I mech, si sa, piacciono un po’ a tutti noi cresciuti a suon di pane e Gundam. Sono stato molto curioso quindi di provare questa saga targata Marvelous, che proprio in questi giorni vede in uscita il suo secondo capitolo, ossia Daemon x Machina: Titanic Scion. Il primo capitolo risale al 2020, uscito prima per Nintendo Switch e in seguito su PC con un porting; dopo ben 5 anni arriva questo seguito che mi ha sorpreso per la sua complessità e ampiezza, al netto di qualche difetto. Mettete in spalla il vostro miglior cannone, e partiamo!
Ringrazio tanto Marvelous per avermi spedito una copia di Daemon x Machina: Titanic Scion per Xbox Series X, con cui ho potuto scrivere questa recensione.
Recensione
La storia di Daemon x Machina: Titanic Scion ci catapulta in un futuro distopico dove l’umanità si è divisa in due fazioni distinte. Da una parte ci sono gli Outer, esseri umani evoluti che hanno sviluppato abilità straordinarie grazie all’esposizione al Femto, una misteriosa energia spaziale, e che vivono in paradisi orbitanti chiamati “Giardini”. Dall’altra, gli umani che lottano per la sopravvivenza sulla superficie di un pianeta devastato, terrorizzati dalle creature mutanti chiamate Immortali. Il protagonista, un Outer utilizzato come cavia nel progetto Centurion dalla Federazione Axiom, viene salvato dal suo migliore amico Nerve proprio quando stava per essere trasformato in un guscio vuoto. La fuga dalla struttura spaziale però si conclude in tragedia: Nerve viene catturato e il protagonista, abbattuto e precipitato sulla superficie, si unisce ai Reclaimer, un gruppo ribelle umano, con l’obiettivo di salvare l’amico e abbattere la Trinitas, l’ordine di comando della federazione.
La premessa è solida e offre spunti interessanti sui temi della discriminazione e della ribellione. Tuttavia, la narrazione soffre di una certa genericità che, pur essendo ben scritta in alcuni momenti, non riesce a distinguersi dalla massa di action-RPG futuristici che abbiamo visto negli ultimi anni. I personaggi, seppur caratterizzati con cura visiva, rimangono spesso un po’ piatti (o comunque stereotipati) e le loro motivazioni risultano prevedibili. Il protagonista è ampiamente personalizzabile dal punto di vista estetico, ma forse manca anch’esso un po’ di mordente.
Gameplay
Il cuore pulsante di Daemon x Machina: Titanic Scion è il suo sistema di combattimento frenetico e spettacolare. A differenza del predecessore, gli Arsenal non sono più pesanti mech “alla Gundam”, ma agili esoscheletri che permettono movimenti fluidi sia a terra che in aria. Questa trasformazione rende l’azione estremamente dinamica: si può scattare agilmente sulla superficie, librarsi in volo con propulsori alimentati dal Femto, e passare senza soluzione di continuità da combattimenti aerei a scontri ravvicinati.
Il sistema di personalizzazione è impressionante: ogni Arsenal può equipaggiare fino a quattro armi simultaneamente – una per braccio, una montata sulla spalla e un’arma da lancio. La varietà di configurazioni possibili è strabiliante, e il brivido di saccheggiare parti dai nemici sconfitti per assemblare l’Arsenal perfetto rimane una delle meccaniche più coinvolgenti del gioco, grazie al fatto di dover scegliere solo uno tra i vari elementi di loot che troverete sulla maggior parte dei nemici abbattuti. Una nuova arma o un progetto per un’arma da sbloccare più avanti?
Tuttavia, proprio questa frenesia – che dovrebbe essere il punto di forza del gioco – diventa talvolta il suo tallone d’Achille(r). I combattimenti, specialmente quelli che mescolano azione aerea e terrestre, possono risultare confusionari. La telecamera fatica a tenere il passo con l’azione frenetica, e spesso ci si ritrova a perdere di vista i bersagli in mezzo a esplosioni, effetti particellari e nemici che attaccano da ogni direzione. Il sistema di lock-on, pur migliorato rispetto all’originale secondo gli appassionati della serie, non sempre riesce a compensare questa sensazione di caos visivo.
