Recensione
Se giocavate al PC alla fine degli anni ’90 dello scorso secolo, ricorderete di certo la serie di City-builder della Impressions, pubblicati dalla Sierra: vi semplifico la vita, sto parlando di Caesar, Pharaoh, Zeus ed Emperor.
Si, quelli che permettevano di costruire favolose città dell’antichità, adorati da legioni di videogiocatori come il sottoscritto, che ancora oggi di tanto in tanto li reinstalla e li rigioca. A testimonianza dell’amore di cui godessero quei titoli, non è sbagliato segnalare che proprio Pharaoh (pubblicato in italiano come Faraon) sarà oggetto di una edizione rimasterizzata nel corso di quest’anno.
Non essendosi mai sopito il mio amore per quel tipo di titoli, immaginate quanto io sia attratto e ben disposto verso qualsivoglia esponente del genere (o sedicente tale) che veda la luce al giorno d’oggi.
Perciò quando ho messo gli occhi su Nebuchadnezzar, frutto del lavoro della piccola casa indie Nepos Games, che prometteva proprio un gameplay nostalgico dei titoli della Impressions, calato per giunta nell’ambientazione dell’antica Mesopotamia – di cui lo scrivente è follemente innamorato – non potevo fare altro che buttarmici a pesce.
Gameplay
A prima vista Nebuchadnezzar si presenta proprio come un nuovo titolo di Impressions con ambientazione inedita (il nome è la versione inglese di Nabucodonosor), ma nel corso della campagna scopriremo come, sebbene le basi siano di stessa derivazione, gli sviluppatori di Nepos Games abbiano optato per una riduzione di molti degli elementi caratteristici cui siamo abituati in questo tipo di giochi, innestando però alcune idee molto valide che vanno a rappresentare il fulcro del gioco.
Ho parlato di campagna perché al momento in cui scrivo rappresenta l’unica modalità di gioco presente, sebbene pochi giorni fa gli sviluppatori abbiano annunciato un prossimo aggiornamento in cui introdurranno alcune caratteristiche richieste dalla comunità, tra le quali l’immancabile modalità sandbox, a mio avviso fondamentale in un’esperienza simile.
La campagna di Nebuchadnezzar è costituita da una serie di scenari da affrontare in successione (dodici, per la precisione), dei quali i primi cinque rappresentano un grosso tutorial in cui Gilgamesh, il mitico eroe sumero, ci guiderà nella comprensione delle meccaniche di gioco.
Se i primi scenari sono, appunto, un antipastino leggero che si risolve in tempi abbastanza contenuti, dal quinto in poi tutto si complica, ed emergono tutte le luci, ma anche le ombre del gioco.
Di base, in ogni scenario, ciò che dovremo fare è creare una città dell’epoca antichissima, cercando di soddisfare determinati obiettivi, solitamente riguardanti la quantità di abitanti, la costruzione di un particolare monumento o il raggiungimento di una particolare qualità degli edifici.
Per fare ciò dovremo essere in grado di creare una rete di produzione e trasformazione risorse per soddisfare i nostri abitanti, costruire monumenti, commerciare e tutto ciò che serve per far funzionare una città. Fin qui, tutto piuttosto classico, direte voi, e io non posso che concordare.
Qui entra in campo, però, una delle idee nuove di cui vi parlavo prima e che, sostanzialmente, mi ha ispirato il titolo dell’articolo: mentre nei classici titoli gestionali cittadini il funzionamento dei trasporti delle risorse tra mercati, magazzini e case avveniva in automatico, in Nebuchadnezzar organizzare questi trasporti è forse il focus principale dell’esperienza di gioco.
Faccio un esempio: costruiamo la fattoria di grano; ci saranno dei lavoratori che trasporteranno il grano appena mietuto solo nei magazzini nel range della fattoria; tale magazzino dovrà essere a sua volta nel range dei fornai. Una volta che il pane sarà prodotto, va venduto in un mercato, che dovrà reperire il pane nei magazzini e poi venderlo tramite mercanti specializzati in un singolo bene alla volta, il cui percorso va deciso proprio dal giocatore! E, se non bastasse, abbiamo la possibilità di gestire carovane, che saranno in grado di trasportare merci al di fuori del range degli edifici, pena l’aumento della complessità di gestione.
Capite bene che il gioco diventa praticamente un puzzle game in cui organizzare meticolosamente la logistica, pena inefficienza mostruosa e magazzini che sfuggono al controllo, diventando pieni, mentre i cittadini, scontenti, fuggono via.
