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Kerbal Space Program 2 – L’inizio di qualcosa di grandioso

Circa 12 anni fa, un anno esatto dopo il lancio del primo Falcon 9 di SpaceX, Felipe Falanghe pubblicava la prima versione alpha di un gioco destinato a fare la storia dei videogiochi (e non solo). Protagonisti, se così si può dire, i Kerbal: omini verdi, sciagurati e folli chiamati come i pupazzetti di carta stagnola che Felipe da bambino caricava sui modellini di razzo lanciati verso la stratosfera dal suo giardino.

Difficilmente poteva immaginare che, un decennio dopo, quell’abbozzo di software avrebbe acceso una scintilla in migliaia di futuri ingegneri aerospaziali e che un Kerbal in forma di peluche sarebbe stato portato addirittura sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Arriviamo al 2023 e dopo una gestazione travagliata causata da una pandemia è sbarcata la prima versione giocabile del titolo che ho atteso con più hype di sempre: Kerbal Space Program 2.

Recensione

Descrivere il concetto di Kerbal Space Program 2 non è semplice. È un simulatore di agenzia spaziale, sì, ma è anche molto di più.

Nel primo gioco, le possibilità sono già parecchie di base. Quello che il titolo di Squad offre è un ambiente sandbox che permette di creare razzi (ma anche aerei, spazioplani, rover) con un editor particolarmente versatile per esplorare un sistema solare ispirato al nostro, in una scala più o meno realistica. I pianeti sono enormi e le distanze fra di essi ancora di più. Senza il warp temporale, alcuni viaggi durerebbero realmente anni.

L’esplorazione si può fare in modo completamente libero utilizzando tutte le parti a disposizioni, oppure in modalità “scientifica”, che richiede di fare analisi di atmosfere, del suolo o visive dei vari corpi celesti per poter ricercare nuove parti per la costruzione (seguendo un intricato albero delle tecnologie). Oppure, ancora più realisticamente, si può scegliere la modalità carriera dove, oltre a gestire le ricerche scientifiche, è necessario costruire razzi per obiettivi “commerciali”, un po’ alla Elon Musk, con cui otterremo nuovi fondi per costruire razzi sempre più avanzati, a patto di raggiungere gli obiettivi prefissati dai vari investitori.

Il punto di forza del gioco è semplicemente il fatto che è facilissimo far decollare e scoppiare razzi fin da subito. KSP ti mette in mano una capsula, un propulsore, un serbatoio e ti dice “vai!”. Solo che poi capisci che non è così semplice. Servono stabilizzatori per non cappottarsi, paracaduti per tornare a terra sani e salvi e pannelli solari per non trovarsi con le batterie scariche fra Kerbol e Duna.

E questa è la parte facile.

La complessità vera arriva quando si esce dall’atmosfera e si cerca di andare in orbita. Cosa fare per circolarizzare l’orbita? E poi, come intercetto la sfera d’influenza di un satellite? Come calcolo la quantità di carburante necessaria per spingere il razzo su un altro pianeta, o addirittura per farlo tornare a casa? Ed è qui che scatta la grandiosità di questo gioco: devi imparare a farlo.

I tutorial di Kerbal Space Program 2 hanno già stabilito un nuovo standard in questo, sono spiegati in modo preciso, semplice ed efficace. Che sia un bambino o un adulto a seguirli, la comunicazione è perfetta e prima che ve ne possiate accorgere, state già imparando reali nozioni di astrofisica e ingegneria aerospaziale.

Questo è ciò che ha reso il primo gioco un grande successo, portandolo ad essere riconosciuto e utilizzato da enti scolastici, sponsorizzato da varie agenzie spaziali e ritenuto essere uno degli elementi che ha contribuito all’interesse sempre maggiore verso lo spazio dell’ultimo decennio. Guardatevi un qualsiasi trailer di questo secondo capitolo e vedrete decine, se non centinaia di testimonianze di PhD in ingegneria aerospaziale che, ispirati da questo videogioco, si sono buttati in questo ambito e sono finiti a lavorare per aziende tipo SpaceX o robette tipo la NASA.

