Lost Soul Aside è un degno esponente della categoria dei giochi che ci hanno fatto penare per lungo tempo prima di essere finalmente disponibili. La sua storia inizia nel lontano 2014, dove Yang Bing (all’epoca giovane sviluppatore cinese) decide di iniziare questo progetto che andava nella scia di classici come Devil May Cry e Bayonetta, ma con l’intenzione di fornire una storia epica e “multidimensionale”. Arriviamo a oggi, 11 anni dopo, dove grazie al “China Hero Project” di Sony, gli sviluppatori minori provenienti dalla Cina hanno finalmente la possibilità di vedere sovvenzionati i loro progetti. Ed ecco che arriva Lost Soul Aside, esclusiva (al momento) PlayStation 5 e PC targata Ultizero Games. L’attesa sarà stata ricompensata?
Recensione
La storia di Lost Soul Aside segue Kaser, un giovane guerriero orfano cresciuto nelle periferie di Slum Harbour insieme alla sorella Louisa. Entrambi membri del gruppo di resistenza Glimmer, si ritrovano catapultati in un conflitto interdimensionale quando misteriosi invasori chiamati Voidrax irrompono nel loro mondo, rapendo Louisa. Al fianco di Arena, una creatura draconica dai poteri di trasformazione, Kaser intraprende un viaggio attraverso dimensioni diverse per salvare la sorella e l’umanità stessa.
La narrativa di Lost Soul Aside, purtroppo, è uno dei punti dove il gioco mostra maggiormente i suoi limiti. Non fraintendetemi: la premessa è solida e gli scenari interdimensionali offrono spunti interessanti, ma l’esecuzione soffre di una certa genericità che attraversa dialoghi, caratterizzazioni e sviluppo della trama. È come se il team avesse investito così tanto nell’aspetto visivo e d’azione da dimenticarsi che anche le emozioni hanno bisogno di cure. I personaggi rimangono spesso bidimensionali, incluso il protagonista, le loro motivazioni risultano prevedibili, e il rapporto tra Kaser e Arena, che dovrebbe essere il cuore emotivo dell’avventura, non riesce mai a toccare veramente le corde giuste.
Gameplay
Lost Soul Aside segue una struttura lineare con livelli che includono bivi e sezioni di platforming. Non è assolutamente l’open world che molti si aspettavano, ma una progressione guidata che, se da un lato garantisce ritmo, dall’altro limita quella sensazione di scoperta che avrebbe potuto elevare l’esperienza complessiva. C’è da dire, però, che l’ennesimo open world mi avrebbe sinceramente (e personalmente) stufato!
Il sistema di combattimento di Lost Soul Aside è indubbiamente il suo punto di forza, anche se non senza riserve. Come vi dicevo in apertura, qui si è voluto omaggiare l’hack’n’slash, e gli omaggi a DMC o Bayonetta non mancano. Il gioco offre quattro tipologie di armi principali: spada a una mano, spadone, gunblade e falce, ognuna con set di mosse differenti. La possibilità di cambiare arma al volo durante i combattimenti crea un senso di fluidità che funziona bene sulla carta. Arena, il compagno draconico, può trasformarsi in armi, scudi o persino mezzi di trasporto, aggiungendo un risvolto strategico interessante. Le sue abilità sono spettacolari da vedere e offrono varietà tattica. Il problema è che, nonostante tutto questo arsenale, il combattimento tende a diventare ripetitivo più rapidamente di quanto ci si aspetterebbe.
I controlli, mi spiace ammetterlo, non sono sempre precisi come dovrebbero essere per un action di questo calibro. C’è una certa rigidità nei movimenti che stride con le ambizioni cinematografiche del gioco, e la telecamera può risultare goffa in situazioni concitate. Non sono problemi che rendono il gioco ingiocabile, ma in un genere dove la precisione è tutto, questi piccoli intoppi si sentono eccome. Inoltre, la fluidità è veramente fondamentale in un gioco del 2025, e qui a volte non ci siamo.