Se pensate che ciò possa essere un fastidio, pensate al fatto che Nebuchadnezzar rappresenta le prime città, e tutto andava inventato: il fatto di impostare manualmente tutto mi ha fatto pensare a come dovesse essere difficoltoso, all’alba dei tempi, fare cose che noi diamo per scontate.
Astenersi non amanti della microgestione, e mi sembra chiaro: se nelle città dei primi scenari avremo poche case e la logistica sarà tutto sommato semplicemente gestibile, negli scenari più avanzati l’organizzazione del posizionamento degli edifici vi darà non pochi grattacapi e vi costringerà a ridisegnare non poche volte i vostri quartieri. Già, perché le mappe non sono ampie ed ariose, ma piccole e ricche di asperità e modi per darvi fastidio.
Ma quando tutto funziona, la soddisfazione è immensa, diciamolo.
Se credete che le idee nuove finiscano qui, vi smentisco subito.
Innanzitutto vi ho parlato della necessità di gestire i trasporti, ma non della possibilità di personalizzare ciascun edificio produttivo aggiungendovi o togliendovi lavoratori e gestendone la mansione, tra operai e trasportatori. Questo ci permette di adattare tutti gli edifici alle nostre esigenze del momento, aggiungendo un ulteriore piano strategico al gioco.
Altra super-idea è quella della costruzione personalizzabile dei monumenti: mentre in giochi come Pharaoh la costruzione di meraviglie come le Piramidi o la Sfinge potevamo solo aspettare che fossero costruite, qui volendo possiamo scegliere ogni pezzo del monumento come più ci piacerà: in pratica, un gioco nel gioco, che riempie una fase potenzialmente noiosa di attesa nel late game.
Ma le ombre di cui parlavamo? Beh, abbiamo detto che Nebuchadnezzar si rifà ai vecchi titoli city building, ma manca, per ora, di contenuti che forse si davano per scontati: non c’è la religione, pur costruendo templi, mancano crimine, fuoco, guerra, il commercio è ridotto all’osso, mancano le tasse (ma quelle saranno introdotte nel prossimo update).
Probabilmente alcuni di questi aspetti saranno introdotti col tempo, dato che gli sviluppatori sono davvero molto attenti al feedback dei giocatori, e questo prossimo update ne è la riprova (c’è anche un canale Discord, dove si può fornire direttamente un feedback).
Magari Nebuchadnezzar potrebbe risultare freddo per alcuni, date queste mancanze, ma non per questo non è un gioco interessante, dato che il meccanismo principale che c’è dietro funziona alla grande ed è decisamente sfidante.
Consideriamo sempre che si tratta di un indie a prezzo budget, che ha cominciato la sua vita giusto adesso, e siamo tutti coscienti di cosa significhi essere un gioco appena uscito, di questi tempi.
Grafica e sonoro
Sotto l’aspetto audiovisivo, per me ci sono solo pregi.
La grafica, con visuale isometrica e molto dettagliata, si rifà in pieno ai mitici titoli Impressions; se vogliamo trovargli un difetto, io avrei gradito più animazioni, sia come cittadini che gironzolano per le strade (introdotti nel prossimo update), sia ad esempio nella costruzione dei monumenti.
Lato audio promosso a pieni voti: la colonna sonora è super, e la sto riascoltando proprio mentre scrivo questo pezzo. Diciamo che è la componente che maggiormente riesce ad immergerci in una atmosfera da Antica Mesopotamia.
In conclusione
Nebuchadnezzar parla a tutti gli amanti dei gestionali cittadini con un lato masochistico di piacere estremo nella microgestione. Senza dubbio, se non rientrate in questa categoria, uscirete pazzi senza ricavarne troppa soddisfazione.
Se, al contrario, vi sentite orfani di Caesar III, probabilmente troverete in Nebuchadnezzar non il gioco della vita, ma un degno e cervellotico passatempo, che sceglie di avere dalla sua anche una importante componente da puzzle game.
D’altra parte, costa poco, gli sviluppatori continuano a lavorare alacremente per ascoltare il feedback degli utenti e introdurre nuova ciccia al gioco: se siete come me feticisti dei gestionali, dategli decisamente una chance!
Ah, quasi dimenticavo: è stato tradotto da volontari in molte lingue, tra le quali l’italiano. Qualche scivolone c’è, ma apprezziamo molto l’impegno!
Nebuchadnezzar è disponibile esclusivamente per PC al prezzo consigliato di € 19,99.
Nerdando in breve
Nebuchadnezzar vi farà diventare i Jeff Bezos dell’Antica Mesopotamia: un gioco non per tutti, ma per nostalgici ed amanti della microgestione.
Nerdandometro: [usr 3.7]
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