentanti tre diverse materie prime) da piazzare sui pianeti per poi raccogliere i frutti delle nostre azioni, risorse che non potranno aumentare ma solo diminuire nel caso si decida di effettuare una o due azioni bonus, che bruceranno definitivamente una o due materie recuperabili, per fortuna, ma non in automatico. I cubetti saranno sempre a nostra disposizione e decideremo, tramite la plancia delle azioni, come allocarli e su che strategia puntare, il tutto strettamente correlato al nostro livello di sviluppo tecnologico. Le possibilità sono numerose e diverse, andiamo quindi ad esaminare la dotazione di gioco ed il regolamento.

Abbiamo un tabellone decisamente ampio nel quale è disegnata una rete esagonale; sono poi raffigurate diverse stelle ed è lì vicino che, ad inizio partita, andremo a posizionare a faccia in giù le tessere pianeta, anch’esse esagonali, che rappresentano i punti colonizzabili dello spazio. Assieme ai 28 pianeti avremo a disposizione delle tessere miniera che ci permetteranno di recuperare le materie perdute in cambio di una delle nostre astronavi, e delle tessere Sole Viola che rappresentano punti di particolare interesse scientifico che vi daranno un bonus a fine partita. Vi ho parlato di astronavi, esatto, e sarà costruendole che potrete viaggiare, turno dopo turno, attraverso gli spazi esagonali della plancia; ogni giocatore ha tre pedine a disposizione che rappresentano il numero massimo di astronavi giocabili contemporaneamente, ma tenete conto che, ogni volta che colonizzerete un pianeta, potrete riprendere in riserva la nave. Colonizzando un pianeta (fino ad un massimo di cinque) prenderete la relativa carta – ad inizio partita avrete a disposizione solo la carta della Terra – sulla quale sono riportati gli eventuali punti che riceverete subito e le risorse che il pianeta produrrà (o meglio trasferirà dalla vostra riserva sulla carta) se giocherete l’azione corrispondente; l’ultima parte della carta è occupata dalla descrizione delle risorse necessarie per terraformare il pianeta. Di cosa si tratta? Mettiamola così: una volta atterrati sul pianeta, avete a disposizione un potenziale che solo tramite la terraformazione verrà espresso. In pratica, spendendo le risorse necessarie, potrete girare la carta e così ottenere degli ulteriori punti e una più allettante produzione di materie. Diciamo che terraformare è un’azione alquanto importante, per non dire quasi obbligata, dato che il lato B della carte è sempre ricco di soddisfazioni. Ogni pianeta avrà un livello di terraformazione che ci indica quanto è complesso effettuare l’azione – ça va sans dire che più è alto il livello, più corposo sarà il pianeta – e, per poterla effettuare, dovremo sviluppare a sufficienza la tecnologia di terraformazione. Ricordatevi che in Kepler-3042 le risorse prodotte su di un pianeta rimangono sulla carta specifica, e questo sarà da tenere in conto in quanto alcune azioni richiedono che le materie vengano prese da un’unica fonte o che l’astronave verrà prodotta da una specifica colonia, quindi attenzione all’allocazione delle risorse!

Passando quindi alla plancia tecnologia, essa sarà necessaria per permettervi di effettuare azioni sempre più complesse nel corso del gioco. Ad inizio partita sceglierete due “specialità” dove ottenere il primo livello, mentre le altre saranno a zero; starà a voi cercare di sviluppare armonicamente le cinque specialità (livello di terraformazione, movimento delle astronavi, produzione di antimateria nera, produzione di energie arancioni e fisica quantistica che vi permetterà di trasformare le vostre risorse presenti sui pianeti) per avere sempre più opzioni. Man mano che aumenterete i livelli (sono quattro per specialità) conquisterete dei punti blu, che indicano la supremazia scientifica; un aspetto molto simpatico dello sviluppo tecnologico è che, quando arriverete al terzo o al quarto livello, regalerete un livello anche agli avversari poiché la vostra conquista è talmente importante che non può passare inosservata. Per quanto possa sembrare strano il concetto di aiutare anche gli avversari, Mario mi ha spiegato che in Kepler-3042 i giocatori non sono in guerra, non ci si mette i bastoni tra le ruote né tantomeno sono presenti azioni direttamente lesive nei confronti degli altri colonizzatori. Esatto, l’umanità è in pace e l’armonia regna sovrana: ognuno può attuare la propria strategia e le proprie tattiche senza necessariamente combattere. Un’utopia che, speriamo, magari diventerà realtà.

