Le Bizzarre Avventure di Jojo (ジョジョの奇妙な冒険), manga creato da Hirohiko Araki nel 1987,
non è solo tra i più famosi battle-shōnen di tutti i tempi, ma è anche un caso unico o quasi per
quanto riguarda il mondo del fumetto giapponese ed è una di quelle letture che a mio parere non
può mancare agli appassionati del genere (ed ai cultori del fumetto in generale). Proviamo a
vedere perché.
Un filo conduttore, tante storie diverse
La caratteristica sicuramente più unica ed affascinante di Jojo è il fatto che è diviso in serie, in
ognuna delle quali avremo un’ambientazione, un cast di personaggi (incluso il protagonista) e un
“tono” diversi.
Come detto, Jojo è iniziato ormai 30 anni fa ed il segreto della sua longevità è indubbiamente
nell’abilità di Araki di creare una serie di storie tra loro indipendenti ma che sapessero mantenere
una connessione tale da sentire di stare leggendo parti diverse di un unico universo.
Così facendo siamo arrivati fino all’ottava serie, in corso ora: nelle prime sei seguiamo
direttamente la famiglia Joestar, dall’Inghilterra di fine ‘800 agli Stati Uniti del presente, passando
per tanti altri paesi tra cui la stessa Italia, a cui è dedicata l’intera quinta parte; nella settima e
nell’ottava Araki ha invece scelto di rebootare la serie, ripartendo dalla fine dell’800, ma sempre
mantenendo la famiglia Joestar al centro delle vicende.
Il cambiare protagonista, tipo di storia ed ambientazione consente a Jojo di mantenere la propria
unicità pur senza diventare mai stantio o ripetitivo, oltre ad infiammare l’internet con discussioni
su “chi è il vostro Jojo preferito?”.
Bizzarre avventure in un mondo bizzarro
Il titolo è quanto mai appropriato: uno degli elementi che indubbiamente più risalta di Jojo e ne
acuisce l’unicità è la stranezza. In che senso? Innanzitutto nel design dei personaggi, che sfoggiano
capigliature e vestiti totalmente inusuali ed irrealistici, ricchi di dettagli buffi; le caratteristiche
degli stessi accompagnano la particolarità del look, con modi di parlare, poteri o anche
semplicemente scene di cui si rendono protagonisti molto bizzarre.
In un’industria in cui purtroppo spesso gli autori appiattiscono la propria creatività seguendo degli
stili ben consolidati, Araki invece vive in un mondo tutto suo con uno stile inconfondibile.
Inoltre, un’altra scelta interessante è quella dei nomi, solitamente presi da cantanti o gruppi o
anche canzoni rock (così che avremo la famiglia Zeppeli, dai Led Zeppelin, Dio Brando, da Ronnie
James Dio e Marlon Brando e la coppia Dire e Straits), tranne che durante la serie ambientata in
Italia, dove i personaggi hanno come nomi parole italiane, soprattutto cibi (per cui avremo Risotto
Nero, Leone Abbacchio ed il cattivo finale è ovviamente Diavolo).
Combattimenti
Essendo un battle-shōnen gli scontri sono senza dubbio tra gli elementi più importanti ed anche in
questo Jojo è molto diverso dagli standard del genere, soprattutto dalla terza serie in poi quando
vengono introdotti gli stand (manifestazioni dello spirito della persona con poteri di vario genere).
Con rarissime eccezioni, i combattimenti in Jojo sono infatti basati sulla strategia e sull’uso
creativo dei propri poteri e dell’ambiente circostante, scordatevi le scazzottate senza fine che si
risolvono con il potere dell’amicizia o con un flashback al momento giusto.
Anime
Per ragioni varie, nonostante la sua notevole popolarità in terra nipponica, Jojo non ha mai avuto
un adattamento completo ad anime fino a pochi anni fa, quando la David Production ha iniziato la
gargantuesca opera di animare tutte le serie.
Al momento siamo arrivati alla quarta serie, in attesa dell’annuncio della quinta e c’è da dire che
l’anime si è rivelato una fedele trasposizione del manga, un’impresa più difficile di quel che può
sembrare considerando tutte le particolarità che caratterizzano Jojo. Nonostante ciò la David
Production ha saputo consegnarci una versione animata con musiche, colori e disegni che ricreano
fedelmente l’atmosfera “speciale” dei disegni di Araki.
Se quindi volete recuperare ma non vi va di sorbirvi l’accollo di leggere decine di volumi, potete
risolvere guardandovi le puntate gratuitamente trasmesse su VVVID o Crunchyroll.
Evoluzione dell’autore
Abbiamo detto quindi che Jojo è un manga diviso in parti e costruito capitolo dopo capitolo per più
di 30 anni. In questo lungo periodo, Araki è cambiato molto, tanto nello stile grafico quanto nella
narrazione.
Per quanto riguarda il disegno all’inizio era ancora molto vincolato ad alcuni elementi dell’epoca (e
disegnava protagonisti simili a Ken Shiro), per poi cambiare radicalmente nella quarta serie,
passando dal disegnare omoni ipermuscolosi a figure più snelle; un altro passaggio importante è
poi tra sesta e settima serie, quando Jojo si è spostato da una pubblicazione settimanale ad una
mensile, dando modo all’autore di prodigarsi nel disegnare tavole splendide e piene dei dettagli
buffi che tanto gli piacciono, oltre che di creare una storia più complessa e stratificata rispetto alle
prime che invece avevano una trama piuttosto piatta (come d’altronde la maggior parte dei manga
di questo genere).
Personalmente trovo che seguire l’evoluzione dell’autore negli anni sia molto affascinante ed un
elemento in più per farsi prendere dalla splendida opera che è Jojo.
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