Indie

Unravel – Il filo dei ricordi

Ogni storia ha un suo inizio.

Questa comincia con un gomitolo di lana, rosso, di nome Yarny. Cosa ha fatto di particolare per diventare il nostro protagonista? Apparentemente nulla di che, tranne rotolar via dalla cesta di un’anziana, cadere nel suo salotto e prender “vita” sotto forma di bambolotto.

È proprio da qui che prende il via l’avventura raccontata in Unravel, nuovissima opera degli svedesi Coldwood Studios, finora relegati a produzioni di tutt’altro spessore (piuttosto modesto, invero). Questa volta, grazie anche al supporto di EA, i nostri scandinavi tentano il salto di qualità, mirando direttamente a quella fascia di videogiochi che fanno della suggestività della trama, dell’ambientazione e delle emozioni che vogliono raccontare il loro forte. Un indie di fascia alta insomma, e sapete quanto da queste parti ci piacciano gli indie ben fatti.

Grazie all’opportunità offerta da EA Italia, abbiamo passato un po’ di tempo in compagnia del nostro gomitolo animato.

Benvenuto a Unravel, un gioco creato da Coldwood. Negli ultimi due anni e mezzo abbiamo messo il nostro infinito amore in questo gioco e non vediamo l’ora di poter finalmente condividere tutto questo con te. I giochi possono avere un grande potere e, proprio attraverso un gioco, persino uno studio piccolo come il nostro ha avuto la possibilità di parlare al mondo intero. Tenendo questo bene in mente, abbiamo capito che il modo migliore di comunicare era farlo con il cuore. Unravel è nato partendo da questi presupposti e, proprio per questo motivo, tratta temi quali l’amore, il desiderio e i legami spezzati. Ora finalmente potrai averlo tra le mani. Fanne ciò che desideri. Siamo estremamente felici ed onorati per tutto il supporto ricevuto e vogliamo ringraziarti per questo. Grazie anche per leggerci. Speriamo che il gioco ti piaccia!

Unravel comincia così, con un abbraccio caldo nei nostri confronti da parte di sviluppatori venuti da una terra così fredda e meravigliosa, e questo abbraccio, questo metterci il cuore nella loro creatura è un’onda che si riverbera in tutti gli aspetti dell’opera che abbiamo tra le mani. Cominciare un videogioco così è come accogliere un ospite in casa e farlo sentire a proprio agio, dargli un paio di pantofole, offrigli un the caldo mentre fuori nevica, mentre l’odore dello zenzero dei biscotti in forno scalda l’atmosfera e sul bianco della neve, fuori, si riflettono le luci colorate di Natale.
La casa potrebbe essere la stessa dell’anziana di cui parlavamo prima, che come ogni persona che abbia vissuto una lunga e densa vita, ha un’abitazione piena di ricordi di un’intera esistenza. Proprio grazie alle foto incorniciate, avremo modo di accedere ai livelli che compongono l’avventura di Yarny, andando a ripercorrere i ricordi principali della vita di questa persona, che man mano riempiranno un ingiallito album fotografico.

Emblematico e simbolico che Yarny sia un bambolotto generato da un gomitolo di lana, e che camminando esso si srotoli sempre più, lasciando dietro di sé un filo rosso che forse sta a simboleggiare il filo della vita, dei ricordi e del vissuto. Dal punto di vista più giocoso, il progressivo srotolarsi di Yarny ci porterà a dover trovare in giro per i livelli ulteriori gomitoli da attaccare al nostro per poter allungare la sua autonomia, visto che man mano esso diventerà sempre più magro, fino a ridursi quasi ad uno scheletrino di filo di ferro che faticherà a deambulare prima e ad un certo punto non avanzerà più. Le meccaniche legate all’utilizzo del filo non sono affatto male: Yarny può annodarsi a punti specifici del livello (solitamente sono chiodi sporgenti) creando passerelle e ponti sui quali rimbalzare per saltare più in alto o trasportare oggetti, o ancora generando liane lanciando un capo del filo a mo’ di frusta di Indiana Jones e volteggiare quindi nello scenario quando necessario. Di base il gioco è un puzzle-platform con enigmi spesso e volentieri legati alla fisica. Si parte piano, ma gli enigmi diventano quasi immediatamente più interessanti, oltre che piacevoli ma mai (finora) troppo astrusi. Non avendo ancora terminato il gioco mi riservo il diritto di valutare, alla lunga, quanta difficoltà e profondità sia in grado di aggiungere questa meccanica legata allo srotolarsi del filo.

