Blue Monday 2021
Ci siamo: eccoci arrivati al Blue Monday 2021. La giornata più triste dell’anno, che sarebbe stata calcolata con un’equazione, ricorre ormai da diversi anni il terzo lunedì di gennaio. Il risultato tiene conto delle statistiche degli eventi negativi ma anche dell’umore generale della popolazione: in pieno inverno, infatti, le persone tendono ad essere meno allegre che in estate (non a caso il giorno più felice dell’anno, stando allo stesso studio, ricorrerebbe in giugno), complici le basse temperature e le scarse ore di luce a disposizione. Se ci aggiungiamo che è anche lunedì, la frittata della tristezza è presto fatta.
Come abbiamo già fatto l’anno scorso, comunque, la nostra filosofia non è quella di contrastare l’atmosfera depressiva del Blue Monday ma di sposarla in pieno. Se, quindi, volete passare una giornata all’insegna delle lacrime, eccovi alcuni consigli cinematografici dalla redazione: ne sono venuti fuori quelli che secondo noi sono i film più tristi da guardare per il Blue Monday 2021.
Zeno2k
I got the blue!
Insomma: non è solo questo lunedì, diciamo che è una sensazione comune a molti lunedì e anche a qualche martedì se devo essere onesto… ad ogni buon conto, non sono un grande amante dei film tristi o che tristezza vogliono evocare, però mi piacciono le belle storie e tante, tante volte le belle storie sono tristi.
Non posso che citare Al di là dei sogni, con un monumentale Robin Williams e un impianto visivo eccezionale; così come non posso non citare Coco, che sul finale mi ha letteralmente trasformato in una valle di lacrime..
Il campione assoluto però è Hachiko. Premetto: non mi piacciono i cani, non mi piacciono le storie di cani. Probabilmente questo è l’unico che ho visto e se l’ho visto è solo perché conoscevo la storia ed ero curioso… ebbene: ho scelto il momento sbagliato per vederlo, di certo. Mio padre stava male e, anche se all’epoca non ne ero ancora del tutto consapevole, si stava avviando verso gli ultimi mesi di vita. Probabilmente a livello inconscio lo sospettavo e la storia di quel cane mi ha fatto sprofondare in una depressione immensa: mi sono visto per la prima volta immedesimato in quella bestia, in perenne attesa di un padre che non tornerà mai più ma che non si può cessare di cercare, ancora e sempre, anche al di là di ogni logica.
E chiunque abbia perso un genitore sa bene a cosa mi riferisco: è quel tipo di dolore che si impara a gestire, con cui si impara a convivere, ma da cui non si guarisce mai davvero del tutto.
E allora facciamo l’unica cosa possibile, ci sediamo e ne aspettiamo il ritorno. Inutilmente, follemente, disperatamente.
Drpbrock
L’unico film che mi ha fatto piangere e che mi ha messo tristezza è I Figli degli Uomini di Alfonso Cuarón, tratto dall’omonimo romanzo di P.D. James, che ho letto dopo aver visto il film.
L’idea di un’umanità condannata e gestita da individui senza scrupoli unita alla speranza di una ripartenza ridotta a un lumicino mi ha creato dentro un mix di emozioni come pochi altri film hanno saputo fare e niente, la mia emotività è uscita tutta, forse in un momento della mia vita particolarmente difficile.
Film memorabile per fotografia e scenografia (per la quale il film ha ricevuto il premio BAFTA nel 2007) ma anche per la colonna sonora, tra John Lennon, King Crimson e la bellissima cover di Ruby Tuesday cantata dal nostro Franco Battiato.
Fedrizzi
The sound of your voice – 2016 – Naoko Yamada
I film d’animazione giapponesi spesso sono fatti per far piangere, e spesso lo fanno senza farti rendere
conto di quello che sta succedendo. Non è questo il caso di The Sound Of Your Voice, che lascia un profondo senso di tristezza.
