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Ghost of Yotei – Lame e sangue, ancora una volta

Ghost of Yotei

Eccoci qui, dopo quattro anni di attesa, a impugnare nuovamente una katana e solcare le terre del Giappone feudale con l’ultimo gioiello di Sucker Punch Productions. Ghost of Yotei rappresenta il seguito spirituale dell’acclamato Ghost of Tsushima, trasportandoci circa trecento anni nel futuro nelle fredde e selvagge terre di Ezo (l’odierna Hokkaido). Pubblicato in esclusiva PlayStation 5 da Sony Interactive Entertainment, il gioco segue le gesta di Atsu, una mercenaria solitaria spinta da un’inarrestabile sete di vendetta. Preparati a entrare nel mondo dell’Onryō – lo spirito vendicativo che danza con la morte tra la neve e i fiori di ciliegio.

Ringrazio Sony Italia per avermi inviato una copia di Ghost of Yotei, con la quale ho potuto scrivere questa recensione.

Recensione

La storia di Ghost of Yotei affonda le sue radici nel dramma più puro della tradizione orientale. Siamo a Ezo, nell’Hokkaido, alle pendici del pacifico Monte Yotei. Sedici anni prima degli eventi narrati, Atsu ha assistito impotente al massacro della sua famiglia per mano dei Sei di Yotei – una banda di fuorilegge mascherati che l’hanno lasciata per morta, trafitta con una katana e inchiodata a un albero di ginkgo in fiamme. Il destino, però, aveva altri piani: sopravvissuta miracolosamente, la giovane donna ha dedicato la sua esistenza all’addestramento, forgiando il suo corpo e la sua anima nell’arte della guerra per un unico, immutabile scopo: la vendetta, diventando così l’Onryō (anche se, come ci insegna il buon F.V., l’unico vero obiettivo è la REDENZIONE, ndr).

Ghost of Yotei

Corri, scappa, c’è l’Onryo!

Il viaggio di Atsu attraverso le terre di Ezo si presenta come una caccia spietata ai suoi sei nemici, ciascuno identificato da maschere che richiamano creature e spiriti del folklore nipponico: il Serpente, la Kitsune, l’Oni, il Ragno, il Drago e infine Lord Saito, l’unico privo di maschera e capo del gruppo, nonché dotato di un eccezionale carisma. Ma quello che inizia come un semplice racconto di vendetta si trasforma gradualmente in qualcosa di più profondo e stratificato. Atsu non è solo una demone della vendetta, ma un fantasma tormentato che non riesce ad andare avanti, legata al suo passato traumatico.

Non aggiungo altro, ma devo fare una precisazione: Ghost of Yotei è totalmente svincolato da Ghost of Tsushima, quindi è godibile al 101% anche senza aver mai toccato il prequel.

Gameplay

La narrazione si sviluppa attraverso un approccio semi-aperto che concede al giocatore una libertà narrativa mai vista nel predecessore. Invece di seguire una progressione lineare, i giocatori possono scegliere quale membro dei Sei di Yotei affrontare, con la mappa che spesso presenta tre o quattro obiettivi principali simultanei. Questa struttura permette momenti di maggiore apertura alternati a sequenze più concentrate per i colpi di scena narrativi, creando un flusso coinvolgente che mantiene alta la tensione.

Particolarmente efficaci risultano i flashback interattivi che permettono di esplorare il passato di Atsu tornando nella sua casa d’infanzia. Con la semplice pressione del touchpad del DualSense, il giocatore viene trasportato indietro nel tempo per rivivere frammenti della sua storia personale, aggiungendo profondità emotiva e contestualizzando le motivazioni del personaggio. La caratterizzazione dei personaggi secondari risulta convincente, con alleati inaspettati che si uniscono gradualmente al viaggio di Atsu, incluso un misterioso lupo che combatte al suo fianco.

Il sistema di combattimento di Ghost of Yotei rappresenta un’evoluzione naturale di quanto visto in Tsushima, mantenendo quella perfetta fusione tra accessibilità immediata e profondità tattica che ha reso celebre il predecessore. Il cuore pulsante dell’esperienza rimane il sistema “parata-contrattacco” che trasforma ogni scontro in una danza mortale di precisione e tempismo. Atsu si muove con una brutalità poetica, circondata dai corpi dei nemici abbattuti mentre pulisce metodicamente la lama prima di rimetterla nel fodero. Sì, questa volta potranno anche partire dei pezzi qua e là.