Ecco, a questo aggiungete una roadmap clamorosa e capirete perché ero (e sono) così in hype per il nuovo capitolo.

Il team creato da Private Division, che con i dollaroni di Take Two ha fuso Squad (lo studio originale di KSP), Star Theory e qualche talentuoso modder, si è prefissato di creare un qualcosa di potenzialmente definitivo per almeno il prossimo decennio. Nei prossimi mesi e anni ci aspettano una serie di contenuti, a partire dalla modalità sandbox lanciata con l’Early Access, arriveremo al rilascio della modalità scientifica, al fondare colonie ed estrarre risorse su altri pianeti e satelliti, in orbita e in superficie per poter poi raggiungere i due nuovi sistemi solari che verranno aggiunti insieme a tecnologie che si ispirano alle ricerche scientifiche più realistiche nell’ambito dei viaggi interstellari. Ah, arriverà anche il multiplayer, con cui potremo fare lanci e missioni in contemporanea ad altri amici.

Gameplay

Lasciando da parte le meccaniche gestionali, che per adesso sono assenti in Kerbal Space Program 2, il gioco si riassume in fondamentalmente tre sezioni: quella di costruzione, quella di volo e quella orbitale.

I vascelli che possiamo costruire si dividono in due categorie: razzi e velivoli, anche se dovremmo dire “modalità orizzontale e modalità verticale”. Sì, perché alla fine in questo capitolo non c’è più una particolare distinzione fra i due. La progettazione avviene sempre nello stesso hangar e alla fine si sceglie solo la direzione di decollo. La situazione si complica anche di più perché potremmo trovarci a costruire stazioni spaziali, sonde, moduli abitativi o semplicemente dei rover adatti alle più strane condizioni ambientali dei pianeti alieni o, perché no, adatti all’esplorazione dello stesso Kerbin, il pianeta casa dei Kerbal.

Il sistema di costruzione è parecchio intuitivo e ci sono parecchie migliorie che però vanno solo ad aggiungere funzioni utili a un editor che diventa il falò in cui si bruciano decine e decine di ore (per non dire centinaia). L’utilizzo è pensato principalmente per i razzi, ovviamente, ma la costruzione degli spazioplani si è fatta estremamente più interessante con l’introduzione di un sistema fantastico di ali procedurali, che possiamo modellare in modo super facile, senza impazzire con splinee, profili alari e gallerie del vento.

I pezzi si agganciano come un quelli di un set LEGO, si programma la loro attivazione nei vari stadi del viaggio e in tempo reale si hanno i dati del mezzo: carburante, carica elettrica, e il ∆v (ovvero la spinta totale che i motori possono fornire alla massa del razzo), che diventa fondamentale per programmare i viaggi verso altri mondi. Se si vuole costruire un qualcosa di funzionante non serve molto, basta provare e riprovare. Se si vuole costruire qualcosa di efficace ed efficiente è necessario metterci un po’ di impegno e testa, seguendo tutorial e informandosi magari su internet. Non è necessario prendere una laurea in ingegneria aerospaziale, anche se poi molti va a finire che lo fanno.

Il bilanciamento fra follia motorizzata allo sbaraglio e studio accademico delle orbite degli omini verdi è totalmente a piacere e forse è questo il segreto di Kerbal Space Program. Non ti stanca mai perché puoi sempre decidere di prenderti una pausa dal gioco “serio” passando a quello di “cazzeggio” semplicemente costruendo un aereo un po’ assurdo in una decina di minuti. Perché non costruire dei razzi da lanciare sfruttando il sistema fisico del gioco? E perché non provare a lanciare in orbita un pezzo di stazione spaziale dalla stratosfera con uno spazioplano decollato da terra?

Di cose da fare ce ne sono tante, a volte è anche facile perdere di vista una qualche progressione che ci eravamo prefissati, ma alla fine in quella immensità è sempre un dolce naufragare.

