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The Passenger – La morale dei mafiosi

thepassenger

23 Maggio 1992.

Sembra una data a caso, ma me la ricordo eccome, anche se avevo solo 8 anni. Era il giorno della strage di Capaci, un attentato nel quale morirono il giudice Falcone, sua moglie e la sua scorta. Un giorno che purtroppo è entrato di prepotenza nella storia del nostro paese, e che è emblematico di un’epoca in cui la Mafia terrorizzava lo Stato con le bombe per i suoi porci comodi. Io quegli anni me li ricordo stranamente bene, e credo che nessuno di noi dovrebbe dimenticarli: la Mafia è un cancro di cui la nostra Italia è sempre stata malata e migliaia sono state le opere anche di fiction che ne hanno discusso, ne hanno raccontato i fatti, le vicissitudini e condannato l’esistenza.

Il fumetto, come mezzo culturale, ovviamente non fa e non ha fatto eccezione. Proprio di questa tematica vorremmo parlarvi oggi, tramite un graphic novel che di mafia parla attraverso una storia d’azione e di vendetta: The Passenger, della collana Prospero’s Books edita da Tunué, che ci ha concesso di leggerlo in anteprima e che ringraziamo per la disponibilità.

Il team creativo

Leggere i nomi in copertina è già di suo interessante: Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso sono ormai due veterani del fumetto a sfondo storico, avendo concepito negli ultimi anni parecchie opere biografiche o che prendono spunto da fatti di cronaca. Io li conosco per aver letto Jan Karski, un loro titolo uscito nel 2014 che mi ha fatto scoprire una pagina dell’Olocausto che onestamente non conoscevo, e avevo avuto modo di apprezzare l’ottimo lavoro di documentazione sfociato in una buona narrazione e in un lato artistico molto apprezzabile. Questa volta però, al dinamico duo in questione, si è aggiunto Carlo Carlei, regista che ha fornito proprio il soggetto della storia di The Passenger, che presto diverrà proprio una pellicola (e della quale questo graphic novel è l’adattamento a fumetti).

La storia e i personaggi

Questo aspetto è importante da sottolineare, perché The Passenger è strutturato esattamente come un film d’azione. Come impostazione ed incipit mi ha ricordato molto il bellissimo film di Michael Mann con Tom Cruise e Jamie Foxx, Collateral. Infatti è proprio una lunga notte di violenza, inseguimenti, sparatorie, confessioni e rapimenti quella che vede intrecciarsi i destini di Masino Caligiuri, latitante boss della Mafia che assomma in sé tutte le storie e le storture dei vari Riina, Provenzano e Brusca, e due turisti americani in viaggio di nozze in Sicilia. A fare da sfondo, accenni alle storie oscure dell’Italia, indice di un ottimo lavoro documentativo da parte degli autori.

Il romanzo grafico, partendo da un quadro storico accennato in modo molto efficace con un bello stratagemma, si dipana come un vero e proprio film d’azione cui non manca davvero nulla: bei personaggi, azione serrata, intrighi e colpi di scena. Molto buono è il lavoro sugli attori che si muovono in scena: pur utilizzando alcuni caratteri che sono un cliché delle opere che parlano di Mafia (e non è che sia così semplice evitarli), l’empatia con i personaggi è buona, tanto da farci avere ripensamenti di simpatia persino nei confronti dello spietato boss.

Le tematiche

The Passenger si legge tutto d’un fiato come si guarda un thriller, ma non per questo non si tratta di un’opera in grado di far riflettere, anzi: i dialoghi tra il boss in fuga e il nostro co-protagonista americano mostrano perfettamente la percezione distorta alla base dell’agire mafioso, cercando nel contempo di farci familiarizzare con il criminale tramite il tratteggiamento di alcuni lati più umani della sua personalità. A me questo elemento, come accennavo prima, ha inquietato molto e mi ha fatto pensare a come sia facile per queste persone convincere i deboli che il giusto sia dalla loro parte: rimarchevole l’insistenza sulla religiosità, sull’amore e sul rispetto estremo dei mafiosi nei confronti della famiglia, un tipo di contrasto che non esita ad instillarci quel malessere che scatta istantaneo parlando di organizzazioni criminali.

Ovviamente non ci viene risparmiata la tematica della corruzione, all’ordine del giorno se si parla di cosche mafiose e d’altronde è giusto così: una delle conseguenze della stagione delle stragi fu ad esempio la presunta trattativa tra lo Stato e la Mafia per cessare gli spargimenti di sangue in cambio di favori vari ed eventuali. Carlei, Rizzo e Bonaccorso non potevano perciò soprassedere sull’argomento e per quanto diffuso sia il malcontento popolare italiano al grido di “Tutti corrotti”, non è mai male che se ne parli.

Il linguaggio

Piccolo accenno alla lingua utilizzata: moltissimi dialoghi del fumetto sono in siciliano, scritti in siciliano e se non è questo il vostro dialetto padre, vi troverete a leggerli ad alta voce tentando di imitare l’accento del Padrino (true story). Questa scelta mi è piaciuta da pazzi perché riesce ad immergere nell’atmosfera e nella vicenda in modo integrale, come forse non sarebbe successo se tutto fosse stato scritto in italiano. Sempre rimanendo sull’aspetto linguistico, altre chicche sono l’anglosiciliano parlato dal boss e la colorazione differente per le parti di testo tradotte.

Il lato grafico

Ho trovato i disegni di Bonaccorso molto adeguati alla vicenda narrata, con ottime scene d’azione, inquadrature cinematografiche e una colorazione a tinte pastello suggestiva, punteggiata da luci forti e riflessi che rendono l’atmosfera notturna ancor più efficace. L’appunto lo faccio su un aspetto, ma è un problema mio e lo riconosco, perché nei fumetti non lo sopporto: le scritte fatte al pc e appiccicate sopra al disegno. Secondo me stonano e rovinano la resa: ad esempio nel momento in cui i due protagonisti visitano il monumento commemorativo della strage di Capaci, che è comunque una scena d’impatto della vicenda, non ho digerito che i nomi fossero palesemente scritti al computer. Niente di incredibile, comunque. Al contrario, ho gradito molto gli scenari tratti dalla Palermo reale, completamente disegnati e che fanno ottimamente da sfondo alle vicende, rendendole più vivide e reali.

In conclusione…

The Passenger mi ha soddisfatto e ho capito che la scintilla che lo rende meritevole ai miei occhi è forse la scelta di non limitarsi al mero compitino di thriller d’azione, ma di mostrare un lato morale (se di moralità si può parlare, ben inteso) dei personaggi negativi, rendendoli ancora più vicini al nostro vivere comune.


Nerdando in breve

The Passenger è una storia di mafia, vendetta e sangue, capace di turbare e far riflettere su pagine dolorose della storia del nostro paese, grazie ad un’ottima scrittura.

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