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La terra, il cielo, i corvi – Storia di una doppia fuga per la libertà

Ci sono un italiano, un russo e un tedesco, solo che anziché entrare in un bar, scappano da un gulag. Siamo nel 1943, la guerra sta finendo e i monasteri delle isole Solovetskij sono già diventati una base militare. Qui ha inizio una splendida, drammatica ma speranzosa storia di morte e rinascita, liberamente ispirata a una persona realmente esistita.

Recensione

Teresa Radice e Stefano Turconi mandano in stampa una nuova, meravigliosa storia a fumetti. Edito da Bao Publishing, il 17 settembre esce La terra, il cielo, i corvi, un fumetto autoconclusivo che in circa duecento pagine trasporta il lettore nella Russia di fine secondo dopo guerra. Il freddo, il bianco e il rigore di un inverno, reso ancor più crudo dalla fatica alla quale i personaggi sono sottoposti, è perfettamente reso dai disegni tenui, delicati e pervasivi che sono disseminati nelle pagine dell’opera.

Trama

Come vi dicevo prima, ne La terra, il cielo, i corvi ci sono un italiano, un russo e un tedesco. Il bizzarro trio prende forma quando il tedesco scappa dal gulag, l’italiano lo insegue, lo bracca e gli impone di non scappare da solo; il russo, invece, viene arruolato dai primi due per la sua utilità. Dovendo infatti fuggire dalla base sovietica, senza mappe o conoscenza alcuna, gli alleati scelgono di tenerlo in vita, costringendolo a scortarli verso una zona sicura. Questa è la trama: un viaggio che vede i tre protagonisti spostarsi dall’ex gulag a un posto in cui poter restare, fermandosi talvolta in qualche riparo, incontrando superstiti, scappando dagli inseguitori e imparando a relazionarsi gli uni con gli altri per poter sopravvivere.

 

Stile

La peculiarità dello stile può riassumersi in due punti chiave: l’uso narrativo del colore e la scelta linguistica.

Tempo fa ero in Feltrinelli a sentir parlare Mirka Andolfo, la quale ha fatto tutta una lunga filippica su quanto i colori siano importanti all’interno di un fumetto. Non è solo “colorare i disegni” nel modo in cui istintivamente potremmo immaginarci di riempire una vignetta, ma una vera e propria forma narrativa che completa la storia, arricchendola di sfumature semantiche, senza le quali l’intera opera rischierebbe di risultare insipida. Cosa c’entra? Ecco, prima di sentirla parlare non mi ero accorta di quanto effettivamente fossi sempre stata condizionata dal colore, pur senza rendermene conto, così ho iniziato a farci caso. La terra, il cielo, i corvi è secondo me un ottimo esempio di quanto affermato dalla sopracitata Andolfo.

I tre personaggi sono stanchi, spaesati e provati da quanto hanno subito, ma sono obbligati a non arrendersi per sopravvivere: i colori sono freddi e spenti, come se anche la mano di chi racconta fosse altrettanto stanca. D’improvviso, trovano rifugio davanti a una stufa: le tinte si scaldano, conservando tuttavia l’alone di freddezza fisicamente sempre presente. Quando però si abbandonano ai ricordi, quando soprattutto Attilio (l’italiano) rimembra la felicità del tempo antecedente la guerra, spostandosi nella sua città natale, con la mamma che gli legge le storie della buonanotte, allora compaiono anche i rossi e i gialli e le terre. E così anche quando ricorda le battute di caccia nel bosco, allora il verde trionfa guizzante sulle tavole, e così via per tutta la storia. Mai, però, i toni si accendono del tutto: il ricordo resta tale, e una leggera patina sovrasta ogni cosa.

Il secondo aspetto è invece legato alla scelta linguistica: i tre personaggi faticano a capirsi, un po’ per scelta, un po’ per ignoranza, e siccome la storia ci viene raccontata da Attilio, allora anche a noi, come a lui, tocca capire i dialoghi in modo parziale. Fuchs, la volpe tedesca, borbotta solo qualche parola in italiano;  Vanja, la recluta sovietica, nemmeno quelle: ciascuno parla esclusivamente la propria.

A meno che non siate persone poliglotte, vi ritroverete come la sottoscritta a leggere dialoghi in lingue semi sconosciute, immaginando gli accenti e intravedendo i significati. Perché l’aspetto migliore di tutta la faccenda è che i dialoghi non si capiscono ma si intendono, e questo credo sia un eccellente espediente per favorire l’immedesimazione con la voce narrante. Certo, magari alle volte avere dei sottotitoli non mi sarebbe dispiaciuto, ma rispetto la decisione di chi l’ha scritto e sto al loro gioco.

Tra l’altro, per un motivo o per l’altro più di 10 anni fa mi sono ritrovata a studiare sia il tedesco che il russo, e grazie a questo fumetto ho scoperto di non ricordare praticamente nulla di nessuna delle due lingue. Avanti così.

In conclusione

In conclusione, a me La terra, il cielo, i corvi è piaciuto proprio tanto. Mi sono leggermente commossa in diversi punti e sorpresa in altri, ma è dopo la fine di tutta la vicenda che mi sono emozionata maggiormente. Infatti, terminato il racconto, troviamo un trafiletto in cui Radice e Turconi inseriscono le fonti da cui hanno tratto ispirazione. Nella pagina di giornale riportata si trova la vicenda di Costantino Limonta, un contadino delle montagne vicino la Svizzera, e di come e perché la sua vita sia giunta al termine di fronte a un manipolo di Camicie Nere.  C’è anche un verbale di irreperibilità, ossia una lettera nella quale si avvisa chi è a casa dell’impossibilità di portar notizie in quanto il proprio caro al fronte è introvabile.

Infine, va detto che chi ha scritto e disegnato il volume si è prodigato nella ricerca per l’ispirazione migliore, sia musicale, sia letteraria. Per questo nei ringraziamenti compaiono un sacco di nomi di compositori illustri, per questo a intervallare la vicenda principale troviamo estratti di diversi romanzi di Tolstoj, ciascuno abbinato ai capitoli coi quali si interseca.

Nerdando in breve

La terra, il cielo, i corvi è un fumetto formativo scritto da Teresa Radice e illustrato da Stefano Turconi. Racconta una storia di morte e rinascita, sia fisica che spirituale, grazie alla quale chi legge può immedesimarsi un pochino nella fatica di una fuga realistica. Consigliatissimo a chiunque, anche se forse il target migliore sono le persone più giovani perché possano avere uno strumento in più per incuriosirsi e informarsi su un argomento così delicato.

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