Sparsi per i livelli, oltre ai gomitoli citati prima, troveremo dei bottoni, che rappresentano dei segreti, ma onestamente non ho ancora capito a cosa portino. Fatto sta che al termine dei livelli saremo riportati nel salotto della signora (che funge da hub centrale) e potremo sfogliare il suo album dei ricordi di cui vi parlavo prima, che si comporrà pian piano a partire da fotografie sbiadite fino a foto saturate molto d’atmosfera. Si, posso dirlo tranquillamente, la trama mi è sembrata più un contorno e un pretesto introduttivo. Un collante efficace, ma sottile in modo che se non ci interessa, possiamo goderci quantomeno il gioco vero e proprio.

Il primo impatto con Unravel, quello che ci lascia incantati sin dal primo istante, è legato alla sua magnifica grafica, un ghiottissimo banchetto luculliano per gli occhi; i livelli che attraverseremo sono evidentemente basati sui meravigliosi paesaggi naturali (e non) svedesi e sull’incedere delle stagioni: la splendida primavera ricca di colori nel giardino della signora del primo livello, lascia spazio all’estate in spiaggia, al bosco in autunno, e così via. I colori sono azzeccatissimi, così come i particolari che costellano le ambientazioni, che noteremo in maniera ancora più accentuata avendo il punto di vista di un bambolotto: anche un semplice scalino sarà un duro ostacolo da superare. Vi dico che il primo livello, quello appunto ambientato nel giardino in primavera, mi ha trasferito una serenità incredibile, come quando esci una domenica mattina di maggio, la temperatura è perfetta e il sole ti scalda il volto.

Tutto questo grazie ad un motore di Sony, il PhyreEngine, che ha dato vita ad innumerevoli titoli diversissimi tra loro (vi dico solo che uno è Hotline Miami, niente di più diverso da Unravel) e che i Coldwood sono riusciti a sfruttare in modo sbalorditivo e magistrale, soprattutto dal punto di vista artistico della scenografia, di cui sono sicuro che rimarrete estasiati.

Il commento sonoro mi è sembrato niente male e adeguato alle immagini che ci deliziano sullo schermo, una musica molto adatta al clima nordico. Non so se riesco a spiegarvela questa, ma appena la sentirete spero capirete. È una musica che con quelle immagini ci sta bene, che mi ha restituito un senso di armonia con quel mondo magnifico che scorreva sullo schermo, questo è importante.

Tornando più sul pratico: per quanto riguarda i comandi, vi consiglio davvero calorosamente di utilizzare un pad per giocare perché il controllo mouse+tastiera non mi è sembrato molto comodo, anche dato il fatto che parecchie parti dei livelli richiedono una buona dose di coordinazione e velocità per essere superate. Ah già: io vi parlo inconsciamente della versione che ho testato, che è quella PC (sulla piattaforma Origin di EA), ma potrete giocare con Yarny anche armati di XBox One o di PS4.

Potremmo voler accompagnare Yarny per diverse ragioni: potremmo interessarci al passato della misteriosa signora, potremmo volerci gustare i magnifici paesaggi e deliziarci gli occhi e la mente, oppure semplicemente potremmo voler giocare un bel titolo, che ha qualcosa da dire, che diverte, impegna ed è bello da vedere e da sentire.

E se voi siete di quelli che “…no, ma a me della trama e della vecchina non frega nulla! Io voglio azione!” non fa nulla. Magari sarà proprio questo piccolo gomitolo a riaprire il vostro cuore al sentimento.

Piccolo suggerimento: andate sul sito ufficiale di Unravel e dei Coldwood. Oltre ad essere dei ragazzi molto simpatici, c’è anche un video dove spiegano come costruirci il nostro Yarny personale. Adoro quando le persone sono innamorate del loro lavoro e della loro arte.

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