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Quando il martedì sera era l’Anime Night #7 – InuYasha, Saiyuki, Orphen & Wolf’s Rain

Anime Night

Di tutti gli anime trasmessi durante gli anni da MTV ce n’è un gruppo che è costituito su uno schema piuttosto ricorrente: in un setting fantasy un ristretto gruppo di personaggi viaggia con un obiettivo finale, sconfiggendo lungo la via una serie di avversari per arrivare infine al nemico principale. Ho deciso di presentarli tutti insieme, in quanto sono tutti piuttosto validi, ma non ritengo nessuno di essi particolarmente memorabile.
Iniziamo dal più famoso nonché di gran lunga l’anime più lungo trasmesso da MTV (la quale oltre alla serie regolare mandò in onda anche i vari OAV di sabato pomeriggio): InuYasha (犬夜叉) è il primo tentativo di Rumiko Takahashi, autrice dei già famosissimi Ranma ½ e Lamù, di distaccarsi dal gag-manga per buttarsi totalmente sul genere shōnen-fantasy, senza però abbandonare la componente romance, come aveva già sperimentato nel finale di Ranma (nota a margine: non parlerò di Ranma ½ in questa rubrica per ragioni varie, nonostante fosse stato trasmesso da MTV per un periodo).
InuYasha prende il nome dal protagonista, un mezzodemone dalle orecchie canine ed i capelli argentati, figlio di un grande demone cane ed una donna umana e che vive nell’era Sengoku.
Il Sengoku Jidai (“Era della Guerra Civile”) è quel periodo della Storia giapponese intorno al XVI Secolo in cui vi era la mancanza di un potere centrale ed è per questo considerato un periodo oscuro e violento. Nel mondo di InuYasha però la sorgente principale di caos e distruzione non è umana, ma demoniaca: infatti ovunque in Giappone si possono trovare demoni di ogni forma e specie, la maggior parte dediti all’omicidio.
La storia è però narrata dalla prospettiva di Kagome, una ragazza del presente che si ritrova nell’era Sengoku per via di un pozzo incantato. Kagome è la reincarnazione di Kikyo, sacerdotessa e precedente amante di Inuyasha, che aveva finito con l’odiare e sigillare il mezzodemone per via degli intrighi di Naraku, colui che sarà l’antagonista principale di tutta la vicenda.
Nel loro vagare Kagome, InuYasha ed i loro compagni ricercano i frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti, oltre che di sconfiggere Naraku e le sue creature.

Come detto però, si tratta di un anime estremamente lungo e che, sebbene all’inizio presentasse tante situazioni interessanti e sviluppasse in modo sopraffino le varie sottotrame, diventa alla lunga ripetitivo, tant’è che gli stessi autori dell’anime ad un certo punto interruppero la produzione, per poi riprenderla anni dopo in modo affrettato (l’ultima serie in soli 26 episodi copre 21 volumi del manga).
Un’altra serie, più breve e che ha vissuto vicissitudini di produzione simili è Saiyuki, la cui seconda parte non è nemmeno mai stata trasmessa da MTV. Saiyuki (最遊記) è uno dei tanti rifacimenti giapponesi del famosissimo racconto cinese del Viaggio in Occidente.
Anche in Saiyuki abbiamo un ristretto gruppo di protagonisti che viaggia verso Ovest per andare a fermare il risveglio del potente demone Gyumaoh ed anche qui lungo la strada vengono periodicamente attaccati dai suoi seguaci (nella prima serie, nella seconda invece il nemico diventa Omura, il dio della guerra).
L’approccio di Saiyuki è insolitamente nichilista, laddove la maggior parte delle trasposizioni dell’opera cinese si tengono fedeli all’originale spirito comico e satirico. I protagonisti hanno ognuno avuto la propria dose di sventure, che li ha portati ad avere quasi tutti un atteggiamento schivo, nonché a perseguire una filosofia fatalista in cui rinnegano qualunque possibile intervento da forze esterne, dovendo invece contare esclusivamente sulle proprie capacità e scelte. Il problema in Saiyuki è che tutta questa cosa è andata veramente a cuore agli autori, che ci tengono a proporla e riproporla ogni episodio o quasi, anche qui rendendo le puntate ripetitive.
Un altro anime sempre ambientato in un mondo simil-fantasy, ma dai tratti molto più occidentali, e sempre basato su eroi più focalizzati sui propri obiettivi individuali che su qualche bene supremo è Orphen (魔術士オーフェン).
In Orphen il protagonista (dal cui nome il titolo) è un mago che gira il mondo con i suoi compagni/allievi alla ricerca degli artefatti che possono aiutare la sua sorella adottiva a tornare umana, abbandonando la forma di drago nero gigante in cui è stata costretta da un esperimento da lei stessa condotto e finito male; al contempo Orphen non si esime dall’aiutare gli altri e dal vendicarsi dei membri della scuola di magia dove ha studiato e che hanno deciso che l’unico modo di fermare sua sorella è ucciderla.
Sarò sincero: la maggiore attrattiva per me di Orphen è che rappresenta il tipo di storia che ogni ragazzino che si affaccia a D&D la prima volta vorrebbe giocare, con un personaggio del tutto overpowered, con costumi e magie strafighi e formule che a ripensarci erano molto idiote, ma suonavano fantastiche nell’anime, e che è tanto forte come stregone quanto lo è come guerriero.
Infine c’è Wolf’s Rain, abbastanza diverso dagli altri, tant’è che ero indeciso se includerlo in questo elenco, in quanto condivide la tematica del viaggio ed anzi è forse dove questa è più forte e sviluppata, tuttavia non si ambienta in un mondo fantasy, quanto in uno distopico piuttosto tetro ed in generale ha atmosfere e toni molto più cupi degli altri.
In Wolf’s Rain la storia parla di un branco di lupi che deve accompagnare la fanciulla del fiore di luna e che, secondo la profezia, apriranno il paradiso (che per qualche motivo nel doppiaggio italiano è rimasto “rakuen”), dando così vita ad un nuovo mondo.
I lupi del mondo di Wolf’s Rain non sono però semplici animali: oltre ad essere ben più forti di un lupo vero e dotati di un’intelligenza pari a quella degli esseri umani, posseggono anche capacità magiche come quella di creare sembianze umane illusorie con cui aggirarsi liberamente nelle città.
La storia di Wolf’s Rain come detto ha tratti molto più drammatici e meno spensierati degli altri anime presentati qui ed è la rappresentazione dell’idea che l’inizio di un nuovo mondo può essere raggiunto solo tramite la predisposizione al sacrificio estremo.
Si tratta forse del miglior anime di quelli trattati stavolta, ma ha il grosso difetto di essere molto affrettato per poter entrare nelle 30 puntate originali (che anzi, non bastavano nemmeno e che hanno costretto la produzione a fare un episodio speciale con il finale), così che frammenti della storia vadano persi e vari personaggi finiscono per apparire troppo poco, creando confusione.
Nel complesso, questi quattro anime, tra somiglianze e differenze, hanno un approccio simile al tòpos del viaggio come crescita, del gruppo e del singolo, e come ricerca. Nonostante si tratti di qualcosa di molto comune, sia nel mondo dell’animazione sia nella letteratura tutta, ognuno di essi lo esplora a modo proprio; purtroppo però per una ragione o per l’altra nessuno di essi riesce ad andare oltre, effettivamente mostrandoci un viaggio di cui vorremmo assolutamente essere parte.

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