Il 30 ottobre è uscito Qualcosa di nuovo, l’ultimo album di Max Pezzali. Durante la sera di Halloween, sul sito di Lucca Comics and Games, Roberto Recchioni intervista l’ex frontman degli 883.
L’elefante nella stanza è l’esempio utilizzato dal cantante per raccontare sé stesso durante la pandemia. L’album, , era già pronto quando è arrivata la pandemia, per cui i temi semplici di cui parlavano le canzoni già composte risultavano ormai fuori luogo. Questo è un elefante nella stanza: il grosso problema che tutti conoscono ma di cui nessuno vuole parlare.
“Parlare di cose normali in un momento che di normale non ha più nulla pareva ormai cosa ridicola”, ci dice Pezzali, ma poi si è ricreduto. In maniera forse inconsapevole ha capito che anche nei momenti difficili la canzonetta gioca un grande ruolo, pertanto, alla fine, ha portato a termine il disco.
Chiunque si può riconoscere nella sua poetica, ma ha sempre cercato, forse proprio per questo, di rimanere attaccato a quello che conosce. Raccontare le cose piccole intorno a lui, gli amici, il bar, quel metro quadro nel quale vive. La sua generazione è sempre stata criticata, perché le grandi spinte si erano già esaurite e non c’era più nulla da bruciare. Fortunatamente però qualcosa di nuovo è arrivato.
Gli anni 90 sono stati, per lui come per tutti, ciò che ha portato la svolta di cui aveva bisogno. Internet lo ha gettato davanti a nuove consapevolezze, soprattutto, il rischio di essere per la generazione dopo la sua la stessa cosa che la precedente, a suo tempo, è stata per lui. Ha un figlio di 12 anni con cui non può perdere argomenti di dialogo, ci dice, e per questo si sente in dovere di stringere un’alleanza con i più giovani, come a voler essere compagni di squadra.
Eppure Max Pezzali è un noto nostalgico, “Già a 27 anni ero nostalgico, anche se avevo tutto il mondo davanti”, ma nonostante questo si guarda bene dal mantenere un atteggiamento critico verso i più giovani. “Soprattutto perché una volta era peggio!” (parole sue eh, parafrasate ma parole sue.) Non si prestava attenzione alla sicurezza come si fa ora, basti pensare a come sono cambiate le norme alla guida o le leggi sul fumo.
Niente muri con la nuova generazione, quindi, ma nemmeno volersi ringovanire a tutti costi. Tik Tok, per esempio, è un territorio che lascia a suo figlio (il quale -ci dice- diventa tremendamente evasivo nel momento in cui papà cerca di informarsi). Un adulto su Tik Tok comunica con una grammatica che non gli appartiene” sintetizza Recchioni, che chiede all’intervistato di approfondire i generi che compariranno nel nuovo album. Soprattutto pop, ma ci sono anche featuring inaspettati, fra cui quello con GionnyScandal.
Dal 1992 a oggi in tanti hanno cercato chi potesse essere l’erede di Max Pezzali, chi potrebbe essere? Forse Lodo Guenzi, il frontman de Lo Stato Sociale. Un artista a tutto tondo che oltre a essere un eccellente musicista si rivela anche una personalità di spicco e molto comica, dalle sorprendenti capacità attoriali e con cui lo stesso Max si trova in molta sintonia.
Vi è anche un libro nel quale racconta di ciò che sono i simboli iconici degli anni 90. Fra i tanti c’è sicuramente il Bar, il palcoscenico della vita di relazione dell’età dell’adolescenza. Ciascuno interpreta un ruolo, dall’anziano che gioca a carte al giovane Yuppi che si palesa con uno dei primi cellulari. Questo luogo, come tanti altri, hanno contribuito a formare la narrativa dell’autore: “se arrivavi in orario di aperitivo in un bar di provincia dovevi avere la punchline giusta, altrimenti ci facevi una pessima figura.” In ogni posto c’era un bar, anche nel paesino sperduto arroccato in montagna; lì si sono formati tutti ed è giusto ricordarlo.
Infine, l’incontro si contestualizza a Lucca Comics: Max ci racconta della sua passione per i fumetti. E ricorda, dimostrando di essere un Vero Credente, i vari Difensori, Vendicatori e Uomo Ragno che con i loro titoli italianizzati, dalle pagine delle edizioni Corno erano diventati una vera e propria cultura di massa. In tutte le edicole c’era un’intera parete dedicata ai fumetti, non poche copie numerate ma qualcosa di diffuso che interessava chiunque. Per questo, per lui, “Lucca è La Mecca”: perché dove corona quei sogni e rivive quelle emozioni che lo accompagnavano da ragazzo. Parlando di come l’archetipo del supereroe sia attecchito nella cultura popolare, si arriva dall’editoriale Corno a The Boys, e dell’autore della serie a fumetti originale, Garth Ennis. Dalle parole adoranti del cantante si capisce che è il suo autore preferito in assoluto (d’altronde, il suo personaggio preferito è il Punitore, su cui Ennis ha lavorato molto tempo). Max racconta come lo abbia colpito il suo modo di raccontare, di come la violenza estrema che racconta non sia mai gratuita, della sua critica verso gli Stati Uniti e di come le tematiche che racconta anticipino i tempi da sempre.
Dopo tante digressioni sull’infanzia e sull’attesa del nuovo numero di un fumetto, si parla di metrica. Recchioni ridendo chiede “Ma perché dove gli altri vedono un limite, tu vedi un’opportunità?”; “È una cosa da nerd” risponde Pezzali, che cita la metrica delle canzoni rap straniere e le parole delle lingue orientali: “Se ogni sillaba può essere accentata, allora anche nessuna. L’importante è far credere che per te è giusto così.”