Il sistema di progressione attraverso skill tree e potenziamento delle armi con frammenti aggiunge profondità al gameplay, ma manca quella sensazione di crescita significativa che spinge a sperimentare nuove strategie. Spesso ci si ritrova a usare le stesse combo efficaci senza sentire il bisogno di esplorare il sistema più a fondo. C’è sempre il rischio del “button mashing” (o “schiacchiaschiacciaschiacciaaaa” qual dir si voglia), ma questo è tipico del genere e, diciamolo, a volte è proprio soddisfacente menare le mani senza troppi pensieri! Infine, il sistema di progressione, negozio e salvataggio è affidato a un’assistente che comparirà magicamente qua e là durante le vostre avventure.
I boss fight sono probabilmente dove Lost Soul Aside brilla di più. Questi scontri epici riescono a sfruttare al meglio le meccaniche di gioco, richiedendo tempismo, strategia e uso creativo delle abilità di Arena.
Audio e Video
Tecnicamente, Lost Soul Aside è uno spettacolo per gli occhi. L’Unreal Engine 4 restituisce ambientazioni mozzafiato che spaziano da paesaggi ghiacciati a rovine antiche e dimensioni aliene, passando per una spiaggia che mi ha ricordato tantissimo I Cavalieri dello Zodiaco. Il design artistico è curato, con un’estetica che ha sicuramente una base “anime” ma con la differenza con le produzioni giapponesi che chi ha buon occhio può notare.
Tuttavia, non tutto è oro quello che luccica. Alcuni aspetti tecnici mostrano i segni di uno sviluppo prolungato: animazioni che appaiono datate in certi contesti, texture non sempre uniformi, e quel fastidioso accenno di scabrosità durante le cutscene che il team sta ancora cercando di risolvere con patch post-lancio. La day-one patch ha migliorato stabilità e prestazioni, ma evidentemente non è bastata a limare tutti i problemi. Io ho giocato su PS5 Pro, la modalità Performance garantisce in teoria 60fps stabili, ma ho riscontrato occasionali cali nelle prime fasi di gioco.
Sul fronte audio, il lavoro è più che dignitoso ma senza particolare personalità. Le musiche accompagnano bene l’azione senza mai elevarla davvero, e il doppiaggio, seppur competente, non riesce a dare vita ai personaggi quanto servirebbe per compensare la scrittura un po’ piatta. Personalmente ho messo l’audio giapponese, ma perché non provare anche l’originale cinese?
Concludendo
Lost Soul Aside è un gioco che non posso fare a meno di ammirare per ambizione e perseveranza, ma che fatico a raccomandare senza riserve. È il classico esempio di un progetto nato da una passione genuina che, nel corso di uno sviluppo troppo lungo, ha perso parte della sua anima originaria. Il gameplay funziona abbastanza, la grafica vuole impressionare, ma manca quella scintilla che trasforma un buon action in un’esperienza memorabile. Diciamo che sto faticando a trovare la “sua” anima.
Per chi cerca un action spettacolare da consumare nel weekend, Lost Soul Aside fa il suo dovere. Ma se cercate qualcosa che vi rimanga dentro, che vi faccia tornare indietro a ripensare a personaggi e situazioni, forse è meglio guardare altrove.
Non posso negare una certa delusione personale. Dopo nove anni di attesa, e l’intervento di Sony, speravo in qualcosa di più rivoluzionario, di più emotivamente coinvolgente. Invece mi ritrovo con un prodotto tecnicamente abbastanza solido ma privo di quell’identità forte che lo avrebbe reso davvero speciale. Yang Bing e il team di Ultizero Games hanno realizzato il loro sogno, e per questo meritano rispetto. Ma i sogni, si sa, non sempre si traducono in realtà perfette.
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Nerdando in Breve
Lost Soul Aside è un action frenetico e dalle ottime premesse, che però fa fatica a convincere appieno.
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