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Dunkirk – Semplicemente, la guerra

Dunkirk

Recensione

Una persona normale potrebbe chiedersi, “ma che vuol dire Dunkirk? Perché il nuovo film di Christopher Nolan si chiama così?”.
Allora, Dunkirk (o Dunkerque in italiano) è una città dell’estremo nord della Francia, vicinissima al confine con il Belgio, che è poi la ragione per cui ci sono stato qualche mese fa (ed è anche per questo che il film l’ho già visto, perché qui in Belgio è uscito il 19 luglio).
Tornando alla domanda iniziale, dubito che Nolan realizzi pellicole basate sulle mie vacanze, quindi il motivo è un altro ed è la guerra.

La storia siamo noi

All’inizio della Secondo Guerra Mondiale i tedeschi avevano sconfitto e conquistato mezza Europa, compresa la Francia. Tutta? No! Una piccola città vicina al Belgio resiste ancora all’invasione: Dunkerque (scusate la citazione di Asterix). Lì si era ammassato tutto l’esercito britannico ancora nel continente.

400.000 uomini da evacuare prima che i tedeschi finissero la conquista della Francia. Bisognava, in sostanza, salvare l’esercito britannico che rischiava di essere annientato prima ancora che potesse effettivamente combattere.

I’m a survivor

Su questo avvenimento storico famosissimo nel Regno Unito si basa il film. Dico subito che la pellicola sta tutta qui, nell’avvenimento storico descritto sopra. Non ci sono wormholes, sogni dentro sogni o altri cose irreali. C’è solo la guerra e il tentativo di salvarsi dei soldati. Delusi? Non dovreste esserlo.

Spesso una critica che si fa a Nolan è quella di creare film belli da vedere ma con poco da dire, o quantomeno goffi nel dirlo (Inception è quasi paradigmatico in questo). Qui Nolan decide di eliminare praticamente del tutto qualsiasi backstory e qualsiasi distrazione per concentrarsi unicamente su quello che succede nel corso della ritirata.

L’azione è divisa in tre tronconi. Il primo e fondamentale è quello dei soldati a Dunkerque. Seguiamo quasi esclusivamente i tentativi del soldato Tommy (Fionn Whitehead) di salvarsi. Nelle altre due linee narrative vediamo uno squadrone di Spitfire difendere il canale della Manica e una nave di civili che cerca di arrivare a Dunkerque per salvare dei soldati (fatto storico).

Tutti i tronconi sono complementari e collegati e servono principalmente a Nolan per allargare l’affresco narrativo della ritirata. Dunkirk infatti non ha un vero protagonista, ma non è nemmeno un film corale, nonostante la presenza di tanti attori anche famosi (come Tom Hardy, Cillian Murphy, Kenneth Branagh, Mark Rylance e Harry Styles degli One Direction). Ci sono molti personaggi, ma poche situazioni e pochissimi dialoghi.

Eppure non annoia neanche per un secondo, anzi.

Abbandonando quasi del tutto gli orpelli narrativi (tranne uno che non vi svelo), il film si concentra unicamente sulla sopravvivenza dei soldati e sul terrore nel quale stanno vivendo. La tensione è praticamente senza sosta, dal primo fotogramma fin quasi alla fine. Certo, aiuta la corta durata della pellicola (solo 106 minuti, è la più breve di Nolan), ma non è un risultato scontato. Ho passato tutta la visione in ansia e in tensione e, come me, anche gli amici che mi hanno accompagnato al cinema.

Perché Dunkirk non parla della guerra, Dunkirk ti butta nella guerra.

Terrore senza volto

Sapete da chi scappavano i soldati a Dunkirk? Ecco se non lo sapete, non lo saprete guardando questo film. I tedeschi non si vedono mai. Eppure ci sono e sono terrorizzanti. Perché in guerra non vedi chi ti colpisce, ma lo senti. E quando sei bloccato su una spiaggia nel nord della Francia non puoi nemmeno provare a combattere, devi solo nasconderti.

Nolan lo sa e ci mostra la guerra ad altezza zero. Niente tattica, niente stanza dei bottoni, niente stacco sui nemici, niente mamma che aspetta a casa. Per 106 lunghissimi minuti siamo bloccati su una spiaggia o siamo nel canale della Manica e non sappiamo nient’altro. Manca qualsiasi retorica, sia contro che a favore della guerra (tranne che per gli ultimi cinque minuti che per me infatti stonano un po’, ma in confronto a certi prodotti americani non è niente).

In sostanza, Nolan ha realizzato un film di guerra, ma in pratica è quasi più un film dell’orrore con il nemico invisibile che potrebbe essere un mostro o una colonia di alieni, ma siccome siamo nel 1940 in Europa, sono i tedeschi.

Per realizzare tutto questo non basta una grande regia (che c’è), ma ci vuole anche un comparto tecnico all’altezza e tra gli aspetti che più mi hanno colpito c’è stato un uso del sonoro e della musica (del solito Hans Zimmer) incredibile, che praticamente da soli creavano tensione e ansia.

Inoltre, non solo il film non ci mostra mai i nemici, ma essendo un PG-13 (cioè per tutti) non è nemmeno violento, cosa che all’inizio mi fece storcere il naso ma che non pesa assolutamente. Non è il sangue o lo sbudellamento che terrorizzano o descrivono al meglio la guerra. Basta semplicemente saper mostrare (o non mostrare) quello che serve.

Nerdando in breve

Il film più minimalista di Nolan, Dunkirk stupisce e colpisce perché non c’è niente di più angoscioso della battaglia per la sopravvivenza.

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