La società moderna non ha più bisogno dell’eroe classico. Oggi non abbiamo bisogno di un eroe divino (un Achille a caso, per intenderci), perfetto, sempre coerente con la sua morale granitica e, per forza di cose, prevedibile. É semplicemente noioso.
L’eroe moderno invece è senza dubbio più interessante: dubita, piange, sbaglia, cade e soprattutto si rialza. Migliora attraverso un percorso di crescita che lo porta a essere ciò a cui ognuno di noi dovrebbe aspirare.
Master Chief è l’eroe classico. Per quanto in questo Halo 5 si siano sforzati di farlo passare per “traditore” facendogli intraprendere un percorso in solitaria per cercare Cortana, sono certo che alla fine la troverà in barba a tutti i suoi detrattori. Perchè Master Chief è infallibile e… e che palle.
Credo che questo sia il motivo principale per cui Halo non mi sia mai piaciuto.
Il problema infatti non è questo quinto capitolo in particolare, ma proprio tutta la fortunatissima saga: è eufemistico dire che Microsoft non abbia mai puntato sulla profondità dei personaggi o su una sceneggiatura realmente valida nella realizzazione dei vari capitoli.
Esemplificativa la battuta della voce fori campo all’inizio della seconda missione della campagna: “È un bel problema, siamo uno contro un milione”. Balle di fieno. Una battuta di una banalità disarmante che credo sia l’emblema dell’interesse che hanno avuto gli sceneggiatori per i dialoghi (tralasciando l’originalità dell’eroe che affronta, partendo svantaggiato, un nemico più grande di lui o un intero esercito di persiani… ah, no… ops alieni).
Però, la cosa che più mi ha più lasciato basito è l’avanzamento in stile sparatutto a scorrimento di 30 anni fa. Molto spesso, dopo battaglia, il nostro eroe si troverà fermo in un’area senza dover far nulla e la voce fuori campo racconterà come prosegue la storia. Nemmeno una leva da tirare in stile Tomb Raider o un filmatone alla Assassin’s Creed: solo per il fatto che sei lì, la trama avanza. Tutto è ridotto all’osso per non togliere tempo prezioso alla prossima battaglia contro alieni sempre più cazzuti.
Per cui, sorvolando sulle evidenti lacune narrative, prendiamo Halo 5 per quello che è: un arena shooter realizzato egregiamente. Se partiamo da questo presupposto, allora Halo 5 è un capolavoro. Il lavoro svolto dalla 343 Industries è stato encomiabile, come del resto c’era da aspettarsi dal titolo di punta di Xbox.
Da qui “il solito Halo” del titolo: quando si dice “il solito” riferito a qualsiasi cosa, spesso si sottintende, in modo negativo, che non ci sia stata nessuna evoluzione, che è sempre uguale a sé stesso senza niente che valga la pena considerare rispetto al capitolo precedente. Per Halo invece questo discorso cade: il fatto che sia “il solito Halo” è una garanzia di elevatissima qualità tecnica e di innovazioni costanti (e di trama superficiale, per non dire inesistente).
Comunque sono convinto che per gli appassionati del genere quest’ultimo capitolo verrà considerato il miglior Halo di sempre e certamente sarà un enorme successo commerciale. Dal canto mio credo che continuerò a snobbare la saga, come ho puntualmente fatto per gli ultimi 3 capitoli, perdendo consapevolmente ore di sparatorie sfrenate contro alieni o altri giocatori sparsi per il globo.