And then there were none è la miniserie che BBC One ha tratto dall’omonimo, apprezzatissimo, romanzo di Agatha Christie (da noi noto con il titolo di Dieci Piccoli Indiani) per celebrare il 125° anniversario della nascita della grande autrice.
Sono da sempre una grandissima fan della Christie, scrittrice che ho conosciuto proprio grazie alla lettura di questo romanzo. Ricordo che, quando lo lessi per la prima volta, ne rimasi folgorata: non era solo ben scritto, era perfetto! La trama e i suoi incastri, i personaggi, le sensazioni che riusciva a trasmettermi, il finale (soprattutto QUEL finale, così inaspettato) seppero catturarmi a vita, rendendo il libro uno dei miei preferiti in assoluto e trasformando la me dell’epoca in una piccola giallista in erba.
Questo per spiegare quanto fossi in trepidazione dopo aver scoperto che la BBC avrebbe prodotto e trasmesso una miniserie televisiva, in tre puntate, ispirata alla storia che tanto amo. And then there were none è universalmente riconosciuto come il capolavoro letterario di Agatha Christie: non stupisce, quindi, che per celebrarne l’anniversario BBC One abbia scelto di trasporre proprio quest’opera. La trama di questo romanzo, fin da quando è stato scritto nel 1939, ha, anzi, più volte ispirato il cinema, dando vita a numerosi adattamenti cinematografici.
L’idea di base è semplice, eppure avvincente: otto personaggi, che non si conoscono tra di loro, vengono invitati dal misterioso signor U. N. Owen a trascorrere un periodo nella sua residenza sulla minuscola Soldier Island. Nessuno di loro conosce il padrone di casa, ma tutti decidono di accettare, ciascuno mosso da una motivazione personale. Una volta arrivati sull’isola, scoprono che l’unico edificio presente è proprio la residenza del loro anfitrione, trovano ad attenderli solo una coppia di domestici: il signor Owen è stato trattenuto da un imprevisto, ma li raggiungerà la mattina seguente. Gli ospiti cominciano ad ambientarsi nella spaziosa abitazione e notano come i padroni di casa abbiano uno spiccato gusto per l’eccentricità: ogni stanza, infatti, è decorata con un quadro che riporta una filastrocca su dieci piccoli soldati e anche il tavolo della sala da pranzo è addobbato con dieci minute statuine. Al termine della cena, però, avviene un fatto inaspettato: improvvisamente, un grammofono si attiva ed inizia ad elencare i nomi dei dieci presenti (gli otto ospiti più i due domestici), accusando ciascuno di aver compiuto un omicidio rimasto impunito. Tutti pensano ad un macabro scherzo, ma quando uno di loro rimane ucciso in un modo che richiama la prima strofa della filastrocca, e scoprono l’assenza di una delle statuine dal tavolo, sono costretti a cambiare opinione. Chi è il signor Owen e perché li ha radunati tutti su quell’isola? Chi è che ha intenzione di ucciderli uno ad uno e dove si nasconde, dato che sull’isola non sembra esserci nessun altro? Riusciranno a salvarsi?
La rivisitazione televisiva di BBC One è molto ben fatta, non per niente serve a celebrare il genio della grande scrittrice. Ho apprezzato molto le interpretazioni degli attori scelti, tutti davvero molto bravi e adatti alla parte. La struttura dei dialoghi e la recitazione dei protagonisti danno l’impressione di assistere ad una rappresentazione teatrale di prim’ordine, allo stesso tempo la confezione resta prettamente televisiva come tempi e svolgimento della trama. Il merito è sicuramente di un’ottima sceneggiatura, realizzata con perizia e attenzione e che riesce a suddividere la tensione in tre puntate (da 55 minuti l’una, per giunta) senza annoiare. Sarah Phelps, autrice dello screenplay, conosce bene il romanzo di partenza e riesce a restarvi fedele, pur con qualche piccolo cambiamento, dettato dalla necessità di rendere al meglio la pagina scritta in forma visiva. Le modifiche ci sono, ma sono minime (a cominciare dal nome dell’isola e dai protagonisti della filastrocca, ma qui è una questione di politically correct e non possiamo farci niente) e non infastidiscono chi ha letto il romanzo. Personalmente ero in ansia prima di vedere la miniserie perché temevo che anche questa volta gli autori avrebbero cambiato il finale. Nessuna delle trasposizione cinematografiche finora realizzate, infatti, aveva scelto di mantenere la conclusione originale, preferendo portare sullo schermo la versione alternativa ideata dalla stessa Christie per l’adattamento teatrale. Poiché sono convinta che proprio il finale (che non vi svelo, per ovvie ragioni) sia la forza del romanzo, da tempo speravo in un adattamento su schermo che rendesse giustizia al libro e avesse il coraggio di restare coerente all’originale. Da questo punto di vista, BBC One non mi ha delusa. Oltre a questo, particolarmente riuscita è l’atmosfera di tutta la miniserie: fin dall’inizio, ci si sente catapultati negli anni ’30, con un attenzione al dettaglio, anche nei costumi, davvero perfetta. Inoltre, la tensione che avvolge i protagonisti, costretti ad interagire con sconosciuti di cui non si fidano in un ambiente chiuso, è tangibile anche allo spettatore: nessuno è quello che sembra, tutti hanno degli oscuri ed inconfessabili segreti, di conseguenza tutti potrebbero essere gli assassini.
In conclusione, And then there were none è una miniserie davvero ben fatta, che riporta il genere del giallo televisivo finalmente a grandi livelli. Non so quando troverà una collocazione nei palinsesti italiani, ma vi consiglio davvero di recuperarne la visione: non ve ne pentirete.