E così è a Denis Villeneuve, decisamente uno dei registi del momento, che toccherà metter le mani su di un’altra gloria dell’immaginario nerd.
Oltre al sequel di Blade Runner in uscita ad ottobre, sul quale nutro speranze contrastanti ma mi adagio per ora su d’un semplice “chi vivrà vedrà”, al cineasta canadese è stato affidato il compito di riportare in auge, con un nuovo remake, il capolavoro di Frank Herbert, quel Dune che è pilastro indiscusso della fantascienza, avendo influenzato un’enorme molteplicità di opere successive.
Pur essendo un capolavoro letterario di tale portata, Dune è stato però più fortunato nelle sue declinazioni tramite medium videoludico che in quelle cinematografiche.
Se il film scritto da Jodorowsky (nominato da alcuni “Il più bel film che non è mai stato girato”) non vide la luce per problemi di vile danaro, quello di David Lynch del 1984, pur essendo ora un cult, possiede uno status controverso se guardato puramente come versione filmica del romanzo da cui è tratto.
All’inizio degli anni 2000, due miniserie TV auspicavano a divenire gli apripista per la riduzione completa e fedele sullo schermo di tutta la serie di romanzi, ma purtroppo ne furono realizzati solamente due, Dune – Il destino dell’Universo e I figli di Dune, pur fatti molto bene e da recuperare.
Sperando che il nuovo remake venturo sia davvero il filmone che tutti si aspettano e che Dune merita, vogliamo oggi andare a vedere perché invece, sul fronte dei videogiochi, Dune sia stato trattato mediamente meglio, potendo vantare addirittura nelle sue fila un titolo che ha dato i natali ad un intero genere.
Partiamo dunque alla volta di Arrakis, il pianeta della Spezia…
Dune (1992)
La prima trasposizione videoludica di Dune è un titolo ibrido, che assomma in sé avventura e strategia.
Se vi sembra strano è perché state pensando con l’ottica dei moderni videogiochi: all’inizio degli anni ’90 erano molte le sperimentazioni e tali ibridi non erano così rari.
Il gioco di Cryo Interactive, a meno di qualche lieve concessione sulla trama, era basato sul primo libro della saga nonché, soprattutto a livello visivo, sul film di David Lynch, tanto che le fattezze di Paul Atreides erano modellate su quelle dell’attore Kyle McLachlan.
L’avventura era vissuta in prima persona dagli occhi del protagonista Paul (che noi interpretiamo) e consisteva di diverse fasi, che si sbloccano man mano che Paul diventa più forte e più consapevole.
Alle fasi di avventura grafica, durante le quali potevamo visitare liberamente il pianeta Arrakis e dialogare con i vari personaggi, si aggiungevano poi le fasi strategiche in simil tempo reale (scorrimento lentissimo del tempo) in cui comandare armate e dare battaglia, e di simulatore di volo a bordo dell’ornitottero.
Io purtroppo questo gioco l’ho soltanto visto in video, ma mi sono sempre ripromesso che un giorno l’avrei recuperato e provato, non fosse altro per devozione nei confronti della saga, ma anche per il fatto che è sempre stato ritenuto un gran bel pezzo di software.
Dune II – The building of a dinasty (1992)
Il secondo videogioco tratto dall’universo di Herbert è un titolo semplicemente epocale.
Fu infatti proprio Dune II ad avere l’onore di dettare le regole per un intero genere, quello della strategia in tempo reale che vedrà poi tra i suoi maggiori esponenti Command & Conquer, Age of Empires, Warcraft e Starcraft, giusto per fare qualche nome.
Sebbene non fosse il primo titolo in assoluto a potersi definire come strategico in tempo reale, Dune II definì le caratteristiche moderne del genere e, nolenti o volenti, tutti i titoli successivi si sono ispirati al suo gameplay.
La storia raccontata nel videogioco riprende giusto lo spunto da quella dei romanzi: l’imperatore Frederick IV offre il pianeta Arrakis al primo che riesca a conquistarlo con qualunque mezzo; noi saremo al comando di una delle tre nobili case, Atreides, Harkonnen e Ordos (quest’ultima nei romanzi non c’era, ma poi divenne un classico nei videogiochi di Dune).
Niente classica modalità skirmish, solo campagna.
Ma da qui nasce un mito e tutto il mondo videoludico ha un debito di riconoscenza verso i mitici Westwood Studios e il suo Dune II.
