In diretta streaming sul sito di Lucca Comics & Games, va in onda un interessantissimo confronto fra Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, e Myss Keta, la cui identità resta ignota a favore di mistero. A moderare l’incontro è Marta Perego, che interroga le due giovani donne sui temi che guidano la loro arte.
In maniera differente, entrambe raccontano la stessa cosa. La prima nel modo più intimo e messo a nudo possibile, la seconda dietro una maschera; la prima con dei fumetti brutti, la seconda in capslock; eppure raccontano la stessa cosa: riflettono sulla trasformazione.
Inizia a parlare la Myss, come verrà chiamata da lì in avanti, che racconta delle Ragazze di Porta Venezia, del video che lo celebra e di cosa rappresenta. “Ogni 4 anni ne giro una nuova edizione remixata nella quale aggiungo ragazze” dice rivolta a Yole “considerati prenotata per il prossimo”. Yole invece dimostra la sua stima per l’interlocutrice, dicendole quanto la reputi come un eccellente spirito guida per i suoi fumetti.
I libri di Josephine vengono definiti psicosomatici, nel senso che sia Marta, sia -stando a quanto ci dice Yole- molto del suo pubblico, di fronte al racconto della sua sofferenza ha sofferto personalmente. Il fumetto è un mezzo di un certo tipo, differente da quello che potrebbe essere un video pubblicato su YouTube. Raccontarsi e mettersi a nudo, nel modo in cui ha fatto lei nei suoi libri, è un qualcosa che ha il suo filtro ma che è un po’ diverso. Parlando di filtri, ogni persona ha tante sfaccettature, ma ciascuna sceglie di nascondersi sotto una maschera più o meno visibile. Quella della Myss, poi, è solo una concretizzazione esplicita e ben visibile.
Yole spera che i suoi libri diventino inutili, fra un secolo o anche prima, perché non ci sia più bisogno di raccontare la storia di una donna transessuale e pansessuale come esempio di diversità esistente. “Evolviamoci”, ci dice la fumettista, intendendo quanto sia tempo di accettare le diversità senza reprimerle o denigrarle come purtroppo accade ancora molto spesso.
Il personaggio di Myss Keta segue tutt’altri mezzi: i video, le radio e internet in generale. Internet non è come la vita vera, perché lo schermo è spesso un filtro attraverso il quale ci si mostra e si vede quanto esiste all’esterno. A volte può essere un modo per fare gruppo e sentirsi non in isolamento, altrettante è invece un modo per esprimere una violenza, magari subita durante la giornata, che si accumula per timore e che poi viene sfogata, grazie alla forza data da quel medesimo filtro. In tutto ciò, Myss Keta si dichiara felice per aver trovato persone con cui condividere gusti e passioni, soprattutto per le persone che, incappando nei suoi video o nei fumetti di Yole, si trovano accolte e si sentono cambiare.
Entrambe affrontano il tema del gender, che sicuramente ha avuto un buon terreno per essere affrontato, anche e soprattutto grazie a internet.
La forza di vedere un video come quello delle Ragazze di Porta Venezia o dei fumetti di Yole sta nel fatto che finalmente sempre di più le persone, tutte quante, possono identificarsi. “Se le generazioni nuove possono sentirsi rappresentate”, aggiunge Fumettibrutti, che a 16 anni avrebbe voluto avere un profilo Instagram come il suo da poter seguire, “è solo un bene”. Quando lei aprì la pagina, le persone che la circondavano iniziarono a confrontarsi con lei, chiedendole quanto davvero fosse convinta di esporsi così tanto. Subito è stata travolta da tantissima accoglienza da persone che le dicevano di aver sempre pensato quanto scriveva lei, senza mai averne trovato riscontri da altre parti.
“Il gruppo delle pecore nere ha fatto le Ragazze di Porta Venezia“, dice Yole, in una summa di quello che è il lavoro suo e della collega. “Tu devi vivere, di devi esprimere ed essere ciò che ti senti di essere”. Perché non è possibile che questa non sia la normalità. Le è stato detto per anni che era matta, una pecora nera, ma dopo neanche 4 mesi dalla nascita della sua pagina social ha scoperto che di pecore nere come lei ce ne sono proprio tante.
Spunta poi un momento di riflessione sul marketing del senso di colpa. Pubblicità che invitano il target a essere in un certo modo, lo fanno spingendo implicitamente sul fatto che ci sarebbe da vergognarsi nell’essere altrimenti. “Se io voglio depilarmi, lo faccio, altrimenti no. Allo stesso modo, se voglio prendere gli ormoni, li prendo, altrimenti ne faccio a meno.” Con questa affermazione si aggancia a un problema conseguente la pubblicazione di P. La mia adolescenza trans. Lei non racconta la storia di tutte le persone transessuali, ma solo la sua, come l’aggettivo possessivo mia sottolinea a gran voce.
Si parla anche della figura maschile, quella “standard”: anche per loro il mondo non è facile, anche su di loro c’è tantissima pressione sociale. Lo stereotipo dell’uomo forte e duro, esemplare della mascolinità tossica che ammorba ancora la nostra società, è qualcosa che si può combattere con il femminismo che le due donne usano come stile di vita. I libri di Josephine sono per tutte le persone, perché ciascun essere umano possa sentirsi in diritto di essere chi è.
“E le ragazze di Porta Venezia? Loro chi sono?” chiede Marta a Myss Keta, che risponde “Tante, le più variegate possibili, quelle che si vogliono liberare dalle imposizioni della società.” Che siano libere e tranquille, che vivano l’amore (non solo quello romantico) che è presente in molte delle sue canzoni. “L’amore è tanto importante”, ci dice la Myss, soprattutto quello della rete con cui le persone si intrecciano fra loro; “quello romantico ne fa parte. Se arriva, bene, altrimenti ci sono le mie amiche.”
E con questa frase si chiude l’incontro, ricordando al pubblico che il 13 novembre esce Il cielo non è un limite, il nuovo album della cantante, mentre il 29 ottobre è uscito Anestesia, il romanzo grafico che chiude la trilogia con cui Fumettibrutti ha fatto coming out.