Ricapitolando, quindi, tramite la plancia azioni sceglieremo cosa fare: abbiamo nove opzioni – tra le quali costruire astronavi, colonizzare, terraformare, produrre le risorse del pianeta, aumentare la tecnologia e così via – che saranno influenzate nei loro effetti dal livello tecnologico e dai pianeti che avremo colonizzato. Sul tabellone abbiamo due “percorsi punti”, uno viola ed uno blu: quello blu, come detto prima, verrà foraggiato dalle scoperte tecnologiche, mentre quello viola riceverà punti in base alle colonizzazioni. I giocatori competono su ogni percorso, dato che la posizione porterà vantaggi a chi è più avanti, e a fine partita darà dei punti vittoria finali. Sui percorsi avremo anche dei bonus “instant” che potranno essere presi durante il turno e che ci daranno materie in più o punti estemporanei da considerare a fine partita. Chiudo la carrellata con le carte evento, che scopriremo ad inizio turno ma che si attueranno solo alla fine dello stesso, che danno sostanzialmente dei bonus a tutti i giocatori, come la possibilità di trasformare materie o di ottenere un ripristino di materie bruciate; infine abbiamo le carte obiettivo personale, consegnate ad inizio partita e da tenere celate agli avversario, che ci daranno uno scopo “personale” da perseguire – ad esempio terraformare quattro pianeti della stessa tipologia, o arrivare ad un certo livello di sviluppo – in cambio di punti. Abbiamo ben 16 turni per concludere la partita vittoriosi, e vi assicuro che sebbene possano sembrare molti, alla fine la coperta è corta e ci ritroveremo a valutare attentamente ogni mossa per farle rendere al massimo, senza però quella sensazione di “gioco interrotto sul più bello” che, personalmente, ho riscontrato in altri titoli attualmente molto in voga. I punti si ottengono in tantissimi modi, e alla fine farete un conto complessivo per determinare il vincitore. E ricordate: più ci si allontana dalla Terra, più i pianeti vi regaleranno punti extra a fine partita!

Come gira Kepler-3042? Bene! Lo abbiamo testato io e Morgana (ovviamente ha vinto lei) e abbiamo potuto esprimere ognuno il suo modo di giocare: io ho puntato un po’ più sulla tecnologia e su di una colonizzazione precisa (a causa del mio obiettivo personale), mentre lei ha gestito le risorse e la colonizzazione “in quantità”. La scelta di poter compiere azioni extra bruciando risorse ha il suo perché, e se all’inizio si è fin troppo conservativi temendo di rimanere a secco, giocando ci si rende conto che la gestione delle risorse è elastica e permette di osare qualcosa in più. Come anticipatomi da Mario, confermo che in Kepler-3042 non esiste una strategia dominante, ma è davvero possibile fare tante cose e vincere in svariati modi; mi sento di consigliare, una volta presa la mano, di giocare più partite mettendo l’accento su tattiche e strategie differenti, così da variare sempre più l’esperienza. La cura dei dettagli e della realizzazione sono elevatissime, e la collaborazione con Adrian, vero esperto dello spazio, da al gioco una marcia in più, rendendo l’esperienza più “realistica”, facendoci sognare e desiderare di conquistare lo spazio. Ultimamente il tema è tornato in auge nel gioco da tavolo, ed è una valida e piacevole alternativa al classico tema fantasy. I miei complimenti al team Post Scriptum/Placentia Games e soprattutto un grande in bocca al lupo per il kickstarter di Kepler-3042, al quale vi invito a partecipare se il mio articolo ha destato in voi lo stesso interesse ed entusiasmo che abbiamo avuto noi giocandoci!

Menzione d’onore: ormai Morgana vince anche nei giochi che non sono stati ancora pubblicati. Ma come devo fare?


Nerdando in breve

Colonizzazione e sviluppo tecnologico nello spazio più profondo in 16 turni di un gestionale completo ed accurato.

 

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