Grafica e sonoro

Il primo gioco era mozzafiato già solo per l’enorme scala delle cose che ci faceva percepire. Sentire la vera dimensione di un pianeta, di un satellite o di un asteroide a pelle, avendolo davanti agli occhi è il senso di meraviglia che ti spinge a salire su un razzo sempre più sgangherato e folle del precedente. Per scoprire un pianeta nuovo, per fare un viaggio più epico e trovarsi davanti immagini spettacolari.

In questo Kerbal Space Program 2 l’asticella ovviamente è più in alto, la grafica non è quella di un gioco fotorealistico nel dettaglio dei fili d’erba sul terreno o nella texture dei sassolini, ma il colpo d’occhio e gli effetti di luce sono semplicemente perfetti. Negli ultimi anni, con la risonanza mediatica dei lanci di SpaceX e delle missioni di ESA e NASA, abbiamo visto lo spazio reale, non quello dei film di fantascienza, con un dettaglio senza precedenti.

Questo conferisce aspettative. So come è fatto un razzo quando è nello spazio, abbiamo visto tutti le foto ultra dettagliate di Curiosity su Marte e dei fulmini di ammoniaca di Giove raccolti da Juno. KSP2 non delude. Ogni dannatissima immagine è qualcosa che vorreste vedere nei libri di storia. Ogni orbita intorno alla Müna (il satellite di Kerbal) è un remake della foto di Micheal Collins al distacco del lander dell’Apollo 11. Arrivare per la prima volta intorno al sistema planetario di Jool, il gigante verde è qualcosa di unico.

Il merito va chiaramente al design dei pianeti (non vedo l’ora di vedere i nuovi sistemi solari) ma i pezzi dei vascelli adesso hanno un look molto più realistico e graficamente appagante. Gli abitacoli sono estremamente dettagliati, segno che dovrebbe essere presto abilitata la visione in prima persona, anche se io sogno direttamente una modalità VR. La chicca che più adoro, però, è la plume dei motori a liquido, la fiamma che esce dall’ugello, che si espande in base all’altitudine raggiunta, come nella realtà. È un dettaglio da poco, ma se andate avanti a pane ed esplorazione spaziale vi solletica tutto.

Il suono dei razzi è la vera novità perché si tratta del suono di… un vero razzo! Boeing e ULA hanno invitato gli sviluppatori a registrare i suoni della rampa di lancio, dell’hangar e dei motori di un Atlas V in partenza. La differenza si sente eccome. Quando avviate il lancio di un razzo parte un countdown e come di norma poco prima della partenza si avviano i vari sistemi di prevenzione incendi, eccetera fino all’avvio vero e proprio dei motori e al decollo. Tutto è semplicemente perfetto, credo si possa dire fonorealistico.

Ah, come se non bastasse, pure la musica è semplicemente grandiosa. Quella del primo gioco è stampata a fuoco nelle pieghe cerebrali di ogni appassionato, ma qui non è più solo una musica DRM-free presa al risparmio: un’orchestra si è messa lì a suonare pezzi che sinceramente al primo decollo sono a fortissimo rischio lacrimuccia (sempre in base al vostro legame affettivo con i verdi umanoidi incoscienti).

Prezzo

Doverosa precisazione: Kerbal Space Program 2 è in Early Access.

NON È ANCORA USCITO NELLA SUA VERSIONE COMPLETA.

Lo scrivo bello grosso perché ho visto gente lamentarsi nelle recensioni che il gioco non fosse completo (grazie al razzo, non lo è, è la prima cosa che leggi prima di acquistarlo) e che gli sviluppatori hanno osato ancora una volta farsi pagare per far fare da beta-tester a noi giocatori: congratulazioni, avete capito come funziona un Early Access.