Ghost of Yotei

Ahia, mi sa che domani si alzerà tutto spezzettato

La vera rivoluzione sta nell’arsenale espanso che offre finalmente quella varietà tanto agognata dai fan. Katane singole e doppie, ōdachi, yari (lancia), kusarigama e persino armi da fuoco come il tanegashima (fucile a miccia) costituiscono un armamentario impressionante. Ogni arma presenta caratteristiche uniche e set di mosse dedicati: l’ōdachi risulta devastante contro nemici di grossa taglia e infligge danni enormi alla postura avversaria, mentre le doppie katane offrono combo veloci e fluide, perfette per i combattimenti contro i nemici armati di lancia. Il kusarigama permette tattiche “sporche” come agganciare i nemici e trascinarli a terra per il colpo di grazia. L’introduzione delle armi da fuoco aggiunge una dimensione tattica inedita, ma sono da utilizzare con cura, tanto potenti quanto complesse da gestire. L’arco, invece, mantiene la sua importanza come arma stealth, con varianti potenziate come lo Yumi capace di perforare alcune armature.

Una delle innovazioni più interessanti è il sistema di disarmo. Se un nemico colpisce duramente, Atsu può perdere la sua arma, ma grazie alla sua velocità può disarmare a sua volta gli avversari. Questo meccanismo costringe i giocatori a essere versatili e ad adattarsi costantemente, utilizzando l’intero arsenale a disposizione piuttosto che affidarsi a una singola arma. E, piccola novità, ora possiamo raccogliere le lame dei nemici o quelle poggiate sugli espositori per lanciarle contro i nostri avversari, spesso con esiti particolarmente letali. Il sistema di stealth si arricchisce di nuovi strumenti come kunai (devastanti contro la postura nemica), bombe fumogene, polvere accecante e lame da lancio. I kunai in particolare risultano quasi “rotti” per efficacia, rompendo immediatamente la postura degli avversari a meno che non vengano parati. Le meccaniche di assassinio permettono streak estese, specialmente se combinati con equipaggiamenti specifici e l’uso tattico delle bombe fumogene per sparire dalla vista.

L’esplorazione beneficia di un sistema di accampamento mobile che rappresenta una delle migliori aggiunte al gameplay. Atsu può fermarsi ovunque per ricaricare salute e spirito, cucinare (dovrai letteralmente farlo tu!) cibi con bonus temporanei, forgiare munizioni e suonare lo shamisen. L’aspetto sociale dell’accampamento crea un hub dinamico dove mercanti e alleati si presentano casualmente, eliminando la necessità di tornare costantemente nelle città. Tuttavia è bello notare come il viaggio rapido sia disponibile sin dai primi momenti e potrete viaggiare sostanzialmente in qualsiasi punto di interesse sulla mappa: ottimo per non passare ore a cavallo.

La mappa è anche stata aggiornata, con la possibilità di comprare mappe dal cartografo o di sbloccare punti di interesse parlando con le persone per Ezo. Il sistema di indizi sotto forma di carte da collezione aggiunge stratificazione all’esplorazione, e interrogando nemici su argomenti specifici come l’Onryō o altri nemici, si possono sbloccare nuove avventure, abilità ninja o affrontare potenti samurai. Man mano che la leggenda di Atsu cresce, aumenta anche la taglia sulla sua testa, attirando nemici sempre più pericolosi.

Audio e Video

Dal punto di vista tecnico, Ghost of Yotei si presenta come un’esperienza visivamente straordinaria, anche se non sempre perfetta. Personalmente l’ho provato su PlayStation 5 Pro con le impostazioni al massimo, con l’esclusiva modalità Ray-Tracing Pro che combina effetti avanzati con 60fps fluidi.

L’impatto visivo generale risulta mozzafiato, con panorami che invitano costantemente all’uso della modalità foto. I paesaggi di Ezo catturano perfettamente l’essenza selvaggia del nord del Giappone, dai campi innevati alle coste rocciose, dai boschi di betulle alle cime montuose che si stagliano contro cieli stellati. Il concept design rimane fedele a Tsushima ma reso con una qualità tecnica superiore grazie all’hardware dedicato PS5. Tuttavia, l’esperienza non raggiunge sempre l’eccellenza. Animazioni ed espressioni facciali dei PNG risultano distanti dalla perfezione, così come la resa della vegetazione, gli effetti del vento, i modelli animali, le texture degli ambienti interni e l’illuminazione volumetrica. Le performance si mantengono generalmente stabili su entrambe le console, con framerate costanti e solo occasionali cali minori durante sequenze particolarmente intense con esplosioni e numerosi effetti particellari. L’ottimizzazione di Sucker Punch si dimostra solida, garantendo un’esperienza tecnica raramente deludente.

