Recensione
Trees, concepito da quel brav’omino che è il signor Warren Ellis, è un’opera che mi ha lasciato spiazzato sin dal primo momento.
Ho letto i due primi numeri italiani, pubblicati in una inedita suddivisione in volume 1A e 1B contenenti i primi otto numeri della serie regolare, non appena sono usciti (ne avevamo parlato in modo molto breve qui).
Ho provato una sensazione strana: la premessa era interessantissima, di quelle che mi acchiappano immediatamente già dalla descrizione in quarta di copertina.
La storia procedeva come una enorme, lunghissima introduzione con una moltitudine di “attori” sparsi per il globo: la classica serie in cui alla fine tutti si ritrovano nello stesso posto? Eh, non proprio.
Tutto quanto sembrava una molla che si caricava lentamente, costruendo con perizia le situazioni e i luoghi, più che i personaggi, come se questi non fossero il primo interesse dell’autore britannico.
Strano fino ad un certo punto, perché si sa che la tendenza degli ultimi anni è quella di decomprimere all’inverosimile la narrazione, lasciando spazio a serie lunghe, composte da più volumi, sullo stesso modello delle serie TV.
E mi sono ritrovato a chiedermi, chiudendo il volume 1B, quando tutto potesse scoppiare.
Perché, diciamocelo, non è semplice mantenere a lungo l’attenzione su un fumetto troppo decompresso ma qui Ellis secondo me è stato davvero bravo a far interessare il lettore con indizi, accenni, cambi di scena: rimani fedele e non vedi l’ora che esca il volume successivo per capire se ne sia valsa la pena.
Ecco, quel momento è arrivato e grazie a saldaPress abbiamo potuto leggere finalmente il Trees vol. 2, senza lettere accanto, dato che si ritorna ai classici 6 numeri a volume.
Storia e personaggi
Trees vol. 2 è sottotitolato “Due foreste” ed è particolarmente indicativo del fatto che dalla dimensione corale degli scorsi volumi, andremo a focalizzarci soltanto su due “protagonisti”.
Dopo il disastro avvenuto nello scorso numero, la dottoressa Joanne Creasy, sopravvissuta alla sciagura in Norvegia, ritorna alla realtà in una Londra sconvolta dagli attentati e nella quale la sicurezza è diventata la maggior preoccupazione del governo, a costo di qualche libertà personale; intanto Vincent comincia il suo mandato da sindaco in una New York che è certamente differente da quella che conosciamo, visto che uno degli alberi è atterrato proprio in mezzo a Manhattan.
Le due foreste sono dunque probabilmente riferite alle due ambientazioni in cui si muovono i due personaggi, agli antipodi in quanto a missione, modo di agire e rapporto con il luogo: se Joanne cerca di capire e vuole andare in fondo alla questione dei Fiori neri, Vincent si muove nell’ombra di un sistema malato, corrotto, nel quale cerca vendetta per torti subiti in passato.
I cieli azzurri delle Orcadi, con i pastori, la gente semplice e i misteri archeologici atavici rispetto ad una downtown diroccata sotto un cielo plumbeo, all’ombra di un albero silente e pericoloso, caratterizzata da violenza e crimine.
Le vicende sembrano muoversi, ma non vi aspettate un ritmo forsennato: se i primi due volumi erano un prologo, qui siamo dalle parti di un Atto I, scena I, ecco.
Ciononostante non lo considero un difetto, perché sono innamorato di Ellis e mi piace il suo modo di scrivere e di raccontare: non ho sentito affatto la mancanza di un cliffhanger o di un colpo di scena clamoroso, perché qui non è (ancora) necessario.
Qui Warren usa la fantascienza per descrivere possibili evoluzioni, piuttosto pessimistiche, della società nel prossimo futuro: ci credete che, se non ci fossero stati gli Alberi, avrei creduto tutto piuttosto coerente con un possibile racconto realistico per quanto distopico? Anche questa è la bravura del saper utilizzare la fantascienza come specchio della società e per metterci in guardia da cosa potrebbe accadere.
Nella fantascienza, quella buona, c’è sempre una radice che affonda nell’attualità.
Anche in Trees vol. 2, tutto è in costruzione e ciò che rimane alla fine del volume è la fame di sapere cosa accadrà.
E non è poco.
Disegni
Jason Howard secondo me è uno di quei disegnatori che o ti piace oppure no: il tratto non è affatto pulito, i colori non sono brillanti, ma dannazione se il suo stile ci sta bene con questo tipo di racconto!
Non è un caso che la parte più bella delle sue tavole siano gli sfondi e non le persone: ricordiamoci che è un racconto comunque corale e i personaggi sono sparsi per il mondo e non sono che pedine, probabilmente.
In conclusione
Partivo da un lieve scetticismo dopo la lettura dei primi due volumi che, seppur mi fossero piaciuti, non avevo ben capito dove volessero andare ad evolversi: poteva sembrare la classica serie che parte interessante per poi finire in fuffa.
Questo secondo volume (che in realtà è il terzo, dannata numerazione) era importante in questo senso, per capire se avessi voluto proseguire nello scoprire cosa nascondono gli enormi alberi alieni scesi sulla terra.
E il responso è: si, non vedo l’ora che esca il prossimo volume perché quel matto di Ellis ha sempre qualcosa di interessante da raccontarti.
Trees vol. 2 – “Due Foreste” sarà disponibile da oggi, 30 giugno, al prezzo di 14,99 €.
Nerdando in breve
Trees vol. 2 era il mio personale ago della bilancia per capire se proseguire con la lettura della serie: ho deciso di proseguire, perché abbiamo di fronte un qualcosa che pian piano sta scoprendo le sue carte di grande opera di fantascienza.
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