Dune 2000 (1998)
Dune 2000 era sostanzialmente un parziale remake del titolo di sei anni prima: la trama raccontata di base era la stessa, così come le case rappresentate, ma ovviamente l’evoluzione tecnologica c’era stata e quindi ecco che compaiono i filmati ispirati all’estetica del film di David Lynch che raccontano la trama con attori veri (c’è John Rhys-Davis!), la grafica viene messa a livello degli standard dell’epoca e anche il gameplay risente delle migliorie apportate al motore, una evoluzione di quello di Red Alert.
Tuttavia il gioco non riscosse il plauso della critica al momento dell’uscita, che sostenne come si potesse fare di più: particolarmente aspre le critiche circa il bilanciamento delle unità, fattore critico in uno strategico in tempo reale: problemi poi ovviamente risolti da una patch (una! Una sola!).
Nonostante ciò, come accade tante volte con il passare degli anni, anche Dune 2000 divenne un piccolo classico, vuoi per la scarsità di giochi sull’universo Dune, vuoi per la scomparsa di uno studio di sviluppo così famoso ed importante come Westwood Studios, vuoi perché effettivamente si trattava di un bel gioco ma in quegli anni il genere conosceva una grossa saturazione e allora se non innovavi non venivi preso in considerazione.
È infatti possibile giocare di nuovo a Dune 2000 sui sistemi moderni anche grazie a progetti come OpenRA, reimplementazioni open-source dei vecchi titoli della Westwood.
In attesa del loro trionfale ritorno.
Emperor: Battle for Dune (2001)
Emperor: Battle for Dune arrivò appena dopo che mi decisi a leggere il primo libro di Dune e me ne innamorai follemente.
Quello fu decisamente l’anno di Dune per me: libro + film di David Lynch + miniserie, per poi sfociare in estate in questo titolo che in Italia ebbe risonanza pari a zero, tanto che trovarlo non fu affatto banale ed era disponibile solo in inglese.
Emperor era il seguito diretto di Dune 2000, sempre sviluppato da Westwood ma stavolta sotto egida EA: la trama proseguiva da lì, nelle cutscene tornavano gli attori già protagonisti nel titolo di tre anni prima e anche il sistema di gioco rimaneva sostanzialmente quello noto. Grandissima novità invece dal punto di vista grafico, poiché Westwood decide per questo titolo di utilzzare il nuovo motore grafico W3D, rendendo finalmente Arrakis tridimensionale.
Lasciate che io mi abbandoni alla nostalgia più pura, ripensando ai 4 CD-ROM in cui era contenuto il gioco, tre dei quali recavano i simboli di casa Atreides, Harkonnen e Ordos: tre erano infatti le campagne giocabili, come da tradizione, ma la grossa differenza consisteva questa volta nella non linearità delle stesse: il pianeta Arrakis era diviso in zone, come in RisiKo! e si poteva scegliere in quale zona combattere, con occasionali puntate anche sui pianeti d’origine delle Nobili Case.
Era forse l’RTS più innovativo del periodo? Decisamente no, ma quell’estate fui impegnato soltanto a lottare per il trono dell’Imperatore Padishah e ad avere timore e rispetto per il potente verme delle sabbie. È senza dubbio il gioco di Dune cui io sono più legato.
Frank Herbert’s Dune (2001)
L’ultimo videogioco uscito in ordine temporale ispirato a Dune è stato un fragoroso disastro, senza mezzi termini, tanto da far chiudere i battenti alla casa di sviluppo Cryo Interactive, finita in bancarotta dopo l’uscita del gioco.
Un titolo d’azione in terza persona pubblicato per PC e PS2, che si rifaceva visivamente alla miniserie cui doveva far da compagna e che risultava, senza mezzi termini, brutto.
Pur essendo allora nel periodo in cui ero maggiormente infognato con Dune avendo appena terminato il romanzo, non caddi in tentazione e mi accontentai di provare la demo.
Una demo buggata. Brutta. Ecco, se dovete recuperare un gioco ambientato nell’universo di Herbert, questo è quello da cui stare alla larga.
Dopo questa carrellata veloce e poco approfondita auspico semplicemente che la prossima uscita del film di Villeneuve possa riportare un vivido interesse sul pianeta dei Fremen e dell’eterna lotta tra Atreides ed Harkonnen, sperando che anche il lato videoludico possa giovarne regalandoci nuove avventure all’ombra dei vermi delle sabbie.
Un’ultima questione: vi starete chiedendo di sicuro dove si possano reperire tutti questi titoli al momento. Ecco, brutta storia: neanche GOG.com per ora è riuscita a metterli in catalogo, che sia una questione di licenze od altro non so dirvi.
Speriamo che quanto prima questa lacuna possa esser colmata in modo degno.
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