Sì, ma fa anche riflettere su tematiche estremamente pesanti che, a volte, come nel mio caso, possono essere molto vicine alle nostre esperienze. Una storia piena di capovolgimenti di fronte, che parla di bullismo, depressione e suicidio, ma anche di momenti felici ed amicizia. Il lieto fine ovviamente non può mancare, la risoluzione totale di una vita che era travagliata, ma il finale ci lascia intendere che la vita è lunga e i mostri neri sono sempre in agguato. Inutile dire che ho rilasciato acqua salata a secchiate dai dotti lacrimali a causa di questo film.
Morgana
Quando in redazione abbiamo cominciato a parlare di film tristi, mi sono fermata un attimo a pensare: come definire davvero un film “triste”? Un film che mi fa piangere a dirotto (e io sono una dalla lacrima facile) è per forza definibile “triste”? Mi sono risposta che no, non è così necessariamente, ho visto tanti film che mi hanno fatta piangere ma non mi hanno dato quel senso angoscia e di mancanza di speranza che invece associo a un film triste. Per cui dopo mille ragionamenti, il primo film che mi viene in mente è Million dollar baby di Clint Eastwood: niente spoiler per chi non lo ha visto, ma nella trama la protagonista ha una sfiga dopo l’altra e non ha nessuna speranza di venirne fuori in qualche modo, e dopo averlo visto mi è rimasto addosso un po’ di malumore per un paio di giorni. In aggiunta, cito per forza nella categoria “film triste” qualsiasi lungometraggio in cui muoia un animale: da Hachiko a Io e Marley e così via, c’è l’imbarazzo della scelta.
Clack
La cinematografia sembra amare particolarmente i film tristi, perché a fermarsi un attimo a rifletterci su ci rendiamo subito conto che di pellicole che fanno versare un fiume di lacrime ce ne sono davvero tantissime.
Tra le tante che sono riuscite a farmi piangere senza ritegno, ho preferito invece sceglierne una che no, non mi ha fatto versare nemmeno una lacrima: eppure mi ha fatto stare molto peggio di tutte le altre messe insieme.
Si tratta di Amores Perros, film d’esordio di Alejandro Gonzales Iñarritu. Primo capitolo della Trilogia sulla morte del regista messicano (completata poi da 21 grammi e Babel, altri due capolavori di tristezza), racconta tre storie diverse, apparentemente distanti ma in grado di intrecciarsi. Non vi dico niente della trama, nel caso non lo abbiate mai visto, ma vi anticipo solo che si tratta di storie deprimenti (manco a dirlo), angoscianti e quasi soffocanti. Amores Perros non mi ha fatto piangere, ma mi ha lasciato attaccata addosso una sensazione di claustrofobia e di ineluttabile tragicità del destino che mi ha accompagnata per diversi giorni.
Guardatelo solo se vi sentite abbastanza corazzati per uscirne indenni.
Gattiveria
Fatta eccezione per Harry ti presento Sally, Storia di noi due, Il matrimonio del mio migliore amico e pochissimi altri capolavori, la commedia non è il mio genere. Preferisco uscire dal cinema con la sensazione di aver ricevuto un pugno nello stomaco ed il trucco che mi fa sembrare un panda, mi dà molta più soddisfazione. Che siano di ambientazione storica o fantascientifica le storie che più mi restano dentro sono quelle legate ai traumi che cambiano un essere umano, alle sofferenze che lo stravolgono e ti fanno riflettere come spettatore.
Magnolia (Paul Thomas Anderson, 1999) è uno dei miei film preferiti (uno dei pochi in cui ho trovato Tom Cruise bravissimo) e mi uccide dentro ogni volta, in ogni struggente ritratto dei tanti protagonisti. Per me è bellissimo e distruttivo.
Al di là dei sogni (Vincent Ward, 1998) con Robin Williams e Annabella Sciorra è un’altro di quei film in cui potrei piangere per ore, anche solo per il tema trattato, che affronta il delicato equilibrio tra vita e morte.
Tra i più recenti mi sento di segnalare Collateral Beauty (David Frankel, 2016), meraviglioso e dolorosissimo film con un Will Smith spento dalla perdita della propria bambina, che attraverso l’aiuto di concetti astratti come Amore, Tempo e Morte cerca di riaggrapparsi alla propria vita.
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