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Uncharted 4: The Last of Drake

Posso dire di aver comprato Playstation 4 con l’unico obiettivo di giocare a questo titolo.
Uncharted 4, ultimo capitolo della saga dedicata a Nathan Drake e soci, si presentava con una gigantesca aspettativa da parte di tutto il pubblico: Naughty Dog ha sempre sfornato videogiochi di un certo livello e tutti erano certi che, anche questa volta, con l’ultimo saluto (?) alle avventure del famoso avventuriero le attese non sarebbero state deluse.

Essendo un affezionato giocatore della serie Uncharted, mi domandavo come sarebbe stato affrontato il passaggio ad una console di successiva generazione, soprattutto dal punto di vista grafico, e come l’esperienza maturata con The Last of Us in termini di giocabilità avrebbe influito nell’approccio al prodotto finito. Infatti, la sostanziale uniformità della formula di gioco, unita al carisma dei personaggi (fra tutti il protagonista e Sully) e alle storie avvincenti e ricche di colpi di scena, aveva caratterizzato il successo della serie di videogiochi fin dal 2007 ed ero curioso di sapere quanto di tutto questo sarebbe stato mantenuto anche su PS4.

La storia riprende tre anni dopo la narrazione del terzo capitolo, l’inganno di Drake.
Nathan, sposato con Elena, ha ormai abbandonato il vecchio stile di vita e, smessi i panni del cacciatori di tesori, conduce una rispettabile vita da uomo onesto.
Le cose sono destinate a subire un brusco cambiamento quando Sam, il fratello di Nathan, dopo essere stato creduto morto anni addietro, rispunta all’improvviso e chiede al nostro eroe di aiutarlo a recuperare il tesoro del pirata Henry Avery. Da allora, inizierà una corsa contro il tempo perché, oltre al ritrovamento del tesoro, in ballo ci sarà anche la vita di Sam.

L’inizio del titolo, che proietta il giocatore nel bel mezzo degli eventi, coinvolge immediatamente e, grazie ad un comparto tecnico degno di questo nome, permette a PS4 di mostrare i muscoli.

Il primo elemento che si nota è la cura che i ragazzacci di Naughty Dog hanno riposto nella modellazione di paesaggio e protagonisti. Nathan Drake non è mai stato così realistico e, personalmente, sono rimasto colpito dal livello di dettaglio delle espressioni facciali dei personaggi e dalla modellazione dei capelli.
La storia comincia a dipanarsi attraverso un lungo flashback e ci mostra la tranquilla esistenza del protagonista dopo il matrimonio: niente più tesori, la nuova vita prevede il recupero di rifiuti dal fondo del oceano. A far immedesimare il giocatore in questa atmosfera contribuisce, in modo enorme, la casa di Nate e di Elena, in cui, durante uno dei primi livelli, potremo muoverci liberamente. È emozionante rivedere alcuni dei cimeli recuperati durante le precedenti avventure, e vedere Drake immerso in una veste del tutto nuova, quella dell’uomo di casa, fa decisamente sorridere.
Con l’evoluzione della storia e il proseguo dell’avventura, quando, cioè, si torna alle care vecchie sparatorie e ai cari e vecchi pugni, si nota tutta l’esperienza maturata nel campo dai creatori.
I combattimenti risultano essere molto più realistici e leggermente più sporchi. Non si assiste più, soprattutto nel corpo a corpo, a mosse troppo precise. I pugni sono tirati con forza e la fisica gioca un ruolo importante durante le scazzottate.
Anche nelle fasi delle arrampicate si assiste ad un netto miglioramento (il protagonista ha bisogno degli appigli seri, niente più Spiderman ed Assassin’s Creed) e lo stesso modo di fare dei personaggi ed i loro movimenti nello spazio sono condizionati dall’età e dalla fatica.
Per quanto riguarda le armi da fuoco, poi, gli effetti particellari sono ottimi e, soprattutto in fase di esplosioni, si fa fatica a pensare di trovarsi davanti ad un videogioco.
L’aggiunta del rampino per arrampicarsi e volteggiare tra le rupi (chiaro rimando alla frusta di Indiana Jones) aggiunge un’innovazione convincente e, anche se potrebbe far storcere il naso a qualcuno, non stona nel contesto generale; inoltre, la possibilità di giocare intere sezioni a bordo di veicoli e al fatto di avere alcuni livelli liberamente esplorabili, da l’impressione di trovarsi davanti ad un gioco in grado di offrire un’esperienza più completa.

L’impressione è, quindi, quella di avere di fronte un videogioco più maturo, su cui la recente esperienza nella realizzazione di The Last of Us ha pesato non poco.
A partire dalle meccaniche stesse, il gioco richiama spesso le tinte e le sensazioni presenti nel avventura post-apocalittica ed anche la possibilità di poter interagire tanto con l’ambiente circostante richiama qualcosa alla memoria.

In ultimo, sono stato particolarmente colpito dai riferimenti che Naughty Dog ha inserito nel videogioco, per strizzare un po’ l’occhio ai propri fan, in particolare la possibilità di giocare a Crash Bandicoot nel corso di due livelli del gioco.


Nerdando in breve

Un titolo decisamente all’altezza delle aspettative, che permette di salutare come si deve Nathan Drake e che ci consente, ancora una volta, di vivere una fantastica avventura alla ricerca di un leggendario tesoro.

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