L’introduzione dell’open world rappresenta sia il maggior pregio che il difetto più evidente del gioco. Da una parte, la libertà di esplorare vasti biomi – dalle pianure desolate alle paludi acide, dalle montagne rocciose alle rovine urbane – offre una sensazione di scala impressionante. Dall’altra, questa stessa vastità porta con sé una certa ripetitività nelle attività secondarie. Troppo spesso ci si ritrova a svolgere variazioni dello stesso tema: vai qui, distruggi quello, raccogli questo. Insomma, bellissimo farlo in un agile mech, però non è il massimo dell’originalità, sebbene debba ammettere che la possibilità di muoversi davvero in 3D, accedendo ad aree sopraelevate grazie al volo, dà un minimo di sfida in più.
Il sistema di progressione attraverso skill tree e potenziamento delle parti è sicuramente soddisfacente, e il gioco ci dà la possibilità di salvare le nostre combinazioni e le nostre build così da tirarle fuori nel momento migliore. Diciamo che la personalizzazione, il crafting e il looting sono un elemento fondamentale di questo titolo e non consiglio di sottovalutarle. Le boss fight rappresentano indubbiamente i momenti più alti dell’esperienza, con scontri spettacolari contro titani meccanici che sfruttano al meglio la verticalità del gameplay. Anche qui, occhio alla telecamera!
Audio e Video
Visivamente, Daemon X Machina: Titanic Scion è uno spettacolo quando funziona. L’estetica anime futuristica è curata nei minimi dettagli, con design dei mech firmati da Shoji Kawamori (Gundam e Macross, roba da poco insomma) che non deludono mai. Gli effetti particellari durante i combattimenti sono impressionanti, e la varietà degli ambienti, seppur non sempre ispirata, offre scenari suggestivi.
Tuttavia, il comparto tecnico mostra alcune sbavature evidenti. Su Xbox Series X, il gioco mantiene generalmente i 60fps in modalità Performance, ma non mancano cali occasionali durante le situazioni più concitate. Più problematico è il sistema di caricamenti: i viaggi rapidi possono durare tempi sorprendentemente lunghi per gli standard attuali, specialmente quando le funzionalità online sono attive. Parliamo di attese che possono superare il minuto, una cosa che francamente non ti aspetti nel 2025 su hardware di questa potenza.
Gli stutter durante i cambi di zona nell’open world sono frequenti e fastidiosi. La mappa è suddivisa in micro-aree e ogni transizione comporta una piccola pausa che spezza il ritmo dell’esplorazione. Con le funzionalità multiplayer attive, questi problemi si amplificano ulteriormente, rendendo l’esperienza online spesso frustrante.
Sul fronte audio, il lavoro è competente ma non eccezionale. La colonna sonora accompagna bene l’azione senza mai elevarla davvero, e gli effetti sonori del combattimento sono convincenti. Il doppiaggio giapponese mantiene l’autenticità dell’esperienza anime, anche se alcuni dialoghi risultano piatti. O robotici. Scusate il gioco di parole.
Concludendo
Daemon X Machina: Titanic Scion è un gioco sicuramente ambizioso e divertente, ma mi ha convinto a metà. Il combattimento è indubbiamente spettacolare e la personalizzazione degli Arsenal rimane coinvolgente, ma la struttura open world introduce più problemi che vantaggi. La ripetitività delle missioni secondarie, unita ai problemi tecnici nei caricamenti e a qualche problema di performance, compromette un’esperienza che sulla carta dovrebbe essere esaltante.
È un titolo che consiglierei senza esitazione agli amanti dei mech e dell’azione frenetica, grazie anche alle ampie possibilità che offre. La varietà degli Arsenal rappresenta un punto di forza capace di entusiasmare chi apprezza costruzioni, build e ottimizzazioni, e la possibilità di creare mech così personalizzati è un valore aggiunto davvero significativo.
Diciamo che a questo punto sono già curioso di come se la caverà un potenziale terzo capitolo.
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Nerdando in Breve
Daemon x Machina: Titanic Scion ci trascina in un action open world frenetico, interamente incentrato su mech e personalizzazioni, anche se non mancano alcune sbavature qua e là.
Trailer
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