Ghost of Yotei

Il combattimento tra le lucciole è incredibile

Sul fronte audio, Ghost of Yotei brilla per la sua colonna sonora orchestrata da Toma Otowa con la collaborazione di Clare Uchima. La soundtrack di 22 tracce per un totale di oltre un’ora di musica cattura perfettamente l’atmosfera del Giappone del 1603. Il shamisen, strumento tradizionale giapponese a tre corde, rappresenta il cuore pulsante dell’identità sonora del gioco. Il sistema di apprendimento delle canzoni shamisen aggiunge un livello narrativo ed emotivo significativo. Atsu può imparare otto canzoni diverse durante l’avventura: dalla Canzone di Atsu (disponibile dall’inizio) alla Canzone dell’Ainu (che richiede il completamento di specifiche quest narrative). Ogni brano ha un significato nella progressione del personaggio e nella sua connessione con il mondo.

Il doppiaggio italiano è presente e ben realizzato, ma sapete che per me esiste un unico credo: doppiaggio giapponese, e basta.

Concludendo

Ghost of Yotei rappresenta esattamente quello che ci si aspettava: un sequel che non stravolge la formula vincente ma la raffina e la espande in modo intelligente. Sucker Punch non ha tentato rivoluzioni azzardate, preferendo concentrarsi su ciò che ha reso Tsushima un successo, migliorandolo sotto ogni aspetto. Il risultato è un gioco che funziona bene e fa esattamente quello che deve fare: offrire un’avventura open world coinvolgente per chi cerca il nuovo action adventure su cui investire decine di ore. La storia di vendetta di Atsu, pur seguendo schemi che definirei canonici, risulta emozionante e ben costruita. I flashback interattivi aggiungono profondità emotiva, mentre i personaggi secondari contribuiscono a creare un mondo vivo e credibile. La struttura semi-aperta della narrazione principale offre quella libertà di scelta che mancava nel predecessore senza sacrificare la coerenza del racconto.

L’arsenale espanso rappresenta il vero punto di forza del gameplay, risolvendo finalmente le lamentele sulla ripetitività delle stance di Tsushima. Ogni arma ha una personalità distinta e specifica, incoraggiando sperimentazione e adattabilità. Il sistema di combattimento mantiene quella immediatezza unita alla profondità che ha reso iconico il predecessore, arricchendosi di meccaniche come il disarmo che aggiungono tensione agli scontri.

Tecnicamente, il gioco si dimostra solido senza essere rivoluzionario. Su PlayStation 5 Pro offre un’esperienza visivamente appagante che sfrutta bene l’hardware disponibile, anche se non sempre raggiunge l’eccellenza dei migliori titoli del genere. Le performance stabili e l’ottimizzazione curata garantiscono un’esperienza fluida che non delude mai veramente. La colonna sonora e l’audio design rappresentano probabilmente l’aspetto più riuscito della produzione. L’utilizzo dello shamisen come elemento narrativo e la qualità generale della soundtrack creano un’atmosfera coinvolgente che accompagna perfettamente l’avventura di Atsu.

Ghost of Yotei

Mai dimenticare di fare un salto alle sorgenti termali

Ghost of Yotei non è il gioco che ridefinirà il genere open world, ma è sicuramente un’ottima iterazione di una formula collaudata. Chi ha amato Tsushima troverà qui tutto ciò che cercava: più varietà nel gameplay, una storia emozionante, un mondo bellissimo da esplorare e quella sensazione unica di essere un guerriero leggendario nel Giappone feudale. La sensazione “poggi il joypad ieri, lo riprendi oggi” in questo caso non è sintomo di ripetitività ma di familiarità rassicurante – come tornare a casa davanti al calore di un fuoco accogliente.

Per chi cerca innovazione rivoluzionaria o meccaniche mai viste prima, Ghost of Yotei potrebbe risultare prevedibile. Ma per tutti gli altri – la stragrande maggioranza – rappresenta semplicemente un ottimo videogioco: divertente, mai stancante, tecnicamente solido ed emotivamente coinvolgente. Difficile chiedere di più a un sequel che aveva l’arduo compito di seguire un capolavoro.

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Nerdando in breve

Ghost of Yotei conferma la qualità Sucker Punch: vendetta emozionante, gameplay vario, mondo mozzafiato – un degno seguito di Tsushima.

Trailer

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