Recensione
Mi sono sempre piaciuti, i city builder. Mi restituiscono un meraviglioso senso di crescita e soddisfazione quando alla fine ammiro la mia opera, anche quando il risultato è più simile a una pericolosa periferia americana che a un moderno quartiere residenziale con parchi e giardini.
Chiaramente è più semplice simulare una città su PC che sul tavolo da gioco, ma comunque gli esempi tra i boardgame non sono pochi, ed è sempre un piacere mettermi nei panni di un pianificatore urbano (si dice così?).
Quindi, quando ho avuto la possibilità di provare Cities allo stand di Devir durante la più recente edizione del Play, non mi sono fatto sfuggire l’opportunità; ora che il titolo è stato ristampato ed è tornato disponibile, l’ho rigiocato a fondo anche a casa, e sono pronto per dirvi se è il titolo giusto che cercate, in caso vogliate costruire la vostra città ideale.
Materiali
Non mi nascondo nel dire che il primo aspetto che mi è saltato all’occhio guardando Cities è quello puramente visivo. Grazie a uno stile colorato, ricco di sfumature ma pulito, Cities non fa fatica ad attrarre la curiosità di chi non lo conosce.
Nella scatola quadrata, di dimensioni contenute, troviamo:
- 1 tabellone di gioco
- 36 tessere quartiere
- 32 carte obiettivo
- 48 tessere attrazione
- 4 tessere città
- 100 pezzi di edificio
- 32 segnalini operaio
- 12 anelli obiettivo
- 4 token punteggio
- 1 sacchetto di stoffa
- 4 carte riepilogo
Il tabellone è colorato e fa risaltare bene tutti i componenti che vi troveranno posto; chiaramente la parte del leone la fanno gli edifici, di quattro colori diversi e impilabili, che donano tridimensionalità al tavolo.
Sarebbe stato carino averli differenti di forma in base al colore, ma così facendo forse Cities non avrebbe avuto il costo contenuto che ha, e quindi va bene così.
Ho molto apprezzato la scelta dei colori per i giocatori, molto moderna, che rende tutto il tavolo ancora più attraente.
Belle le forme per meeple, token e segnalini, ottimo lo spessore delle componenti in cartone: dal punto di vista dei materiali, non penso ci si possa lamentare.
Meccaniche
Cities è un titolo che mette alla prova da due a quattro aspiranti architetti, per una durata media di 45 minuti, ma anche di meno se il tavolo non è a pieno carico. Gli autori sono Steve Finn e Phil Walker-Harding.
Più che costruire la nostra città, quello che ci chiede Cities è di costruire un nuovo quartiere per una delle otto città presenti nella scatola, ciascuna con i propri obiettivi differenti e legati alle relative specificità: per farvi un esempio, uno degli obiettivi di New York è costruire un grande parco, tipo Central Park. Di Venezia potete immaginare da soli che ci si debba concentrare sulle zone d’acqua, e così via.
Le regole sono molto semplici, contenute in quattro paginette: il gioco si sviluppa in otto round (quattro se si gioca in due) di quattro turni, e a ogni turno piazzeremo uno dei nostri carinissimi operai in una delle righe a disposizione sul tabellone, prendendo uno dei quattro differenti oggetti a disposizione:
- una tessera quartiere
- un gruppo di edifici
- un gruppo di attrazioni
- un obiettivo
andandolo a piazzare nel nostro quartiere. Se si gioca in due, potremmo portarne a casa due per tipo in ciascun round.
Per fare punti, dovremo andare a soddisfare sia gli obiettivi specifici di ciascuna città, che quelli dati dalle carte obiettivo, che noi stessi prenderemo dal tabellone: attenzione quindi a non relegare la presa degli obiettivi a ultima scelta, perché attorno a quelli ci si può costruire una strategia! Altra importante fonte di punti sono le attrazioni: più ne metteremo di diverse su spazi di acqua e di parco, più punti faremo.
Insomma, un bel puzzle che a ogni turno ci richiede di prendere decisioni interessanti.
In generale, Cities si spiega davvero in cinque minuti, riesce a mettere al tavolo tutti e ha dalla sua una durata contenuta che lo rende perfetto anche per un dopocena dalla suocera che gioca solo a briscola.
L’ho provato in più configurazioni e credo che, sebbene in due giri bene, in tre o in quattro giri meglio, anche solo perché la sfida si fa più tesa e perché l’occupazione dello spazio per diventare primo giocatore diventa più interessante. In due, consiglio almeno la variante suggerita nel manuale.
La longevità non è un problema, dato che avremo otto differenti schede città, e che l’uscita dei componenti sul tabellone è casuale: astenersi odiatori dell’alea, per forza di cose qui ce n’è un po’. Avrei preferito personalmente, però, qualche variante o regoletta avanzata in più, per aumentarne la profondità.
Tutti quelli con i quali l’ho giocato si sono divertiti: è un ottimo filler bello da vedere, semplice da capire, dura il giusto, lo puoi portare in giro e non è troppo basico da schifare i più appassionati.
Si e No
- Sì: dal punto di vista tattile e visivo, è uno spettacolo
- Sì: le regole sono semplici ed immediate, per tutti
- Sì: durata contenuta
- No: forse non ottimale in due giocatori
Conclusioni
Cities è un ottimo introduttivo e un buon filler che fa sempre la sua bella figura sul tavolo; con la sua componentistica colorata, la tematica leggera e interessante e la durata contenuta, lo si può far provare a chiunque, anche a chi è completamente digiuno di giochi da tavolo.
Apprezzabile anche il fatto che sia contenuto nelle dimensioni e nel prezzo, nonostante la bella componentistica: una battaglia, ormai, nella quale Devir emerge spesso vincitrice, e noi non possiamo che esserne felici.
Cities non inventa nulla di nuovo, sia chiaro: però quello che si prefigge lo fa bene, e ne risulta un bel puzzle con decisioni interessanti da prendere e che riesce a coinvolgere tutti intorno a un tavolo, che alla fin fine è quello che tutti ci auguriamo.
Un grazie a Devir per la copia che ci ha fornito per la recensione.
Nerdando in breve
Cities vi sfida a costruire il vostro quartiere ideale, in un gioco per tutti, colorato e divertente.
Contenuti