Il gioco costa 49,99€ su Steam e Epic Launcher, ed è sì un prezzo anomalo per un gioco in accesso anticipato, ma è anche l’unico gioco in grado di mantenere questa promessa. Il primo capitolo è nato così ed è stato uno dei titoli che ha consacrato questo metodo di sviluppo, uno dei simboli del successo del “paghi meno ora, ma ci dai feedback per lo sviluppo”.

Infatti, probabilmente, il gioco completo non costerà una cinquantina di euro, ma qualcosa di più. E sinceramente dico: giustamente! Il lavoro dietro a Kerbal Space Program 2 è stato e sarà mastodontico. Le funzioni di base sono già tutte presenti ed è stato di fatto riscritto da zero un gioco che gettava le sue basi nello sviluppo di più di un decennio fa.

Non è un semplice remake, è un ripartire da zero ricordando però che si deve dare almeno il 30% di ciò che c’era prima, che bisogna arrivare al 100% e che si promette il 200% dei contenuti. Il primo KSP è stato un caso unico nel suo genere, un caso di successo. Sono certo che anche questo secondo capitolo lo diventerà e probabilmente grazie alle dimensioni di questa nuova produzione, non dovremo aspettare dieci anni per vederlo al suo massimo splendore.

Detto questo, la prima patch è uscita e la lista dei fix è enorme. La giocabilità ha fatto un balzo enorme in avanti e ci sono già numerose migliorie all’interfaccia e di questo gioisco enormemente perché adesso posso schiantarmi a qualche fps in più rispetto a prima!

In conclusione

Non so se posso dire qualcosa di più. Kerbal Space Program 2 è un gioco per il quale mi sono tenuto illibato da un paio d’anni ormai. Ho voluto affamarmi volontariamente di voli spaziali per prepararmi alla goduria di ritornare a creare razzi e schiantarli malamente e di impegnarmi tantissimo per volare ai confini del sistema solare e dimenticare la scaletta per scendere sulla superficie dei pianeti.

Probabilmente sono io ad essere un fissato, ci sta.

È anche vero che non ricordo un gioco in una scala così epica. Poter passare in un batter d’occhio dal piantare una bandierina nella polvere lunare al controllare la rotta di un viaggio interstellare senza soluzione di continuità non penso si sia mai visto in un gioco di spazio, e ne ho giocati parecchi.

Pochi però mi hanno ispirato come questo, forse nessuno. Solo i Kerbal riescono ad accogliere i miei sprazzi di creatività senza che mi debba cimentare con una difficoltà prestabilita. Se voglio creare un aereo con cinque paia d’ali e ridere perché traballa e finisce il carburante dopo mezzo minuto, lo posso fare. Se voglio trovare il modo più efficiente per raggiungere Duna con un rover e riportare i miei astronauti a casa lo posso fare. Se voglio solo far esplodere qualcosa, i mostriciattoli sono già pronti sulla piattaforma di lancio.

E ogni singola volta, imparo qualcosa di nuovo, senza sforzo. C’è un motivo per cui Kerbal Space Program viene utilizzato nelle scuole e i creator di tutto internet si cimentano in opere sempre più impegnative e creative. Succede perché è un gioco di puro stimolo: c’è sempre qualcosa da fare e c’è sempre una posta in gioco che lo rende interessante. Per questo sono felice di giocarci anche in questa forma così grezza.

Nel mondo del tutto e subito, delle follie dei preordini digitali e delle sparate a zero dettate dall’ignoranza è difficile vivere un prodotto in modo più lento e sereno, ma chi se non i Kerbal possono farci vedere che ci si può divertire anche con un razzo sgangherato? Tanto poi, a forza di volare, si capisce come farlo andare in orbita e chi li ferma più, quelli?

Nerdando in breve

Kerbal Space Program 2 è un gioco che insegna e diverte genuinamente, simulando la gestione di un programma spaziale che ci mette al comando di vascelli che dovremo capire come costruire e pilotare. La versione Early Access che è disponibile adesso è la base per un progetto estremamente ambizioso, che ha tutte le carte in regola per concretizzarsi.

 

Trailer

 

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