Giochi da tavolo

Lettere da Whitechapel – Provaci ancora, Jack

Il contenuto della scatola di White Chapel

Il contenuto della scatola di White Chapel

Le atmosfere dell’Inghilterra vittoriana della fine del 1800 sono magiche nonché fonte di ispirazione di numerose forme d’arte, e c’è un personaggio in particolare che ha sempre affascinato un po’ tutti: Jack the Ripper, noto da queste parti come Jack lo Squartatore, efferato ed ignoto serial killer di prostitute, che sgozzava nel quartiere di Whitechapel, protagonista di molti racconti e di film. Il mondo nerd non si è risparmiato in merito: come non citare la grafic novel “From Hell”, scritta da Alan Moore e disegnata da Eddie Campbell, che ha poi dato origine all’omonimo film con Johnny Depp, oppure la presenza di un Jack “alternativo” in The Order 1886, recente videogioco per PS4? Andiamo oggi nel mondo dei boardgames, invece, dove Gabriele Mari e Gianluca Santopietro hanno creato il bel “Lettere da Whitechapel”, attualmente disponibile nella sua nuova edizione, edito da Giochi Uniti. Andiamo a cercare di risolvere questo mistero di lunga data.

Lettere da Whitechapel è un gioco cooperativo da 2 a 5 giocatori, anche se, più che co-op, in realtà lo definirei “tutti contro uno” (in maniera simile a Le Case della Follia), dato che lo scontro avverrà tra un giocatore che impersonerà Jack e tutti gli altri che vestiranno i panni  dei cinque investigatori che più sono stati attivi nelle reali indagini dell’epoca. Anche nel caso in cui si fosse solo in 2, il giocatore “poliziotto” impersonerà tutti e cinque i tutori dell’ordine. Certo, non è questa la situazione ideale perché, in questo gioco, è il ragionamento collettivo a farla da padrone, però la cosa è comunque fattibile e abbastanza godibile. Cosa si dovrà fare, in poche parole? Semplice: il gioco è suddiviso in 4 notti, nelle quali verranno compiuti 5 omicidi (come nella realtà, la terza notte saranno due le sventurate a perire), e dove Jack dovrà riuscire a scappare ogni volta senza farsi arrestare nell’arco di 15 turni per notte. Sostanzialmente Jack sceglierà di nascosto, sulla mappa di gioco – riproduzione perfetta del quartiere londinese di Whitechapel – un luogo dove compiere l’omicidio, e lo segnerà sul foglio di carta che avrà di fronte a sé, nascosto da uno schermo di cartone; i poliziotti, a quel punto, dovranno cercare di intuire gli spostamenti di Jack sulla mappa, che potrà lasciare indizi più o meno veritieri, nel tentativo di arrestarlo prima che giunga nella casella che ha scelto come rifugio, sempre entro i 15 turni di ogni notte. Il movimento sul tabellone è quasi “da scacchiera”, perché Jack può muovere su alcuni segnalini bianchi mentre la polizia si può muovere sui segnalini neri che si trovano intorno a quelli bianchi, cercando quindi di aggirare il malvivente e di stringerlo in una morsa dove l’arresto sarà l’unica conclusione possibile. Vince Jack se sopravvive e fugge tutte le notti, vincono gli investigatori se riescono ad arrestare Jack in tempo. Facile, no?

Al di là delle meccaniche, che sono l’evoluzione di altri giochi come “Scotland Yard” e così via, condite da un grande uso dei bluff e della cooperazione attiva tra i giocatori (tranne il silenzioso Jack!), ciò che colpisce molto in Lettere da Whitechapel è la grandissima cura nei dettagli: partendo, come detto, dall’identità dei 5 poliziotti – che, tra l’altro, vi invito ad andare a ritrovare in film, serie tv e libri – sono presenti sulla mappa di gioco le esatte location dei cinque omicidi compiuti da Jack, con i nomi delle sue vittime riportati a fianco, e anche nel manuale abbiamo la presenza di numerosi dettagli storici che aiutano molto a calarsi nell’atmosfera vittoriana di fine 1800. Un altro tocco di classe sono le riproduzioni delle (presunte?) lettere di Jack lo Squartatore, che potranno anche essere usate nel gioco per depistare gli investigatori, che sono esattamente delle “fotografie” delle originali lettere ritrovate sulle scene dei delitti oppure anonimamente inviate alla polizia. Fa quasi venire un po’ i brividi leggere la vera lettera “From Hell”, e osservare la scrittura dell’epoca unita ai deliri dell’assassino. I miei complimenti quindi vanno agli autori e agli editori per l’ottimo lavoro svolto su questo aspetto, dato che le meccaniche sono salde e non c’è molto da dire se non invitarvi a testare questo gioco in compagnia di un affiatato gruppo di amici. Un altro suggerimento che vi posso dare è di avere un Jack abbastanza esperto con le meccaniche di gioco, altrimenti la vostra avventura potrebbe terminare troppo in fretta, e questo gioco invece ha bisogno del suo tempo per essere gustato appieno e per calarsi nell’atmosfera in maniera appropriata. Vi lascio con il video dell’unboxing del gioco e vi auguro di riuscire a fermare lo spietato assassino… oppure a scappare dalla polizia, perché no.

Menzione d’onore: Io, Morgana e jedi.lord abbiamo giocato assieme a Lettere da Whitechapel. Io ero Jack. Indovinate chi mi ha arrestato, al secondo turno, con una mossa rischiosissima? Ma la dolce Morgana, ovviamente.

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