Da qualche anno a questa parte, la visita allo stand che ospita Davide La Rosa è una delle tappe obbligate del mio viaggio a Lucca e, ogni volta, rimango stupito dal fatto che si ricordi di me dopo una rapida occhiata, nonostante il marasma delle persone che passano di lì, tanto che “A Marco che lo conosco” è diventato il fil rouge di tutte le dediche sui suoi libri. Per chi non lo conoscesse, Davide La Rosa è autore, sceneggiatore e disegnatore (male) di fumetti quali “Suore Ninja” (edito da Star Comics e disegnato da Vanessa Cardinali), “Paco Lanciano e il fagiano crononauta” e “Il nuovo romanzo di Dan Braun” (entrambi editi da Nicola Pesce Editore).
Marco: Ciao Davide! È un grandissimo piacere averti ospite della nostra rubrica e sono onorato di poter fare questa chiacchierata virtuale con te. Visto che ho citato Lucca, vorrei partire proprio dalle notizie della fiera: come è nata la collaborazione con SaldaPress e cosa puoi dirci di “Ugo Foscolo indagatore dell’incubo”?
Davide: Ciao a te e a voi tutti. Il piacere e l’onore sono miei (giuro). Ma veniamo alla domanda. La collaborazione con SaldaPress non ho capito bene come sia nata… cioè: so solo che a un certo punto mi sono ritrovato a parlare di piani futuri con loro… è una cosa molto bella… ancora non ci credo (e, per quando riguarda il sottoscritto, con un carico di responsabilità altissimo). I ragazzi di SaldaPress, soprattutto Andrea Ciccarelli, seguono da tempo i miei lavori e, a quanto pare, gli piace quello che faccio. Così, sempre Ciccarelli, al Comicon di Napoli mi disse: “Ho letto Paco Lanciano, è bellissimo… che ne dici di proporci qualcosa da pubblicare con noi?”… io ho avuto un attimo di smarrimento e poi gli ho proposto una cosa che mi frullava nella testa da quando avevo finito Paco Lanciano. Mi era venuta in mente questa cosa degli scrittori italiani vissuti a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo che fanno cose fuori dal loro contesto. Il primo a cui ho pensato è stato “Ugo Foscolo indagatore dell’incubo”… in pratica “Dei Sepolcri” è un’opera letteraria horror (dai, un pochino è vero). Da quello è iniziato un brainstorming che ha portato a un piano editoriale a lungo termine (speriamo) con una serie di libri con protagonisti gli scrittori in qualche modo collegati fra loro (tipo ci sarà “Parini naufrago delle stelle” ecc…).
M: A partire da “Zombie gay in Vaticano” sei stato attivissimo da un punto di vista editoriale, com’è stato il passaggio dalle strisce quotidiane sul blog alla stesura di graphic novels?
D: Il passaggio è stato abbastanza tranquillo… nel senso che ho dovuto assestarmi un attimo ma poi ho capito il meccanismo (anche se sto ancora imparando… cerco di pormi sempre come allievo e di imparare questo lavoro da chi ne sa più di me).
M: Rimanendo in tema, il tuo blog è stato forse lo strumento che più di tutti ha contribuito alla diffusione delle tue opere e delle tue strisce, ma con l’aumentare degli impegni per le case editrici è inevitabilmente diminuita la frequenza dei post sul tuo blog. Ti dispiace non avere più il tempo per seguire quello che, secondo me, è stato il tuo primo amore?
D: Mi dispiace parecchio, sì. Ma proprio non ce la faccio (ho anche in mente cose che vorrei postare lì ma non riesco materialmente). Come ho detto prima, io ho sempre voluto fare lo sceneggiatore e pubblicare libri. Nessuno me lo faceva fare e quindi decisi di aprire il blog per far capire cosa volevo fare e cosa sapevo fare. Senza internet a me non mi avrebbe mai pubblicato nessuno… credo.
M: Vorrei ora ribaltare la frittata: il primo tentativo di crowdfunding per “Prussiani VS Alieni” non è andato a buon fine. Come sono state le tue esperienze di autoproduzione? Quanto è difficile riuscire a produrre e distribuire la propria opera autonomamente in Italia?
D: Eh infatti, è andato male il primo tentativo (chissà il secondo come andrà). Io ho fatto dieci (10) anni di autoproduzione (tra blog e riviste spillate portate alle fiere). Credo sia la miglior palestra per farsi le ossa. Internet ci dà una grande possibilità di farci notare.
M: Questa non vuole essere una critica, ma un semplice spunto di riflessione: avendo letto praticamente tutto quello che hai scritto, ho sempre trovato più divertenti le cose disegnate da te. La tua comicità trae spesso la sua forza da atmosfere grottesche e ridicole, secondo te i fumetti disegnati male riescono a veicolarla meglio?
D: Il fumetto è un linguaggio che vive di testo e disegni (ok, questa è un’ovvietà ma mi serve come premessa a quanto segue). Il testo e i disegni devono essere funzionali l’uno con l’altro. Se testo e disegno non sono complementari viene fuori una cosa illeggibile. Le storie disegnate da me hanno bisogno del mio “Tratto” (le virgolette le ho messe per rispetto a chi un tratto lo ha veramente) o di qualcuno che capisca la storia e riesca a creare un impatto visivo che regga i miei deliri (come è successo per il Detective Smullo che prima lo disegnavo io e ora, invece, lo scrivo e basta mentre i disegni li fa il bravissimo Fabrizio Di Nicola). Le storie che scrivo per altri (tipo per Vanessa Cardinali, Riccardo Pieruccini o Federico Rossi Edrighi) sono pensate per il loro tratto e hanno caratteristiche narrative diverse.
M: Spesso nelle tue strisce molti protagonisti della televisione italiana o della cronaca, da Tiberio Timperi alla bara di Mike, tanto per citarne un paio, diventano i personaggi principali, quasi come fossero feticci trash, delle tue strisce. Come compi determinate scelte? Quali sono i particolari che attirano la tua attenzione e stimolano la tua fantasia?
D: Il 99% delle volte sono scelte casuali (come Tiberio Timperi o Marco Columbro). Altri li scelgo perché hanno alle spalle una storia meravigliosa… voglio dire: quella della bara di Mike è una cosa stupenda. Una bara errabonda per il Mondo (anzi: per l’Universo) è un bel messaggio di speranza: la morte può essere l’inizio di un nuovo viaggio… viaggio che il morto non si può godere ma che renderà allegri gli altri. Io sarei felice se rubassero la mia bara e la facessero girare a casaccio.
M: Non credo potesse esserci modo migliore per salutarci, se non con un pensiero positivo e ottimista sulla morte! Ringrazio Davide per la sua disponibilità, per avermi dato l’occasione di fare questa chiacchierata virtuale e ringrazio tutti voi che l’avete letta, spero, con interesse. A presto!
D: Grazie di cuore e un caro saluto a tutti.